Quando i Talebani presero
il potere a Kabul, il 27 settembre 1996, le zone sotto il loro
controllo vennero amministrate secondo codici di condotta ultrafondamentalisti,
applicati in virtù di editti promulgati secondo l'arbitrio
dei leader religiosi talebani da Kandahar. I cittadini afgani
che non condividevano la linea dei Talebani ritenevano queste
norme insopportabilmente vessatorie. In quel periodo, in Afganistan
numerose sono state le violazioni dei diritti umani, ma le donne
rimanevano il principale bersaglio dei Talebani. In passato le
donne afgane, specialmente quelle che vivevano nelle principali
città, partecipavano alla vita pubblica, studiavano, potevano
esercitare la loro professione, venivano elette; a partire dal
1996, sono state tagliate fuori dal mondo del lavoro e dell'istruzione,
costrette ad indossare i burqa, che nascondono il loro corpo ed
il loro volto, ed insieme alla libertà hanno perso anche
la loro identità. L'Associazione Internazionale delle Donne
per la Comunicazione, MEDiterranean MEDIA, ha avviato nel novembre
del 1998 una campagna di sensibilizzazione tesa a mobilitare l'opinione
pubblica internazionale sul problema dei diritti negati alle donne
afgane.
L'associazione ha organizzato in collaborazione con l'AIDOS e
Médecins du Monde una mostra fotografica "Sveliamo
le donne afgane". Inoltre, ha realizzato un CD-ROM multimediale
che raccoglie le foto della mostra, i decreti dei talebani, numerosi
documenti di Revolutionary Association of the Women of Afganistan
(RAWA), un documentario girato da Emergency, diversi video a cura
della redazione di Mediterraneo e RAI 3, numerosi testi scritti
da donne sul tema del velo e del corpo, musiche e pezzi audio.
Il CD-ROM mostra in maniera inequivocabile come alle donne non
era permesso uscire da sole né parlare in pubblico, senza
diritto ad alcuna forma di socializzazione o di partecipazione
alla vita attiva, la depressione era, ed ancora è purtroppo,
una malattia molto diffusa tra le donne afgane. Le ragazze, una
volta numerose nelle scuole e nelle università, ne sono
state, per un lungo periodo, escluse. Era problematico per le
donne anche usufruire delle strutture sanitarie per la difficoltà
di applicazione dei decreti dei Talebani (corsie separate, personale
femminile ad ogni livello, ecc.). Il CD-ROM attraverso i suoi
percorsi ipertestuali consente di acquisire consapevolezza di
quale era la totale negazione dei diritti più fondamentali
alle donne afgane, inoltre attraverso un facile lavoro di comparazione
si comprende facilmente come il burqa in Afganistan, il velo in
Medio Oriente, l'infibulazione nell'Africa centrale, le fasce
ai piedi delle bambine cinesi, il controllo sulla maternità
in occidente siano tutte pratiche più o meno coercitive
volte al controllo del corpo della donna. Su questi temi è
quanto mai urgente fare un lavoro di approfondimento anche attraverso
il confronto con realtà apparentemente lontanissime dal
nostro quotidiano. L'associazione si propone mediante il supporto
del CD-ROM di promuovere nelle scuole il confronto a partire dal
velo per arrivare alla valorizzazione della differenza di genere
e al multiculturalismo. E' necessario promuovere campagne in favore
della libertà delle donne afgane, non si tratta di un problema
astratto in materia di diritti umani, ma è ancora una questione
di vita o di morte: le donne afgane hanno bisogno di assistenza
sanitaria e di cibo che non riescono a procurarsi da sole poiché
devono riconquistarsi il diritto di guadagnarsi da vivere. E'
importante riaccendere i riflettori sulla loro realtà.
|
|
In
questa versione alcuni materiali presenti sul WebCd sono
disponibili direttamente on-line grazie alla predisposizione
dei relativi collegamenti. E' stata ridotta la quantità
del materiale presentato e, inevitabilmente, per ovvie esigenze
di trasmissione in rete, la qualità e/o quantità
di file video, audio e java.
|
puoi
richiedere la versione completa del cd-rom
il
WebCd è ottimizzato per