Metodologie
utilizzate
Durante la
mia infanzia di bambina americana di origini siciliane, trascorsa nel
Kansas City, Missouri, lesclamazione preferita da mia madre, dalle
mie nonne e dalle mie zie era bedda matri!. Lorigine
di questa invocazione rivolta alla bella madre usata per esprimere
meraviglia, stupore, gratitudine non mi è stata chiara
per lungo tempo, almeno fino al 1990, allorché la mia ricerca
sulle femministe italiane e sulle madonne nere
(1) coincise con la rilettura della letteratura
africana e con lo studio di alcuni importanti ricerche compiute da genetisti
e da archeologi occidentali (2).
Lipotesi formulata allinterno di questo libro è che
la nostra antica bella madre sia africana e nera, e che
essa sia la più remota divinità conosciuta. Allinizio
del terzo millennio, gli scienziati nel mondo si sono trovati daccordo
nellaffermare che lAfrica è la culla dei primi
esseri viventi definiti Homo dai paleo-antropologi e che lAfrica
è il luogo di origine dellhomo sapiens sapiens. Durante
letà paleolitica, i segni della presenza del culto della
antica madre erano il rosso ocra (che simboleggia sia la nascita che
il sangue mestruale) e la V pubica, riprodotti allinterno delle
caverne africane (3). Dopo il 50.000
a.C., i migranti africani portarono questi simboli in tutti i continenti,
segni che, oggi, si possono osservare in tutte le caverne e su moltissime
rocce sparse nel mondo.
Questo studio costituisce una ricerca interdisciplinare e multiculturale
sullorigine africana della madre nera e sulla persistenza del
sua memoria nellepoca attuale. La prima parte presenta le scoperte
contemporanee compiute da genetisti e da archeologi. Il resto del libro
documenta secondo la mia ricerca e quella di altri storici
la persistenza della devozione nei confronti dellantica madre
e dei valori a lei associati: giustizia, compassione, eguaglianza e
trasformazione.
La credenza circa lorigine africana della nascita della civiltà
del mondo - una civiltà incentrata sulla madre nera - era radicata
nel mondo antico, almeno fino ai primi secoli dellepoca moderna,
allorché le autorità clericali e secolari distrussero
le sue immagini e tentarono di sopprimerne la memoria. A dispetto di
questa precisa volontà, il suo ricordo e i suoi valori sopravvivono
in tutti i riti delle culture subalterne del mondo.
Nel XX secolo il ricordo della madre nera è emerso in numerosi
scritti africani e nei lavori degli studiosi di cultura africana, nelle
ricerche degli scienziati occidentali e nei movimenti delle donne di
tutto il mondo, soprattutto allinterno di quella corrente che
nel tempo si è molto diffusa, ed è rintracciabile come
spiritualità delle donne.
Nel 1980, Cheikh Anta Diop (4)
tenta di avvalorare, nei suoi scritti, lantica credenza sulle
origini africane della civiltà. Questo lavoro costituisce un
primo passo, ma risulta determinante il contributo di numerosi scrittori
africani, afro-americani ed asiatici; in particolare, le ricerche di
W.E.B. DuBois, il primo e Asa Hilliard, Molefi Asante, Robert Thompson,
Ivan Van Sertima, Runoko Rashidi, Danita Redd, Henry Louis Gates, e
recentemente Cornel West. Il ricordo di una antica madre ha ispirato
la scrittura di alcune donne afro-americane come, Audrey Lorde, Alice
Walker, Toni Morrison e bell hooks. Il contributo di Luisah Teish è
stato determinante nel rievocare lincanto, i riti e le celebrazioni
delle stagioni della civiltà africana, così come la natura
connotata di genere della conoscenza africana, (5)
un tema importante nel contemporaneo rifiorire della scuola di pensiero
lesbico e gay.
Due donne afro-americane che hanno avuto un ruolo fondamentale nel recupero
della verità sullorigine africana della civiltà
delluniverso sono: Drusilla Dunjee Houston e Matomah Alesha. I
loro lavori recuperano le tradizioni orali e la storia non scritta,
tradizioni che acquistano valore allorché vengono integrate,
così come è stato fatto da Houston e da Alesha, con altre
forme di conoscenza. Nel 1926, Houston scrisse Wonderful Ethiopians
of the Ancient Cushite Empire, unanalisi che oggi è confermata
dagli scienziati: la rilevanza geografica della antica civiltà
africana. Nel febbraio 2001, nel periodo in cui questo libro stava per
essere pubblicato negli Stati Uniti, Mara Keller mi riferì della
pubblicazione del libro di Matomah Alesha, The First Book of the Black
Goddess. Basato sulle tradizioni africane orali, i racconti non scritti
e su altre forme di conoscenza, il libro di Alesha tenta di fornire
una visione dinsieme.
In questottica complessiva, sia il mio libro che quello di Matomah
Alesha e centinaia di altri studi analoghi già compiuti,
che si basano sulle origini e sulle diaspore africane possono
essere considerati complementari. Matomah Alesha approfondisce le tradizioni
africane orali e non scritte che tuttora sopravvivono. Io sono una italo-americana
che cerca di preservare le sue origini siciliane, un percorso che mi
ha condotta attraverso una spirale, in Africa.
(6) Il mio obiettivo primario è quello di infondere,
in coloro che leggono, il desiderio di scoprire quali sono le proprie
origini e le proprie diaspore che, nellipotesi formulata in questo
libro, condurranno senzaltro in Africa. Il corollario di questa
ipotesi è che tutti gli esseri umani abbiano memoria (spesso
inconsapevole) della madre nera e dei suoi valori.
Nella primavera del 1988 mi trovavo in unaccademia americana a
Roma, quando pensai di recarmi in Sicilia per partecipare ai rituali
della settimana santa. Presi gli strumenti del mestiere: block-notes,
macchina fotografica e registratore, e andai a Trapani, dove durante
il giovedì santo potei partecipare alla processione della madonna
nera. E qui ebbi lilluminazione.
La zona di Trapani è considerata la costa africana
della Sicilia occidentale, per via della sua particolare posizione geografica.
Lì sentii i miei sensi ribollire. Come lo scirocco, il vento
caldo che si alza dal deserto e che al suo passaggio trasforma il paesaggio,
mi sentii trasformata, la danza a spirale della processione della madonna
nera mi ipnotizzò. Guardandomi attorno notai che la maggior parte
dei partecipanti alla processione erano in lacrime
e che anchio
piangevo insieme a loro. Ripensandoci, questa esperienza mi evoca una
memoria corporea travolgente dellantica madre nera africana. Quando
tornai a Roma, sognai mia madre come se fosse stata una madonna nera
e il giorno dopo mi informarono che stava morendo. Un anno e
mezzo dopo, scrissi Black Madonnas. Quei momenti trascorsi sulla costa
africana della Sicilia, e il sogno di mia madre come una madonna nera,
hanno da allora motivato la mia ricerca, hanno segnato la mia formazione
intellettuale in campo storico e dimostrato, in qualche modo, quello
che stiamo cominciando a ravvisare solo recentemente, cioè che
esistono innumerevoli strade che portano verso la conoscenza.
Nel suo studio dalla preistoria alla conquista di Canaan, del 1963,
Emmanuel Anati, un archeologo italiano e, oggi, esperto autorevole di
graffiti, affermò che la religione più antica di nostra
conoscenza è incentrata sul culto di una divinità femminile.
Una religione che si è evoluta in tutte le sue credenze,
ruoli e riti convenzionali, apparsi per la prima volta trentamila anni
fa, come è confermato dalle ripetute scoperte di effigi della
grande madre e dai reperti artistici delle chiese rupestri. (7)
Nel suo libro del 1995 sullarte dei graffiti sulle rocce nel mondo,
Anati concluse, tutti noi discendiamo da questa comune antenata. (8)
Nel 1970 e nel 1980, Marija Gimbutas, unarcheologa americana di
origine lituana, raccolse prove archeologiche e mitologiche circa il
genere femminile della prima divinità del vecchio continente
europeo. (9)
Nel tentativo affannoso di denigrare il femminismo degli anni 70,
80, e 90, il lavoro di Gimbutas non venne accolto degnamente
nel mondo accademico maschile, ma allo stesso tempo creò un importante
precedente per le studiose che intrapresero successivamente le ricerche,
alcune delle quali lo fecero in campo accademico nellambito degli
studi sulla spiritualità delle donne. (10)
Nel 1993, Elinor Gadon, storica dellarte e studiosa di divinità
hindu, diede vita al programma di spiritualità delle donne allistituto
californiano Integral Studies di San Francisco.
Nel 1995, in seguito ad una conferenza tra donne africane, asiatiche
ed occidentali, il Journal of African Civilization sostenne che, lumanità
ebbe origine in Africa e gli africani furono i primi abitanti della
terra. In seguito, limportanza della civiltà
sumera può essere attribuita allarrivo degli immigrati
neri dalla Valle del Nilo. (11)
Quello stesso anno, Ivan Sertina e Runoko Rashidi, nel loro libro sulla
prima presenza africana in Asia, conclusero che nei primi studi sulle
origini africane, oggi confermati dai genetisti, le antiche culture
africane erano caratterizzate dal matriarcato; la conferma viene dalla
verifica del DNA delle popolazioni migranti africane in tutti i continenti.
Questa tesi era supportata dallevidente presenza africana nel
sud-est asiatico, sulle coste orientali del Mar Nero e dalla presenza
etiope nella civiltà della Valle Indù. (12) In
occidente, gli scellerati conflitti accademici e culturali dellultimo
quarto del secolo costituiscono, presumibilmente, una sorta di estrema
difesa allo scopo di preservare il paradigma dominante sulla supremazia
maschile bianca, dai gruppi etnici che lo mettevano in discussione.
Le donne ricercatrici non si sono rese conto che gli scienziati di genere
maschile stavano provando la presenza, nella preistoria, di una divinità
femminile più antica del dio uomo. La riluttanza di alcune studiose
nel riconoscere che la prima divinità femminile fosse africana
e nera, probabilmente, può essere attribuita al sessismo e al
razzismo presenti allinterno delle istituzioni occidentali, così
come allinfluenza dellormai screditata teoria multiregionale
sulle origini uman. (13)
Lorigine africana della grande madre della preistoria era ben
chiara a Cheikh Anta Diop. Nel suo studio del 1981, Civilization or
Barbarism. An Authentic Anthropology, laccademica senegalese accostò
una foto attuale di una donna sud-africana allimmagine di una
dea degli antichi popoli africani migrati in Europa, trovata su un sentiero
datato intorno al 25.000 a.C.. La somiglianza era davvero impressionante. (14)
Nel 2001, numerosi studiosi a livello internazionale hanno dovuto constatare
lesistenza di una divinità femminile nella preistoria e
nella storia sommandosi così ad una moltitudine di ricercatori
e non che trovano la teoria più che plausibile. Lipotesi
di una divinità femminile preistorica ha generato nuovi filoni
di pensiero, stimolando nuovi interrogativi; pertanto, a buon ragione
può essere considerata la più fruttuosa tesi di ricerca
dei nostri tempi.
Questa tesi può diventare una metafora unificante per tutti gli
esseri umani del nostro mondo, così afflitto.
Nel sud e nellest del mondo, limmagine di una donna nera
che viene venerata, anche se con nomi diversi, è molto comune.
Ciò che è nuovo (15) è
linteresse attuale delle studiose verso questa tematica; per buona
parte si tratta di donne occidentali che hanno vissuto allinterno
una cultura dominante di tipo rigidamente patriarcale, dove il matriarcato
è assente da lungo tempo. Le donne del nord e dellovest
del mondo investite dalle implicazioni derivanti dalla presenza di una
divinità femminile, la cui civiltà precedette le religioni
patriarcali del mondo, pongono delle domande che non sono nuove alle
donne del sud e dellest del globo. Largomento meriterebbe
un monumento. Le donne meridionali ed orientali sono indignate dal fatto
che le donne occidentali e settentrionali scoprono solo
adesso questa tematica, dando così scarsa importanza a ciò
che esse considerano scienza del quotidiano.
Linteresse verso la divinità femminile che la new
age ed altre teorie chiamano dea, che le accademiche
del terzo mondo chiamano madre e che io chiamo dark
mother è particolarmente forte nellarea di
San Francisco. Ciò non per spiegare linteresse verso questo
soggetto in tutto il mondo, ma per offrirlo come caso specifico. Sulla
costa occidentale degli Stati Uniti, tra le studiose di preistoria orientate
verso una prospettiva femminista, ricordiamo Joan Marler, Marija Gimbutas,
Betty Meador, accademica jungiana e terapista che ha pubblicato uno
studio su Inanna di Sumer, China Galland, che ha compiuto uno studio
popolare di Tara e delle madonne nere. La collana Serpentina creata
da Dianne Jenett e da Judith Grahn riunisce le ricercatrici accademiche,
così come fa la collana Lilith, ideata da Deborah Grenn-Scott,
e i libri di Vicki Noble, Starhawk, Z.Budapest, e altre. Elinor Gadon
ha integrato la sua vasta lettura Once and Future Goddess con delle
ricerche sulla dea Hindu, e uno studio sul maschio sacro.
Il mio studio indipendente, iniziato alla fine degli anni sessanta sulle
tracce delle mie nonne siciliane, è poi divenuto un viaggio nel
corso del quale ho incontrato alcune femministe italiane, e su di loro
ho scritto un libro. In seguito, lesperienza maturata sulla costa
africana della Sicilia, mi ha portato a scrivere un libro sulle madonne
nere. Allinizio del terzo millennio, ho inviato questo libro,
Dark Mother, alleditrice sapendo che le domande che mi avrebbe
posto sarebbero state infinite. La mia ricerca insieme a quelle di altre
studiose, mi sembra che vadano a creare un flusso sotterraneo di saggezza
sommersa che sta rapidamente venendo a galla in tutto il mondo. La natura
di questo fenomeno sfida le definizioni precedenti, ma i suoi contorni
possono essere ritrovati nelle tesi di dottorato di ricerca sulla spiritualità
delle donne. Alcune di queste tesi che indirizzai al gruppo di studio
di Elinor Gadon al California Institute of Integral Studies fanno riferimento
agli studi di Valerie Kack Brice condotta sui dolmen e i menir, circa
la venerazione di Santa Anna in Brittany e le donne anziane; Margareth
Grove fa riferimento ai motivi di genere tracciati nei graffiti aborigeni
australiani; Miri Haruach cita lantico regno femminile africano
e il contemporaneo rilievo dato alla Regina di Saba; Dianne Jenett richiama
i riti mestruali Pongala di Kerala, nellIndia meridionale; Judith
Grahan fa riferimento alla teoria metaforica ed ai riti mestruali di
Kerala; Holly Reed disserta sulle implicazioni psicologiche della discendenza
di Inanna; Katarzyna Rolzinski approfondisce il rapporto madre-figlia
e in particolare le cure che le figlie prestano alle madri moribonde;
Michele Radford fa riferimento al misticismo Hindu; Tricia Grame incentra
il suo lavoro sulla biografia spirituale insita nelle sue sculture e
nei suoi quadri, Jennifer Colby riprende Tonantzin/Guadalupe e larte
della trasformazione. Alcune tesi di dottorato, attualmente in corso,
includono Jean Demas su Pele delle Hawaii, la costituzione degli Stati
Uniti e i diritti di proprietà; Louise Parè individua
nel movimento di liberazione del corpo la pratica di trasformazione
spirituale; Leah Taylor parte dalle sue origini ebraiche e dalla sua
particolare biografia spirituale per spiegare le rappresentazioni artistiche
che realizza; e Jan Marijace ha presentato una iniziativa su end
poverty now su Internet.
Dal 1999 insegno presso il California Institute of Integral Studies,
dove mi occupo di un programma di studi sulla spiritualità delle
donne, diretto da Mara Keller, la quale ha pubblicato un importante
e poetico lavoro sui grandi misteri di Demetra e Persefone ed, inoltre,
ha progettato un corso di studi post-laurea. Questo programma include
il contributo di Arisika Razak, che insegna ai suoi studenti la tradizione
orale americana, lantica saggezza delle levatrici e la saggezza
corporea della danza nelle sacre arti femminili, le visioni integrali,
e la spiritualità delle donne ai giorni nostri. Il mio programma
riguarda, invece, le ricerche compiute sulla madre nera, le teorie e
le metodologie sulle varie forme di conoscenza ed in particolare prendo
in esame il caso della Sicilia e dello sviluppo delle culture subalterne
che venerano la madre nera; analizzo la madre nera come tematica emergente
allinterno delle differenti culture, nonché come simbolo
di trasformazione nel terzo millennio. In questo programma di studi
è previsto anche il contributo di Joan Marler, erede di Marija
Gimbutas, che fornisce un taglio archeologico e mitologico al tempo
stesso. Eahr Joan ha creato Regenis, unenciclopedia multimediale
dedicata ai miti ed ai simboli delle donne; Charlene Spretnak insegna
storia moderna ed eco-femminismo; nelle classi di antropologia di Angana
Chatterji si studiano le implicazioni post-coloniali e culturali nel
campo della giustizia sociale ed ambientale; Rina Sircar insegna la
trasformazione spirituale nella psicologia buddista; Tanya Wilkinson,
insegna psicologia delle donne; e Jennifer Berezan insegna liturgia
sacra delle donne. I seminari del CIIS, organizzati allinterno
del corso di studi sulla spiritualità delle donne, sono tenuti
da famose scrittrici, pittrici, letterate, come Alice Walker, Mayumi
Oda, Riane Eisler, Susan Griffin, e Elinor Gadon.
Nel 2001, suggerivo di estendere, anche allinterno di altri corsi,
lo studio della spiritualità delle donne; per esempio, pensai
di chiedere la collaborazione di Angeleen Campra per presentare la permanenza
nel tempo di Sophia; Susan Carter avrebbe potuto trattare la dea
giapponese del sole Amaterasu ed avremmo potuto coinvolgere Donna Erickson
per presentare, allinterno della storia, la recente rivalutazione
della guarigione per mezzo della trance; Jayne DeMente avrebbe potuto
offrire il suo contributo allinterno del corso di genere e differenza,
con lapprofondimento di Marguerite Rigoglioso sul mito di Demetra
e Proserpina sul Lago di Pergusa in Sicilia; Gail Williams avrebbe potuto
raccontare del suo viaggio spirituale e della sua arte di trasformazione;
Chandra Alexandre avrebbe potuto approfondire il tema di Kali e delle
Madonne Nere, e Deborah Grenn-Scott sui lemba, la tribù africana
che mantiene le tradizioni giudaiche.
Nel programma relativo alla spiritualità delle donne al New College
di San Francisco, Judith Grahn, Ani Mander, Dianne Jenett, Ellinor Gadon,
Margaret Grove e altre insegnano archeomitologia, arte, poesia, teoria
della metamorfosi, ecc.
Dianne Jennett, nelluniversità di Sonoma, insegna, durante
i week-end, la spiritualità delle donne. In queste scuole, così
come al CIIS, le afro-americane e le altre ricercatrici riescono a far
emergere su questa tematica una doppia consapevolezza (etnica e spirituale),
per es. Ida Dunson documenta il razzismo sotto forma di censura praticato
dagli Stati Uniti, e riporta alcune testimonianze sulla spiritualità
delle donne afro-americane. La consapevolezza culturale nata dalla conoscenza
della preistoria, attraverso le donne afro-americane, si è diffusa
in altri gruppi etnici. Questa doppia consapevolezza, un concetto precedentemente
articolato da W.E.B. Du Bois, è evidente allinterno dei
lavori contemporanei di molte studiose, che, nelle loro ricerche sulla
spiritualità delle donne, utilizzano una prospettiva culturale,
così come lo sviluppo di una coscienza alimentata da diverse
forme di conoscenza. Prendendo in esame il gruppo etnico italo-americano,
della mia ricerca, posso affermare che nella poesia della Beat generation
di Diane Di Prima, e nella collana La Loba era presente una doppia consapevolezza,
spirituale ed etnica; mentre una tripla coscienza può essere
ravvisata, oggi, negli scritti di Rose Romano, poeta e narratrice, alla
ricerca delle sue antenate in Africa, delle sue nonne in Sicilia e di
sua madre in America. Una coscienza dalle molteplici sfaccettature è
evidente nella ricerca di Marguerite Rigoglioso, che ha preso parte
ad alcuni scavi archeologici in Sicilia e che ha scritto una tesi M.A.
al CIIS sul Lago Pergusa ad Enna, in Sicilia, stabilendo delle correlazioni
tra il mondo della mitologia ed alcune questioni ambientaliste contemporanee.
Da evidenziare, anche, il poema epico di Lousia Calio, relativo ad un
suo viaggio, nel quale scopre le acque delle origini di
tutti gli esseri umani nel continente africano. La madre nera ispira
le opere di Chickie Farella, la poesia di Giovanna Capone, la fotografia
e la scrittura di Francesca Roccaforte, la performance di Diane Marto
e la biografia sulla madre italo-americana, di origine siciliana, di
Joie Mellenbruch. Una doppia consapevolezza sulleredità
africana e siciliana ha guidato Patrizia Tavormina nel cambiare il suo
nome in Nzula Angelina Ciatu. Non relegata ai margini a causa del suo
genere, la madre nera ha ispirato le opere di Tommi Avicolli Mecca,
la pittura e la poesia di Gian Banchero, la poesia e la scuola di pensiero
di Justin Vitello, e le memorie di Louis Chiavola. Louisa Calio afferma
che lo studio della spiritualità delle donne ha suscitato una
profonda conoscenza del mantra delle scienze sociali legato alla razza,
al genere, alla cultura: Quando lamore richiama dentro di
sé un tempo remoto, un luogo del passato, un genere o una razza,
allora noi riusciamo di nuovo a scorgere il nostro vero io.
(16) Abbiamo imparato a studiare la spiritualità
delle donne non attraverso principi astratti, ma utilizzando categorie
sociali come classe, età, religione, razza, genere e cultura.
In questo modo siamo arrivate a una comprensione più profonda
del concetto di razza, inteso come razza umana, tenendo bene in mente
lenorme importanza della differenza, in termini di esperienza
razziale, di genere e di cultura, così come si sono
stratificati nel tempo e nello spazio, facendo riferimento sia allo
studio delle culture subalterne che a quelle dominanti. Siamo giunte
alla conclusione che la classe assume forme diverse, che letà
ed il gruppo generazionale guidano le esperienze, che le credenze, incluse
quelle non consapevoli, sono centrali per la comprensione del proprio
io, degli altri, della propria cultura e di quelle altrui, e tutte operano
per un mondo migliore. I percorsi individuali, talvolta inaspettatamente,
portano con sé una più vasta implicazione. Elaine Soto,
artista e teologa (17) che ha
offerto i suoi dipinti sulla madonna nera per illustrare questo libro,
ha cercato a Puerto Rico la madonna nera con il suo nome; attualmente,
dipinge le varie divinità nere sparse nel mondo. Io ho scritto
un saggio sulle madonne nere in Italia, poi sono stata attratta dalle
loro origini africane ed in seguito dalla ricerca che è divenuta
argomento di questo libro: gli immigrati africani preistorici portarono
i segni della loro venerazione della madre nera in tutti i continenti.
Questa credenza è possibile rinvenirla nellarte, nel folklore
e nelle speranze politiche delle culture subalterne del mondo
e forse nella memoria inconscia di tutti gli esseri umani. Lydia Ruyle
trova divinità nere dappertutto, riproduce le loro immagini su
bandiere, e le diffonde in tutto il mondo per un pubblico entusiasta.
La spiritualità delle donne, un terreno di studio dalle radici
antichissime, sta mutando di fatto, il nostro modo di vedere il mondo.
Karen Smith, formatasi sulla spiritualità delle donne al California
Institute of Integral Studies, ha scritto una tesi di dottorato, al
Graduate Theological Union di Berkeley, sulle origini pagane del culto
di Santa Margherita. In Italia vengo definita teologa per il lavoro
di ricerca compiuto sulle tracce della madre africana nera dalla preistoria
alla storia, fino ai giorni nostri. (18)
Allinizio del terzo millennio, la violenza può avere offuscato
la nostra visione del mondo, ma io sono contenta che donne ed uomini,
appartenenti a differenti gruppi culturali, abbiano intrapreso il medesimo
viaggio. (19) Stewart Brand,
il leader di uno dei movimenti sorti nel 1960, ci esorta a pensare,
così come fanno molte delle studiose che si occupano delle spiritualità
delle donne, circa la prospettiva di un presente ampio che abbraccia
simultaneamente la preistoria, la storia, il presente e la responsabilità
del futuro. (20)
Prima della suddivisione allinterno di categorie maschili, femminili,
gruppi etnici ed altri ambiti accademici, degli anni 70, 80
e 90, come affermato in precedenza, Emmanuel Anati, archeologo
italiano (il cui nome ricorda curiosamente la dea canaanita Anat), aveva
rinvenuto la prova archeologica circa la più antica divinità
femminile di nostra conoscenza. Nel 1980 e nel 1990, il genetista italo/americano
Luca Cavalli-Sforza, insieme ad altri colleghi a livello internazionale,
studiando il DNA di differenti popolazioni nel mondo, confermò
lorigine africana, sub-sahariana del
moderno genere umano. Le diverse Eve africane e le migrazioni
africane dellhomo sapiens sapiens in tutti i continenti avvenne
dopo il 50.000 a.C. (21)
N°
1.
Parallelamente,
allinterno dellarchivio sui graffiti nel mondo, il Centro
Camuno di Studi Preistorici al Capo di Ponte, in Italia, Anati confermava
le scoperte fatte da Cavalli-Sforza e documentava lesistenza di
un gran numero di graffiti preistorici tutti rinvenuti nellAfrica
sub-sahariana, proprio laddove gli umani hanno avuto origine. Questi
ultimi sono tra i siti più ricchi del mondo. Le scoperte scientifiche
di Anati convergono con quelle delle studiose accademiche che si occupano
di spiritualità delle donne, secondo le quali il colore rosso
ocra simboleggia il culto di della dea. Anati, junghiano, definisce
il colore rosso ocra come la più antica prova della creazione
artistica del mondo. (22) I
centri di culto dei popoli tribali, per Anati, non sono edifici monumentali
costruiti da governi autocratici, come lacropoli di Atene e le
piramidi di Egitto, ma rocce dipinte rinvenute nellAfrica centrale
e meridionale, caratterizzate dalla predominanza del colore rosso porpora,
e segnate da spirali, linee rette o ondeggiate, petali, e cerchi concentrici
in sequenza (23)
segni, secondo Marija Gimbutas, della presenza di una divinità
femminile nella preistoria. Sostenendo il concetto degli archetipi,
Anati puntualizza che larte primordiale ha pressoché
le medesime caratteristiche in tutto il mondo, in questo senso,
conferma implicitamente la teoria del genetista Cavalli-Sforza sulle
migrazioni endemiche: i popoli durante le loro migrazioni portavano
con sé credenze e costumi. (24) Il
confine tra religione ed arte, per Anati, non è così evidente.
Secondo le sue ricerche, larte creativa nelle caverne e sulle
rocce, iniziò circa 40.000 anni fa nellAfrica centrale
e meridionale, in seguito si diffuse in altre zone dellAfrica;
35.000 anni fa migrò dallAfrica verso lAsia; 34.000
anni fa, dallAfrica si estese allEuropa; 22.000 anni fa
dallAsia si diffuse nelle Americhe (il disegno più antico
si trova in Brasile); e 22.000 anni fa dallAsia giunse in Australia.
Queste date corrispondono a quelle delle migrazioni africane nel mondo,
confermate dalla testimonianza del DNA (vedi cartina). Larte primordiale
ha differenti modalità espressive, ma la matrice comune,
per Anati, è lAfrica. (25) Limportanza
della venerazione di una figura femminile, nel folklore della vecchia
Europa, fu scoperta nel 1980 da Marija Gimbutas, in un lavoro interdisciplinare
tra archeologia e mitologia, un campo di ricerca da lei chiamato archeomitologia.
Carlo Ginzburg ci ha confermato la centralità femminile nel folklore
in tutto il mondo. Il mio lavoro, e quello di tutte le altre, relativo
alle numerose immagini delle madonne nere, mette in evidenza la centralità
di una figura femminile nera nel folklore europeo, e converge con le
ricerche compiute da altre donne sulle madonne nere e su altre divinità
femminili nere dellAfrica, dellAsia, dellEuropa, dellAmerica
settentrionale e meridionale e dellOceania. (26)
Il sapere di queste studiose e quello di altre costituisce il tema di
questo libro. La tesi è che i simboli preistorici legati al culto
della madre nera africana siano stati diffusi nel mondo dai popoli migranti
africani, in seguito dagli agricoltori migranti dallAsia occidentale
e, nellantichità, dai commercianti canaaniti. Anticamente,
la memoria veniva trasmessa attraverso la storia orale, nei rituali
associati alle icone delle madonne nere e di altre divinità femminili
nere. Come avremo modo di vedere, la storia è piuttosto complessa
ed i vari filoni si intrecciano. Simili ad una melodia polifonica, ritmi
brevi ripetuti, appartenenti alle diverse culture ed in sottofondo un
suono con una prevalenza di bassi, in cui la musica principale riporta
la memoria di ognuno di noi alla madre nera africana. In questo studio,
la memoria della madonna nera è esplorata nei rituali quotidiani
e nelle feste degli altri, i neri dellEuropa e degli
Stati Uniti - le donne, gli ebrei, i musulmani, gli eretici, le streghe
- nelle canzoni, nelle storie, nei cibi, nei canti dei venditori, nella
letteratura, nellarte e nei graffiti moderni, sugli adesivi per
paraurti, nelle esclamazioni e sulle bandiere. Alla fine degli anni
60, dando vita allattuale fase femminista, le donne di tutto
il mondo utilizzarono il gesto delle mani a forma di V pubica, recuperando
così i valori antichi della madre, e della sua opera di giustizia,
eguaglianza, e rispetto per la terra e per tutte le sue creature. (27)
In questo terzo millennio, da luoghi differenti, e da differenti campi
del sapere - con diversi contenuti - gli accademici, donne ed uomini,
potrebbero convergere verso una comune consapevolezza, un consenso che
probabilmente già esiste nelle inespresse conoscenze dei popoli
della terra. Noam Chomsky, unautorità in semiotica, sostiene
che il bagaglio genetico costituisce ciò che ricordiamo
da unesperienza antecedente alla nostra esistenza. (28)
Questo libro intende riunire la documentazione scientifica sulle origini
africane della madre nera, collegandole alle prove emerse attraverso
la storia e la cultura. Questo tentativo si basa sullipotesi che
la memoria della madre nera ed i suoi valori siano persistiti per millenni,
non solo tra le donne ma anche tra gli uomini - una memoria che ha funzionato
come una sorta di risacca sovversiva per più di 2.000 anni di
violenta civilizzazione occidentale.
Oggi la sua memoria può essere considerata una metafora della
guarigione, così come una metafora del divenire. Lenergia
insita nel DNA, che ereditiamo dalla nostre madri, ha la forma di due
serpenti, o di una doppia spirale che Cavalli-Sforza chiama simbolo
dellevoluzione delluniverso (
) le illimitate possibilità
del divenire. (29) La caduca
spirale, simbolo della guarigione e del divenire, può essere
considerata un simbolo di questo libro.
Consapevole della parzialità dellintera conoscenza, mi
sono affidata alle fonti della scienza e della storia culturale, allo
scopo di analizzare e di ponderare i due saperi. Sia la scienza che
la cultura storica confermano le origini africane e la permanenza della
memoria della madre nera. Allinterno di questa antica/nuova conoscenza
includo la mia storia personale - la formazione di una donna americana
dalle origini siciliane. Nel 1960, avevo completato gli studi per il
dottorato di ricerca in storia americana ed europea, ed ero completamente
immersa in quel decennio di appassionato attivismo anti-razzista ed
anti-imperialista. Nel 1969, consapevole del fatto di essere stata educata
lontana dal luogo delle mie origini, andai in Italia, in cerca delle
mie nonne siciliane. Durante la prima parte del viaggio, incontrai alcune
femministe italiane, la cui storia mi era pressoché sconosciuta.
Motivata ad andare oltre la mia formazione di storica, che basava la
ricerca solo sui documenti scritti da uomini che supportano la cultura
patriarcale dominante, mi imbarcai, in compagnia di una generazione
di studiose, nel viaggio verso il recupero della memoria storica delle
donne, che di fatto non è documentata. Il mio femminismo è
vicino al womanism articolato da Alice Walker e da altre donne afro-americane, (30)
che legano le questioni delle donne alle questioni di tutte le altre
donne subalterne, le cui storie sono state lasciate fuori dalle storie
dominanti. Questa può essere considerata una storia vernacolare;
vernaculus, in latino, significa schiavo. (31)
Le storiche ritengono che la storia vernacolare debba scavare nelle
culture delle donne subordinate, e negate in tutto il mondo. Antonio
Gramsci, il principale teorico del marxismo in Italia - ed il più
grande studioso contemporaneo del terzo mondo - enfatizza la differenza
tra le credenze delle culture subalterne (riscontrabili nel folklore)
e le credenze della cultura dominante. Il punto di vista di Gramsci
mi ha aiutata a capire le culture delle donne ed a comprendere che il
mio errare è legato alla riscoperta delle storie sommerse degli
uomini, così come delle donne. Mi ha aiutata ad analizzare la
storia di quei popoli, che oltre ad essere stati sfruttati economicamente,
si sono visti negare la possibilità di trasmettere la loro cultura;
la loro storia è stata cancellata dallélite dei
bianchi, secondo una modalità tipica del patriarcato.
Parallelamente, la teologa Karen Smith ci ricorda che la civiltà
delle donne è una conoscenza sommersa. E la storia
che noi non conosciamo, la civiltà che non ricordiamo, e le tradizioni
che non ci sono state trasmesse. (32)
Questa conoscenza sommersa è, secondo Luce Irigaray, (33)
espressa nel corpo e richiede attenzione, come ha precisato Simone Weil. (34)
Dopo la pubblicazione, nel 1986, del mio libro, Liberazione della
donna. Il femminismo in Italia, me ne andai in giro per la penisola
italiana a cercare le credenze radicate nelle religioni e nei rituali
politici, e scoprii che spesso ruotano attorno alla madre nera.
In Italia è chiamata la dea madre, o la madre di dio. Nel tempo,
la sua memoria e i suoi valori sono stati trasmessi dalle comari o dalle
madrine, donne che avevano dei vincoli che le legavano le une alle altre,
aiutavano a far nascere i bambini, se ne prendevano cura così
come degli ammalati, dei vecchi, dei moribondi, ed avevano memoria ed
immaginavano un mondo migliore. Coltivando la speranza per tutta la
vita, le tradizionali nonne/madrine in Italia, e le loro sorelle altrove,
sono simili alle contemporanee womanist e alle femministe ambientaliste.
Le mie nonne, le comari di Sicilia, e le loro sorelle in altri paesi,
resistevano in maniera pacifica ai violenti rituali quotidiani del patriarcato,
ridicolizzavano i soprusi durante il carnevale, si incoraggiavano lun
laltra nelle avversità e ispiravano i loro uomini ed i
loro bambini ad operare per una vita migliore - per tutti. Alla fine
del 1980, mentre osservavo i riti quotidiani e quelli delle feste in
Italia, lessi i libri di Marija Gimbutas. In Italia, le rovine archeologiche
delle numerose immagini della nostra antica madre sono spesso situate
sotto o vicino ai santuari delle madonne nere. Nellera comune,
questi erano i luoghi in cui venivano rinchiusi gli eretici, in cui
venivano perseguitate le streghe, ed in cui si verificavano le sollevazioni
popolari dei neri altri in cerca di giustizia. Realizzai
che le immagini delle madonne nere e delle altre divinità nere,
possono essere considerate dei segni di resistenza alla cultura dominante
della chiesa e dello stato, così come segni di persistenza dei
valori della madre nera - giustizia, compassione ed eguaglianza. (35)
La ricerca delle mie comari e nonne siciliane, mi ha condotto prima
in Sicilia, in seguito in Africa e poi in Asia occidentale, dove nel
40.000 a.C. i migranti africani crearono il più vecchio
santuario del mondo. In seguito, questo santuario africano divenne
il sito del Monte Sinai, il luogo in cui nacque il giudaismo, la cristianità,
e lislam (vedi il capitolo II di questo libro). Sulle strade delle
migrazioni degli africani paleolitici, poi sulle vie degli agricoltori
neolitici dellAsia occidentale, e successivamente sulle strade
commerciali dei semitici canaaniti, i popoli facevano riferimento ad
una divinità nera, per la quale essi costruirono, nellera
comune, santuari di madonne nere (vedi il mio Black Madonnas così
come il capitolo IV di questo libro). Tornando al mio caso specifico
di questa vasta storia, nei miei luoghi ancestrali della costa africana
della Sicilia occidentale e nord-occidentale, e nelle montagne iblee
sud-orientali, designate dalla madre nera anatoliana Cibele, i popoli
si sono storicamente levati contro le ingiustizie, dai vespri siciliani
del XIII secolo ai campi di donne di tutto il mondo a Comiso, nel 1983,
quando denunciavano i missili nucleari NATO e dichiaravano la loro visione
di un mondo radicalmente democratico e ambientalista. Dal punto di vista
metodologico, mi sento più tradizionalista che post-moderna.
La lunga ed antica storia della madre nera preistorica, la cui memoria
si è mantenuta non allinterno della storia ufficiale dominante,
ma nelle tradizioni popolari, nel folkore, a mio avviso, può
essere studiata, con metodi tradizionali di ricerca e di stesura della
storia, attraverso verifiche empiriche in luoghi e tempi specifici. (36)
Ma anche con limmaginazione connessa alle fonti, (37)
con la maturità epistemologica propria del post-modernismo e
con la consapevolezza dellesistenza di tante forme di conoscenza. (38)
Scienza e religione sono entrambe miti, disse George Santayana, ma i
miti non sono privi di significato. (39)
Nella cultura siciliana si raccontano storie più che miti. In
questo studio, le scoperte scientifiche, le storie, ed i riti della
storia culturale popolare sono stati analizzati attraverso la lente
della mia personale biografia, quella di una donna mediterranea, nel
caso specifico di una donna americana dalle origini siciliane, i cui
antenati, così come gli antenati di ogni essere umano, ebbero
origine nel continente africano. Le migrazioni africane sono la trama
del mio arazzo genetico, così come lo sono per il tessuto dellintera
umanità. Il quadro genetico è lo sfondo di un modello
dei migranti africani, che si incrocia con le trame dei migranti asiatici
e dei commercianti dellAnatolia e dei semiti canaaniti. Attraverso
la trasformazione compiuta dagli invasori greci e romani e gli intrecci
con la diaspora israeliana, si è realizzata una sorta di trama
orizzontale e circolare, ad opera di mori africani/semiti, che si propagarono
in Europa, a questo si aggiunsero gli intrecci dei conquistatori nord-europei
in Sicilia, che venivano da quei luoghi che furono in seguito chiamati
Germania, Scandinavia, Francia, Spagna, Austria e Italia settentrionale.
Il punto di vista attuale sul mondo - che probabilmente era già
presente nei meandri del mio inconscio - emerse chiaramente negli anni
60, durante il movimento per i diritti civili africani e americani
e, successivamente, durante quei movimenti di consapevolezza culturale
e di genere che coincisero con i movimenti anti-razzisti e anti-imperialisti
che caratterizzarono quel decennio. (40)
Nelle controversie contemporanee sugli ariani e le origini afro-semitiche
del mondo civilizzatore, concordo con quanto è contenuto nella
documentazione di Martin Bernal circa le origini africane e levantine
dellalta cultura greca. (41)
Ma a queste argomentazioni aggiungo una prospettiva di genere, un punto
di vista influenzato da Simone Weil, la quale provava grande ammirazione
per i greci, ma considerava lIliade un importante
documento sulla violenza maschile. Nonostante la sua fama, la cultura
greca classica riflette la violenza degli oratori indo-europei/ariani,
che invasero la Macedonia e la Dalmazia nel millennio precedente lera
comune, mascolinizzarono e distorsero limmagine della madre nera,
torturarono e sfruttarono gli schiavi, sottomisero le donne.
Sebbene la memoria della madre nera pulsasse nei miti, nei rituali,
nellarte e nel dramma della cultura greca (42),
questultima a dispetto delle lodi dei teorici occidentali del
XIX e del XX secolo, era caratterizzata dalla violenza e dalla subordinazione
gerarchica del popolo. Come Martin Bernal ha documentato, la cultura
greca classica divenne il riferimento simbolico per la razza ariana,
per gli imperialisti europei e gli americani della fine del XIX secolo,
per il nazismo, per la supremazia bianca, e per i popoli, spesso sconosciuti,
che continuano a praticare il razzismo nella nostra epoca. La Sicilia
è il mio punto di riferimento, non solo perché è
il luogo delle mie origini, ma perché gli antichi definivano
questa isola, che è situata in zona in cui si incrociano le rotte
per lAfrica, lAsia, e lEuropa, come il centro
della terra. Come altre isole mediterranee, la Sicilia fu raggiunta
inizialmente dai migranti africani paleolitici, in seguito dai migranti
neolitici dellAnatolia, e più tardi dai commercianti canaaniti
asiatici, e nellera comune, dai mori africani. Dopo il 4.000 a.C.,
gli ariani indo-europei, riuniti in seguito allinterno delle élite
dominanti greche e romane, portarono la violenza in terra di Sicilia,
una violenza che annoverava la schiavitù ed altre forme di oppressione
gerarchica. Nellera comune i siciliani furono sottoposti alla
dominazione greca, romana, bizantina ed in seguito, nord-europea, culminante
nella condizione miserabile del XIX e XX secolo. La miseria costrinse
i siciliani a cercare lavoro nel nord-Europa ed ad emigrare nellAmerica
del nord e del sud, laddove essi conobbero, assieme agli altri
neri del mondo, il razzismo, lo sfruttamento e la negazione della loro
cultura (vedi capitolo VIII).
Allinterno di questo lavoro storiografico, basato su dati empirici,
ho introdotto le origini africane, le madrine, la memoria e la promessa
della nostra antica madre comune. In questa particolare fase della storia
del mondo, Noam Chomsky ha puntualizzato che la storia può essere
unestensione narrativa di un tempo in cui ognuno di noi osserva
se stesso e gli altri, in un modo diverso. Per Chomsky, esperto di semiotica,
il potenziale della trasformazione si trova al centro del linguaggio
umano, in quei meccanismi che legano il suono al significato, una
grammatica innata non solo universale, ma virtualmente giusta. (43)
Il punto di vista di Chomsky è simile a quello di Gramsci il
quale sosteneva che il senso della giustizia (il buon senso) era insito
in tutti gli umani, e questo era evidente nelle storie, nei riti quotidiani
e nelle feste, e nelle celebrazioni politiche. Le idee di Chomsky e
di Gramsci sono vicine a quelle della credenza jungiana di Emmanuel
Anati, il quale sostiene che la mitologia è una sorta di specchio
della nostra memoria collettiva, una memoria che è stata sorprendentemente
preservata dallarte preistorica dei graffiti allarte della
rinascita di Giotto, fino al genio di Joan Miro e di Marc Chagall (44)
nel XX secolo. Questo libro tenta di ricostruire attraverso una struttura
a spirale la storia per questo prima di proseguire dobbiamo compiere
un salto allindietro. Ho iniziato a parlare della madre nera africana,
canaanita, siciliana, maltese, e successivamente prenderò in
esame Santa Lucia, le madonne nere europee, le mie madrine/nonne siciliane
che, insieme a tanti altri neri dEuropa avevano il
culto della madre nera. La storia è raccontata secondo una prospettiva
comparativa seguendo lemigrazione dei miei nonni - con la loro
fede nella bedda matri - negli Stati Uniti dove vennero
a contatto con le diverse diramazioni del patriarcato - razzismo, controllo
sociale degli altri neri, educazione-americanizzazione. Contestualmente,
ho studiato il movimento italiano delle donne, le alleanze femminili
con gli uomini e gli studenti pacifisti, come esempio contemporaneo
della presenza viva dei valori dellantica madre. La possibilità
di sopravvivenza del mondo è rinvenibile nella vibrante memoria
della madre nera, emersa durante la conferenza delle donne a Pechino
nel 1995, e nei contemporanei segni della trasformazione.
Io sono grata, soprattutto, alle mie madrine, alle nonne siciliane che
hanno mantenuto la memoria e la visione della madre nera ed ai miei
nonni siciliani, che appresero i valori della giustizia e delluguaglianza
dalle storie che le madri gli avevano raccontato. Allo stesso modo,
sono in debito con le studiose womaniste/femministe, con i teorici e
gli scienziati che implicitamente hanno mantenuto il valore del potere
di trasformazione della nostra madre più remota. Tra i vari teorici,
colui al quale sono maggiormente debitrice è Antonio Gramsci,
e ad altri studiosi che hanno utilizzato una visione dinamica della
storia - soprattutto il grande filosofo napoletano Giambattista Vico.
In La Scienza Nuova, (1744) Vico affermò che la città
di dio è fatta da dio, ma che gli umani fanno la società,
che gli umani costruiranno delle buone società solo se terranno
conto della comune saggezza, o delle credenze popolari che
trasmettono la saggezza poetica dei nostri antenati più
remoti. Questo libro può essere considerato un tentativo di rintracciare
questa antica saggezza poetica - espressa nella scienza, nelle credenze
popolari, ed in molte altre forme di conoscenza - per restituirla a
quella generazione che crede in un mondo giusto e semplice.
N° 1. Mappa delle migrazioni umane dallAfrica tra il 100.000
a.C. e il 60.000 a.C verso gli altri continenti della terra. Da Luigi
Luca Cavalli-Sforza, Francesco Cavalli Sforza, La grande diaspora umana.
La storia della diversità e dellevoluzione.
Note
1. Vedi note
sullo stile.
2. La prima parte del prologo è una versione ridotta della mia
relazione redatta in occasione del XVYI Simposio Valcamonica Internazionale
degli Archeologi, Prehistoric and tribal art. Deciphering the
Image, Centro Camuno Studi preistorici; Icomos International Committee
on Rock Art, Darfo Boario Terme, Italia, 21-26 settembre, 1999, una
relazione che ha preparato il terreno ai capitoli 1 e 2 di questo libro.
3. Vedi gli scritti di Judith Grahn, soprattutto la sua tesi Ph. D.,
riguardo al significato del colore ocra; vedi gli scritti di Elinor
Gadon riguardo al significato della V pubica.
4. I lavori di Cheikh Anta Diop sono i lavori di una scienziata africana
condotti in campo medico che conserva la memoria. Drusilla Dunjee Houston,
nel suo Wonderful Ethiopians of the Ancient Cushite Empire, pubblicato
inizialmente nel 1926, aveva il ricordo delle origini africane della
civiltà del mondo e rafforzava questa memoria attraverso unampia
ricerca. (Baltimora, Maryland, Black Classic Press, 1985). Buona parte
della ricerca di Houston è stata in seguito confermata da Cheikh
Anta Diop in Civilization or Barbarism. An Authentic Anthropology (Presence
Africaine, Paris, 1981, Brooklyn, N. Y., Lawrence Hill Books, 1991).
Diop rilevò, prima che le studiose femministe lo facessero, che
la più antica divinità che noi conosciamo era una donna
africana.
5. Luisah Teish, Jambalaya. The Natural Womans Book of Personal
Charms and Practical Rituals (San Francisco, HarperCollins, 1985); Carnival
of the Spirit. Seasonal Celebrations and Rites of Passage (HarperSan
Francisco, 1994).
6. Vedi sopra nota 3.
7. Emmanuel Anati, Palestine before the Hebrews. A History from the
Earliest Arrival of Man to the Conquest of Canaan (New York, Alfred
A. Knopf, 1963), 38.
8. Anati, Il Museo Immaginario della Preistoria. Larte Rupestre
nel Mondo (Milano, Editoriale jaca Book SpA, 1995) 309.
9. Marija Gimbutas, The Civilization of the Goddess, ed., Joan Marler
(HarperSanFrancisco, 1991). Marija Gimbutas, The Language of the Goddess,
Foreword, Joseph Campbell (HarperSanFrancisco, 1980).
10. Per uno sguardo maschile eurocentrico vedi gli scritti di Colin
Renfrew; cioè, Archaeology, Genetics and Linguistic Diversity:
Towards a New Synthesis, The Charles M. and Martha Hitchcock Lectures,
Università della California, Berkeley, 15 aprile, 1997.
11. Vedi i volumi e i lavori del Journal of African Civilizations, Rutgers
University, New Brunswick, New Jersey.
12. Ibid. 25, 30.
13. Monica Sjoo e Barbara Mor hanno rintracciato le origini africane
della madre nera in The Great Cosmic Mother. Rediscovering the Religion
of the Earth (HarperSanFrancisco, 1987, 1988). Merlin Stone fu la prima
a rendersi conto del razzismo e del sessismo che gravitano attorno alle
tematiche della dea; vedi When God was a Woman (new York, Harcourt Brace
Jovanovich, 1978).
14. Cheikh Anta Diop, Civilization or Barbarism. An Authentic Anthropology.
Pubblicato inizialmente da Presence Africaine, Paris, 1981; (Brooklyn,
N Y., Lawrence Hill Books, 1991). 48.
15. Non è unesclusiva. La dottrina di Bachhoven ed altri
studiosi maschi del XIX secolo precedettero il lavoro scientifico contemporaneo
sulla spiritualità delle donne. Vedi la tesi di Susan Gail Carter
su Amaterasu (CIIS, 2001) per una eccellente sintesi di questa letteratura.
16. Louisa Calio, Journey to the Heart Waters (manoscritto inedito,
1999). 71.
17. Teologa è per molte femministe un importante riferimento.
18. Lucia Chiavola Birnbaum, Liberazione della donna. Feminism in Italy
(Middletown, Ct., Wesleyan University press, 1986, 1988); Black Madonnas.
Feminism, religion, and politics in Italy (Boston, Ma., Northeastern
University Press, 1993; Black Madonnas. Femminismo e Politica in Italia
(Bari, Italia, Palomar Editrice, 1997; iUniverse reprint edition, 2000).
19. Vedi Randy Conner et al. Cassels Encyclopedia of Queer Myth,
Symbol, and Spirit. Gay, Lesbian, Bisexual, and Transgender Lore (London,
Cassell, 1997). Carolyn McVickar Edwards, Sun Stories (HarperSanFrancisco,
1995). Hey Paesan! Writing of Lesbians and Gay men of Italian Descent,
Edito da Giovanna (Janet) Capone, Denise Nico Leto e Tommi Avicolli
Mecca (Oakland, Ca., Three Guineas Press, 1999).
20. Stewart Brand, The Clock of the Long Now. Time and Responsability.
The ideas behind the worlds slowest computer (New York, Basic
Books, 1999).
21. Luca Cavalli-Sforza, et al. History and Geography of Human Genes,
(Princeton University Press, 1994). Louise Levathes, A Genetist
Maps Ancient Migrations, New York Times, Science Times, 27 luglio
1993.
22. Anati, Arte Rupestre. Il linguaggio dei primordi. Vol. XII, Edizione
Italiana, 1994 (Edizioni del Centro Camuno di Studi Preistorici, Capo
di Ponte (BS) Italia), pp. 23, 59.
23. Anati, Il Museo Immaginario, Loc. Cit., 221.
24. Ibid, 217-18.
25. Ibidem.
26. Carlo Ginzburg, Ecstasies. Deciphering the WitchesSabbath
(Pubblicato originariamente in Italia come Storia Notturna, 1989; New
York, Penguin Books, 1991).
27. Lucia C. Birnbaum, Liberazione della donna. Feminism in Italy (Wesleyan
University Press, 1986, 1988). Noam Chomsky, Class Welfare. Interviews
with David Barsamian (Monroe, Maine, Common Courage Press, 1996). 2.
28. Noam Chomsky, Class Warfare. Loc. Cit., 2.
29. L. Luca Cavalli-Sforza, History and Geography of Human Genes. Loc.
Cit.
30. Alice Walker, In Search of our Mothers Gardens (New York,
Harcourt, Brace Jovanovich, 1983).
31. Karen Smith, Neither Here nor There. The Epistemology of the
InBetween, relazione inedita, 1996.
32. Ibidem.
33. Una buona presentazione di Irigaray è possibile trovarla
in Irigaray Reader, edita con una introduzione di Margaret Whitford
(Cambridge, ma., basil Blackwell Ltd., 1991).
34. Vedi Lucia Chiavola Birnbaum, Simone Weil and Transformation
in Italy, Conferenza su Simone Weil, Graduate Theological Union,
Berkeley, California, 27 aprile, 1996.
35. Vedi Birnbaum, Black madonnas, loc. Cit.
36. Vedi Lucia Chiavola Birnbaum, Marija Gimbutas and the Change
of Paradigm, From the Realm of the Ancestors. An Anthology in
Honor of Marija Gimbutas (Manchester, Ct., Knoledge, Ideas & Trends,
Inc., 1997).
37. Un eccellente studio assai fantasioso sulle origini è Womens
Work. The First 20,000 Years. Women, Cloth, and Society in Early Times
(new York and London, W. W. Norton & Company, 1994.) Ringrazio Yana
Womack per avermi dato questo libro.
38. Vedi Charlene Spretnak, The Resurgence of the Real. Body, Nature,
and Place in a Hypermodern World (Reading, Ma. Addison Wesley Publishing
Company, Inc. 1997).
39. George Santayana, Scepticism and Animal Faith. An Introduction to
a System of Philosophy. In Philosophy of Santayana edito da Irwin Edman
(New York, Modern Library, 1942).
40. Vedi Elisabeth Schussler Fiorenza, Jesus. Miriams Child. Sophias
Prophet. Issues in feminist Christology (New York, Continuum, 1994).
41. Martin Bernal, Black Athena. The AfroAsiatic Roots of Classical
Civilization (New Brunswick, New Jersey, Rutgers University Press).
Volume 1 The Fabrication of Ancient Greece 1785-1985, 1987. Volume II
The Archaeological and Documentary Evidence, 1991).
42. Robert Bellah ha proposto questa metafora musicale nel suo saggio,
The Five Religions of Modern Italy. In Varieties of Civil
Religion (San Francisco,
Harper & Row, 1980).
43. Noam Chomsky, Class Welfare, Loc. Cit., 2.
44. Vedi il capitolo II di questo libro.