Sarà bello ritrovarsi a Cipro dopo otto anni, dove l'idea cominciò
a prendere corpo.
La prima volta che ci pensai seriamente fu il giorno che la figlia di Nawal
El Sadawi si comprò un costume da bagno e si perse nel mare di Larnaca,
mentre Zahia Safa ed io restammo ad attenderla sulla spiaggia chiacchierando
per ore di femminismo e di Islam. Lei era triste perché l'aspettava
Beirut in fiamme. Le altre erano al ristorante, dove ci aveva portate la
buffa Agathi, moglie del sindaco comunista.
Eravamo tutte ospiti del Pogo e della Fdif, che ci avevano riunite in un
Mediterranean Women's Meeting for Peace. C'era anche Yana Mintoff e ne
parlammo. Un incontro fugace, ma mi restò nella mente. Lei passava
la maggior parte dell'anno nel Texas, e aveva un'idea: un'associazione
delle donne mediterranee.
Per un po' navigammo seguendo rotte diverse, ma puntando allo stesso porto,
approdando a scali diversi: Yana nella sua Malta nel '90, e poi a Tunisi
l'anno dopo, dove il progetto mediterraneo assumeva forme meglio definite;
noialtre italiane, molto più modestamente, c'incontravamo a Lecce.
Nel frattempo Nadia Gambilongo da Cosenza aveva varato la sua prima rivista
ed era chiaro che in diverse già pensavamo alla stessa cosa. Un'ipotesi
mediterranea: navigare attraverso il genere, tra sviluppo e sottosviluppo,
contraddizioni strutturali e diversità culturali, tra l'ineguale
distribuzione dei diritti. Affrontando il mare aperto e misurandosi con
tutte queste variabili, si riuscirà - diceva Nadia - a capire come
e dove intervenire politicamente e insieme a quali donne.
All'imbarco c'era l'idea di una mediterraneità da circoscrivere
e definire come possibile luogo di donne che, muovendo da diverse esperienze
ed appartenenze, ed intrecciando riflessione ed azione, si fanno autrici
di un progetto politico comune: navigare tra i sud mediterranei provando
a riconoscersi e a costrui-re relazioni forti, superando divieti durati
quanto le rispettive storie. Provare anche a definire il proprio antagonismo,
a partire da ciò che la comunicazione tra donne produce, rispetto
ai poteri che emarginano, escludono, cancellano, opprimono.
La mediterraneità come luogo politico di donne. Ma come diventare
il soggetto che costruisce questo luogo? E, prima ancora, come rappresentare
questa dimensione di "consanguineità" o di "umano
vissuto comune" - una storia di millenaria quotidianità - sostenuta
da un tentativo di nostra storia politica? Trovavamo solo frammenti di
risposte.
Ad ogni modo, l'atto fondativo dell'Associazione delle donne della Regione
mediterranea, l'Awmr , lo celebrammo a Malta nel settembre del '92, a conclusione
di una conferenza in cui avevamo discusso - fra donne provenienti da nove
paesi delle due sponde - di "Diritti delle donne, diritti nazionali
e regionali". Non fu un atto indolore, per varie ragioni. La prima
, credo, fu che il contesto - il mondo - viveva da due anni un grande sconvolgimento
e la regione mediterranea era stata appena attraversata dalla guerra del
Golfo, che ci aveva segnate tutte profondamente. Non era facile misurare
quanto gli eventi e le loro conseguenze - il "nuovo ordine mondiale"
dell'Impero - pesassero ed interferissero. Sta di fatto che fra noi si
respirarono tensioni acute e ci furono lacerazioni, non più ricucite,
con le donne tunisine e libiche che pure facevano parte del gruppo fondatore.
Fu lo scotto pagato per l'ingresso delle israeliane, e credo che ne fummo
tutte indebolite.
Nei tre anni seguenti ci siamo incontrate , come sempre d'estate, a Marsaxlokk.
Di volta in volta ci siamo date un tema - Colonialismo e patriarcato, Militarismo,
Salute - seguendo il filo di un confronto serrato fra noi, e in certi momenti
aspro, perchè mai sottratto alla necessità di misurarsi con
i conflitti che ci attraversavano e spesso ci sovrastavano - le guerre
nella ex Jugoslavia, la Palestina, Cipro, l'Algeria - mettendo a dura prova
il nostro proposito di stare tra donne internazionalmente, come luogo anche
duro, ma non ambiguo. E non è detto che ne siamo state sempre capaci.
Esserci date una sede - a Malta, dove veglia la Grande Dea di pietra -
uno statuto, un logo ed un organigramma è stato importante per la
nostra "identificabilità", ma ancor più importante
è stato l'aver definito quattro parole che abbiamo scelto come assi
portanti delle nostre relazioni: diritti, autodeterminazione, uguaglianza,
pace.
Certo è già un'impresa - come dice Yana che si sobbarca la
gran parte del lavoro - il fatto che donne provenienti da zone di guerra
e lontane migliaia di km s'incontrino nella piccola isola di tufo nel cuore
del Mediterraneo. Gli ostacoli che si frappongono sono i più impensati.
L'impossibilità, a volte, di mettersi in comunicazione: una volta
l'intervento di Marjana dalla Bosnia non arriva in tempo per la pubblicazione
degli atti; un'altra volta non si riesce a mettersi in contatto con Shadia
che cura il nostro news-letter semestrale, a Gaza. Poi ci sono le difficoltà
per i visti e i blocchi alle frontiere, le improvvise restrizioni da parte
delle autorità, sicché Fifi Benaboud dall'Algeria viene trattenuta
all'aeroporto di Lisbona per giorni. Infine, i bagagli misteriosamente
"scomparsi". Per non parlare del problema di trovare i finanziamenti
per la nostra conferenza annuale.
L'anno scorso, parlando di "Salute nel Mediterraneo", abbiamo
tentato di "visualizzare l'iceberg", cercando d'indagare non
solo la punta emergente del malessere - l'allarmante aumento di malattie
come il cancro, la Tbc, il colera,le artriti ed i traumi emozionali - ma
anche la parte sommersa, dove troviamo le guerre, l'inquinamento, le povertà,
le molte forme di violenza, le distorsioni del modo di sviluppo capitalistico
unite al perpetuarsi degli schemi oppressivi patriarcali nei rapporti fra
i generi.
Quest'anno invece l'appuntamento dell'Awmr sarà a Limassol, Cipro,
dal 26 al 30 di giugno. Discuteremo di "Donne immigranti e profughe
nel Mediterraneo".
Tutte coloro che sono interessate sono le benvenute.
POST SCRIPTUM: I materiali delle precedenti quattro conferenze sono
disponibili in inglese o, solo parzialmente, in italiano. Si può
farne richiesta ai seguenti indirizzi:
Awmr, c/o Wilpf-Italia - c.p.46, 73100 Lecce. Tel/fax 0832 348552
Awmr, 1 Marsamxett Rd., Valletta, Malta. Fax +356 237456
Per informazioni e per iscriversi alla prossima conferenza ci si può
rivolgere agli stessi recapiti, oppure a: Cyprus organizing committee,
P.O.Box 320 - Limassol 3603, Cyprus. Tel.+357 5 372497, Fax 368457.
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