Nel settembre 1996, l'attuazione del così detto accordo di pace
di Oslo entrerà nel quarto anno. Si prevedeva che, nel maggio di
quest'anno, le negoziazioni sarebbero entrate in una fase decisiva nel
determinare la forma ed il contenuto finali dell'accordo.
Queste discussioni sull'accordo finale erano, inoltre, tese a capire quali
fossero le intenzioni di Israele circa le soluzioni proposte ai problemi
cruciali dei profughi palestinesi, l'insediamento degli Ebrei e Gerusalemme.
Si sperava, inoltre, che i restanti 4000 prigionieri palestinesi in Israele
sarebbero stati rilasciati.
Ma il partito Labour, ci ha risparmiato la suspense. Sotto la pressione
elettorale, per tranquillizzare gli elettori israeliani di destra, il Labour
ha pubblicizzato la sua versione dello schema dell'accordo finale. Scioccamente,
e senza considerare la possibilità di vittoria del Likud (il partito
della destra) il Labour ha svelato che, oltre i due accordi di Oslo, c'era
poco spazio di negoziazione. Nel far ciò, il Labour si è
dato la zappa sui piedi; ora i suoi sostenitori ed alleati nel processo
di pace, comprese le autorità palestinesi, non possono affermare
che "se il partito Labour avesse vinto, le cose sarebbero andate diversamente."
Cerchiamo di analizzare cosa il partito Labour voleva offrire: sul problema
dei profughi palestinesi e del diritto di rimpatrio: molto chiaro, nessun
diritto di rimpatrio. Negoziazioni solo sul destino dei palestinesi, resi
profughi dalla guerra del 1967 e che erano fuggiti dalla West Bank in Giordania.
La soluzione del Labour per i profughi del 1948 consiste nell'acquisizione
della cittadinanza del paese ospitante.
Sul problema degli insediamenti: la maggior parte degli insediamenti (il
90%) rimarrà sotto il controllo di Israele.
Sul problema di Gerusalemme: le due sezioni est ed ovest della città
rimarranno capitale indivisa di Israele.
Vorrei portare l'attenzione sull'argomento, meno discusso, dei profughi
palestinesi. Ci troviamo di fronte ad uno dei casi più unici nella
storia. Dopo la loro espulsione dalla Palestina nel 1948 e la concentrazione
nei campi profughi dei paesi arabi vicini, i palestinesi si rifiutarono
di consegnare la tessera di profughi, assegnata dall'UNRWA, e acquisire
la cittadinanza del paese ospitante. Ciò non per salvaguardare la
magra razione di cibo che ricevevano dall'UNRWA, era piuttosto un voler
rimanere aggrappati all'unica speranza di ritorno a casa, in Palestina.
Sino a quando essi stessi, i loro figli e nipoti avessero conservato la
condizione di profughi, il ritorno poteva essere garantito. Nell'istante
in cui avessero richiesto la cittadinanza del paese ospitante, il loro
caso avrebbe cessato di esistere. E' questa la ragione per cui i campi,
le scuole e gli ospedali erano chiamati con i nomi dei villaggi e delle
città della Palestina. Le Nazioni Unite stimano che nel settembre
del 1949 c'erano 726.000 profughi palestinesi fuori dalle linee di armistizio.
Mentre Israele dichiarava di non aver alcuna responsabilità nei
loro confronti, e che il carico della soluzione del problema era lasciato
ai paesi arabi, questa gente era legata dalla speranza del ritorno in patria.
Nel 1968 sorse il moderno OLP, che offriva ai palestinesi un programma
nazionale che mettesse assieme le loro aspirazioni e trasformasse la tragedia
da problema umanitario a problema politico nazionale, con necessità
di soluzione. Era proprio contro questa prospettiva che Israele si è
battuta (e ancora combatte). Perché il problema dei profughi è
un livello della questione, ma un movimento nazionale è tutt'altro.
Da quel momento, l'OLP è diventato il bersaglio di Israele. I suoi
leader sono stati perseguitati ed assassinati all'estero ed i suoi membri
arrestati nei Territori Occupati. Distruggendo l'OLP, Israele pensava di
poter eliminare la richiesta palestinese di giustizia ed autodeterminazione.
Una lotta ineluttabile si è protratta per quasi tre decenni, culminando
nella rivolta popolare del 1987 - l'Intifata. Una vittoria palestinese,
che scaturisse nella costituzione di uno stato palestinese col diritto
di ritorno, significherebbe l'ammissione da parte di Israele della colpa
storica inflitta ai palestinesi. Israele non vuole ancora compiere questo
gesto, anche dopo il così detto processo di pace, ed è questa
la ragione per cui non esistono differenze fra il partito Labour ed il
Likud.
Il 13 settembre 1993, il fronte israeliano (sionista) ottenne una vittoria
decisiva. Yasser Arafat, capo dell'OLP, riconobbe il diritto di Israele
di esistere, senza riconoscere il diritto palestinese all'autodeterminazione
ed al rimpatrio. Con un unico colpo di penna, ed una famosa stretta di
mano, non solo accettò la versione israeliana della verità
storica, ma tradì la gente, i veri eroi, della cui causa era forse
stato a lungo il rappresentante - quella gente che aveva conservato la
tessera di profugo per 44 anni (1948-1993).
Israele aveva acquisito il diritto di definire pubblicamente il conflitto
per come aveva sempre fatto: non un conflitto fra lo stato d'Israele e
tutto il popolo palestinese, ma un conflitto fra Israele e 2 milioni di
palestinesi residenti nella West Bank e la striscia di Gaza. Alla luce
della decisione di Madrid-Oslo, il destino di 4 milioni di profughi palestinesi,
che erano stati costretti a vivere all'estero e privati dei loro averi
per 48 anni, era stato trasformato. Da problema nazionale numero uno, riconosciuto
a livello internazionale e ragione dell'esistenza dell'OLP, ora i profughi
erano diventati un puro problema umanitario, da risolvere con l'intervento
degli stati arabi o da lasciare alla pietà degli uffici di immigrazione
nel mondo.
Sfortunatamente Oslo non è una soluzione; non conduce alla creazione
di uno stato, ma alla riorganizzazione dell'occupazione. Sulla base degli
accordi di Oslo sul Nuovo Medio Oriente, Israele normalizzerà i
rapporti con gli stati arabi confinanti e progredirà nella conquista
economica dei loro mercati. Nel frattempo, i palestinesi saranno costretti
ad accettare una soluzione bantu per un terzo della popolazione, ancora
considerato "popolazione eccedente."
La vittoria del partito Likud ha messo alla luce il vile gioco fatto da
Arafat e dai suoi consiglieri. Sono persino arrivati ad accordarsi su segmenti
cruciali dello Statuto Palestinese per placare l'opinione pubblica israeliana
e salvaguardare la vittoria del partito Labour alle elezioni. Queste concessioni
ad Israele hanno ulteriormente indebolito le rivendicazioni palestinesi,
facendo apparire i palestinesi, e non gli Israeliani, come gli aggressori
in questo conflitto. La tragica lezione appresa dal tradimento di Arafat,
è che i palestinesi devono continuare a tenere ben in alto le loro
tessere di profughi, così che il mondo capirà che il problema
è molto lontano dalla soluzione.
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