Monocolture, monopoli, miti e mascolinizzazione dell’agricoltura
di Vandana Shiva

Note introduttive

Sono stata invitata in qualità di relatrice ad un seminario su "I Saperi delle Donne, Biotecnologie e Commercio Internazionale – per promuovere un Nuovo dialogo nel prossimo millennio" alla Conferenza Internazionale sulle Donne e l’Agricoltura che è stata organizzata dal governo canadese ma sponsorizzata da Monsanto. Questa conferenza, dal mio punto di vista, è il tentativo di utilizzare le donne come partner passive all’interno dell’impero totalitario di Monsanto.

Personalmente mi sarebbe piaciuto sfidare l’assunto che vede le donne quali partner di progetti di ingegneria genetica nei raccolti e nel brevetto di semi. Tuttavia, era impossibile per me arrivare fino a Washington, a causa della forte pressione del comitato e del viaggio non-stop che avrei dovuto compiere dall’ India, così ho mandato alle donne della Conferenza sull’Agricoltura il documento che qui includo come mio contributo.

Vi pregherei di farlo circolare per denunciare il tentativo dell’industria delle biotecnologie e degli agribussiness, del governo degli Stati Uniti e del Canada di strumentalizzare il femminismo per interessi patriarcali capitalistici.

27 giugno 1998

 

Rapporto

Direttrice della fondazione per la ricerca della scienza, delle tecnologie e dell’ecologia al Workshop su " I Saperi delle donne, biotecnologie e commercio internazionale – per promuovere un nuovo dialogo nel prossimo millennio" durante la conferenza internazionale su "Donne nell’Agricoltura" Washington 28 giugno 2 luglio 1998.

Sto scrivendo questo rapporto dalla bellissima Don Valley nell’Himalaya dove sono già arrivati i monsoni, e il nostro gruppo di Narvdanya (nove semi – il nostro Movimento Nazionale sulla conservazione della biodiversità) è impegnato con la semina di oltre 300 varietà di riso che stiamo conservando per valorizzare la biodiversità dei raccolti agricoli.

I nostri contadini non usano nessun prodotto chimico o altri corpi estranei. È un sistema di auto rigenerazione che preserva le biodiversità e si sposa con la necessità umana e con i bisogni degli animali della fattoria. Le nostre mucche sono l’alternativa ai fertilizzanti chimici che inquinano il suolo e l’acqua così come costituiscono un’alternativa ai trattori e al petrolio che inquinano l’atmosfera e il clima. Una delle varietà di riso che noi conserviamo e coltiviamo è il "Basmati", il riso aromatico per cui è famosa Dehra Dun. Il riso "Basmati" che i contadini nella mia valle coltivano da secoli è stato pubblicizzato come "un’invenzione fulminante di una nuova linea di riso" da una corporazione americana chiamata Ricetec (no. 5, 663, 454). Il "Neem" che le nostre madri e le nostre nonne hanno usato per secoli come pesticida e fungicida è stato brevettato da un’altra corporazione americana la W.R. Grace. Noi ci siamo opposti alla registrazione del brevetto della Grace nell’Ufficio Europeo Brevetti del Parlamento Europeo.

Questo fenomeno di biopirateria, che attraverso le corporazioni occidentali sta rubando secoli di saggezza collettiva e quelle innovazioni praticate dalle donne del terzo mondo, sta raggiungendo, adesso, proporzioni illimitate. Tali "biopiraterie" vengono mascherate mediante la ricerca di una nuova partnership tra gli agribussiness e le donne del terzo mondo. Noi pensiamo che il furto non possa costituire la base di una partnership. La parola partnership implica eguaglianza e mutuo rispetto. Questo significa che non c’è spazio per le biopiraterie, e che coloro che hanno investito in tali progetti debbano chiedere scusa a coloro i quali sono stati derubati e che si vuole defraudare anche delle loro opere d’ingegno attraverso il monopolio IPR. Le partnership con le donne del terzo mondo comportano un necessario adeguamento dell’accordo WTO/TRIP che al momento protegge i pirati e punisce gli inventori così come nel caso della disputa U.S. /India TRIP. Anche la legge sui brevetti degli Stati Uniti che consente l’arrogante furto della nostra antica saggezza sulle biodiversità deve essere modificata. Questi cambiamenti sono essenziali per proteggere la nostra sapienza collettiva l’innovazione e affinché le donne siano riconosciute e rispettate quali conoscitrici ed esperte sulle biodiversità.

Le donne dedite all’agricoltura sono state le custodi dei semi e le addette alle semenze per millenni. Il riso "Blasmati" è solo una delle 100.000 varietà di riso coltivate dai contadini indiani. Diversità e costanza sono la nostra cultura di semina. Nell’India centrale, che è il Centro Vavilov della varietà del riso, all’inizio delle stagioni agricole, i contadini offrono alle divinità del villaggio le loro differenti varietà di riso e, in seguito, dividono la sementa. Questa festività annuale di "Akti" rinnova la tradizione di salvaguardare le sementi e poi dividerle tra le comunità contadine. Questa ricorrenza stabilisce una partnership tra i contadini e/con la loro terra. Le leggi IPR sulla semina stanno invece criminalizzando questo senso del "dovere" verso la terra e verso gli altri rendendo illegale la salvaguardia dei semi e del loro scambio. Il tentativo di impedire ai contadini di salvare le sementi non è stato fatto solo attraverso le nuove leggi IPR ma anche attraverso le nuove tecnologie dell’ingegneria genetica. La Delta e Pine Land (ora in possesso di Monsanto) e il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA) hanno stabilito una nuova partnership grazie ad un brevetto ottenuto unitamente per far sì che si possa seminare solo ciò che è stato modificato geneticamente assicurandosi così che le piante non germinino durante la mietitura forzando i contadini a comprare semi ad ogni stagione di semina. Il voler porre fine alla riproduzione naturale rappresenta un mezzo per poter accumulare capitale ed espandere il mercato. Pertanto, l’abbondanza della natura e dei contadini si restringe in modo proporzionale all’aumento del mercato economico di Monsanto. Le preghiere che accompagnano le nostre semine sono: "possa questo seme non finire mai". Monsanto e l’USDA dall’altra parte stanno dichiarando: "possa terminare questo seme così che il nostro profitto e il nostro monopolio siano senza fine".

Non si possono creare partnership tra una logica che conduce alla distruzione della rinnovabilità e della rigenerazione della natura e l’impegno alla continuità della vita portato avanti dalle contadine del terzo mondo. Queste due differenti visioni del mondo non solo confliggono – ma si escludono a vicenda. Non ci può essere partnership tra una logica della morte su cui Monsanto basa il suo impero in espansione e la logica della vita su cui le donne del terzo mondo basano la loro partnership con la terra per assicurare sicurezza alimentare alle loro famiglie e alle loro comunità. Ci sono ancora altre dimensioni e prospettive di comune interesse delle contadine del terzo mondo che non possono essere accomunati alle biogenetiche di Monsanto. La più diffusa applicazione dell’ingegneria genetica in agricoltura è la resistenza dell’uso degli insetticidi. Una volta introdotte nel sistema agricolo del terzo mondo queste condurranno all’incremento dell’uso di prodotti chimici aumentando così i problemi ambientali. Questo distruggerà anche le biodiversità, principale nutrimento e base del sostentamento delle donne contadine. Ciò che per Monsanto è solo erbaccia per le donne del terzo mondo è cibo, foraggio e medicina.

Nell’agricoltura indiana le donne usano 150 diverse specie di piante per le verdure, il foraggio e la cura della salute. Nel Bengala occidentale 124 specie di erbacce raccolte dai campi di riso sono molto importanti per gli agricoltori. Nella regione spagnola del Veracruz, Mexico, i contadini utilizzano circa 435 piante spontanee e di specie animali di cui 229 sono commestibili. Il diffondersi del raccolto della Round Up Ready distruggerebbe queste diversità e il valore che esse hanno per gli agricoltori. Si minerebbe anche la conservazione del suolo che ha la funzione di proteggere i raccolti e le mescolanze dei differenti raccolti, conducendo così ad un’accelerata erosione del suolo. Contrariamente ai miti di Monsanto, i raccolti della Round Up Ready sono una ricetta per l’erosione del suolo, non un metodo per la conservazione del suolo.

Invece della registrazione dei brevetti di stampo patriarcale sulla proprietà intellettuale dei semi e l’uso dell’ingegneria genetica nell’agricoltura che insieme stanno distruggendo la biodiversità e i piccoli agricoltori del terzo mondo, sarebbe molto più fecondo riindirizzare la politica agricola verso un sistema centrato sulle donne che promuova la biodiversità basata su un’agricoltura mediante piccole fattorie. Un mito comune usato da Monsanto e dall’industria biotecnologica è che senza l’ingegneria genetica il mondo non può essere alimentato. Tuttavia, mentre le biotecnologie sono progettate per aumentare la produzione di cibo di quattro volte, le piccole fattorie ecologiche hanno una produttività cento volte superiore a quella delle grandi industrie agricole basate su colture tradizionali. Le donne dedite all’agricoltura nel terzo mondo sono prevalentemente piccole agricoltrici. Sono loro a garantire la base per una sana alimentazione, a garantire la sicurezza del cibo anche nella mescolanza con altre specie. La partnership tra donne e biodiversità ha nutrito il mondo attraverso la storia, fino ad ora, e lo alimenterà in futuro. È questo tipo di partnership che bisogna preservare e promuovere per assicurare la sicurezza del cibo. L’agricoltura basata sulla diversità, il decentramento e il miglioramento della produttività delle piccole fattorie attraverso metodi ecologici, una coltivazione centrata sulle donne e una natura amica. In quest’agricoltura centrata sulle donne la conoscenza è condivisa, altre specie e piante sono comuni e non esiste la "proprietà", il proprio sostentamento è basato sul rinnovarsi della fertilità della terra, sulla rigenerazione delle biodiversità e sulla capacità della fattoria di produrre input interni. Nei nostri paradigmi, non c’è posto per le monocolture dei raccolti manipolati geneticamente e per i monopoli dei semi delle leggi IPR. Le monocolture e i monopoli simbolizzano una mascolinizzazione dell’agricoltura. La mentalità di guerra sottintensa ad un’agricoltura militare-industriale è evidente dal nome dato agli insetticida che distruggono l’economia di base per la sopravvivenza delle povere donne nelle aree rurali del terzo mondo. Gli insetticida di Monsanto sono chiamati "Round up", "Machete", "Lasso". Le case produttrici americane che sono emerse con Monsanto chiamano i loro insetticida "Pentagon", "Provel", "Scepter", "Squadron", "Cadre", "Lightening", "Assert", "Avenge". Questo è il linguaggio della guerra, non della sostenibilità. La sostenibilità è basata sulla pace con la terra. La violenza intrinseca ai metodi usati dai produttori dell’agricoltura globale e delle corporazioni delle biotecnologie è una violenza contro le biodiversità della natura, la competenza delle donne e la produttività. La violenza intrinseca alla distruzione della diversità attraverso le monocolture e la distruzione della libertà di salvare e scambiare i semi attraverso il monopolio IPR è inconsistente se paragonato al diverso modo non violento delle donne di conoscere la natura e assicurare dei cibi sani. La diversità dei sistemi di conoscenza e dei sistemi di produzione è il modo migliore al quale guardare per assicurarsi che le donne del terzo mondo continuino a giocare un ruolo centrale in quanto conoscitrici, produttrici e fornitrici di cibo. L’ingegneria genetica e l’IPR deruberanno le donne del terzo mondo e la loro creatività, l’innovazione e il potere decisionale nell’agricoltura. L’agricoltura basata sulla globalizzazione, sull’ingegneria genetica e sui monopoli delle corporazioni al posto delle decisioni delle donne riguardo a ciò che cresce nei campi e a ciò che è scritto in cucina intende stabilire un sistema nutrizionale ed una visione del mondo in cui sono gli uomini a controllare ciò che sta crescendo nei campi e ciò che mangiamo. Le Corporazioni degli uomini, investendo capitale finanziario nelle ruberie e biopiraterie, si presenteranno come i creatori e i detentori (possessori) della vita. Noi non vogliamo una partnership basata su una violenta usurpazione della creatività delle donne del terzo mondo dalle corporazioni biotecnologiche globali che si fanno chiamare "l’Industria delle scienze della vita" anche quando esse spingono milioni di specie e milioni di piccoli agricoltori all’estinzione.

 

1. a) Cultivating Diversity: Biodiversity Conservation and the Politics of the Seed", Research Foundation for Science, Technology and Natural Resource Policy (RFSTNRP), New Delhi, 1993

b) Sustaining Diversity: Renewing Diversity and Balance Through Conservation", RFSTNRP, New Delhi, 1994

c) The Seed Keepers", RFSTNRP, New Delhi, 1995

2. Vandana Shiva, " Biodiversity and IPRs: Lessons from Basmati Biopiracy" and "The Basmati Patent: What it Implies? How Should India Respond? Briefing Papers prepared for the Conference of Parties to the Convention on Biological Diversity held in Bratislava, May 1998

3. Vandana Shiva, K.Vijayalakshmi, K.S. Radha, "Neem: A User's Manual" RFSTNRP, New Delhi and CIKS, Madras, 1995

4. Vandana Shiva, "W.T.O,. Rules Against Democracy and Justice in the U.S. - India TRIPs Dispute", Briefing paper prepared for the Conference of Parties to the Convention on Biological Diversity, Bratislava May 1998)

5. Vandana Shiva, Afsar H.Jafri, Gitanjali Bedi, Radha Holla-Bhar, "The Enclosure and Recovery of the Commons", Research Foundation for Science, Technology and Ecology (RFSTE), New Delhi, 1997

6. Hope Shand, "Harvesting Diversity", RAFI, 1997.

7. UNDP, Agroecology: Creating the Synerginism for a Sustainable Agriculture, 1995

8. Speech delivered by Hendrik Verfaillie, President, Monsanto at the Forum on Nature and Human Society, National Academy of Sciences, Washington D.C.-- October 30, 1997

9. Vandana Shiva, "Betting on Biodiversity: Why Genetic Engineering Will Not Feed the Hungry", RFSTE, New Delhi, 1998

10. a) Vandana Shiva, "Betting on Biodiversity: Why Genetic Engineering Will Not Feed the Hungry", RFSTE, New Delhi, 1998

b) Vandana Shiva, "Globalisation of Agriculture, Food Security and Sustainability, RFSTE, New Delhi, 1998

11. Vandana Shiva, "Most Farmers in India are Women", FAO, 1991

12. a) Vandana Shiva, "The Violence of Green Revolution: Third World Agriculture, Ecology and Politics", TWN, Malaysia, 1991 and the Other India Book Store, Goa, 1993

b) Vandana Shiva, "Monocultures of the Mind: Biodiversity, Biotechnology and the Third World", TWN, Malaysia, 1993 Secretariat of Diverse Women for Diversity Research Foundation for Science, Technology and Ecology A-60, Hauz Khas

New Delhi - 110 016, India

Tel: 91-11-6968077

Fax: 91-11-6856795

Email: vshiva@giasdl01.vsnl.net.in

vandana@twn.unv.ernet.in

http://www.indiaserver.com/betas/vshiva/

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20319-92nd Avenue West

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USA

phone: 425-775-5383

email: beb@igc.apc.org

fax: 425-670-8410 (Please mark the fax"for Burrows".)

  

Ingrid Visseren-Hamakers co-ordinator

GENET

The European NGO Network on Genetic Engineering

Benedenrijweg 403

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The Netherlands

phone: 00-31-10-2927771

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