Sull'allattamento materno

 

Prefazione

La Consulta regionale femminile in occasione della settimana nazionale per l'allattamento materno ha voluto focalizzare l'attenzione su questo gesto naturale, istintivo e meraviglioso per suggerire e stimolare approcci utili ed innovativi a sostegno di tutte le madri che vogliono allattare.

L'allattamento materno, infatti, costituisce un diritto per ogni madre ed è una componente fondamentale ogni nell'assicurare ad bambino il meglio in termini di alimentazione, salute, cure, amore e quindi bisogna proteggere, promuovere e sostenere questo diritto.

Da queste idee è nata la proposta di un libretto che valorizzi e sostenga le donne che vogliono allattare, un libretto che ha voluto riconoscere e rendere visibile la presenza di donne provenienti da culture diverse che vivono nella nostra regione da anni.

Abbiamo voluto così non solo tradurre nelle diverse lingue i 10 passi di avvicinamento all'allattamento ma anche chiedere ad alcune di loro di illustrare brevemente come viene vissuta la maternità nelle loro culture.

Nell'ultima parte sono presenti le indicazioni dei luoghi in cui le donne possono trovare i servizi per loro e per i bambini.

 

Importanza della relazione madre-figlio prima della nascita

(Riflessi sullo sviluppo postnatale)

Jean-Pierre RELIER

Reparto di Medicina neonatale, Maternità Port-Royal, Parigi

Volendo prendere in considerazione le particolarità della relazione madre-figlio alla nascita e le loro conseguenze sulla qualità della vita molto tempo ancora dopo questo momento, è indispensabile conoscere le modalità di organizzazione di tale interazione prima della nascita e sin dalle prime avvisaglie di vita, quando si manifesta nella coppia la" voglia di un bambino ".

Bisogna sapere che la qualità dell'interazione madre-figlio, e quindi della qualità di vita dei bambino in gestazione, dipende unicamente dalla qualità dell'interazione padre-madre considerata in termini sia di benessere, sia di problemi gravi, più o meno consci, più o meno risolti.

Uno degli elementi fondamentali è costituito dai ruolo protettivo della madre, la quale istintivamente è in grado di proteggere il proprio bambino dalle principali difficoltà che le si prospetteranno, e ciò sin dall'inizio della gravidanza.

Analizzeremo il processo di organizzazione nelle quattro fasi della gravidanza:

· la fase della creazione,

· la fase dei concepimento,

· la fase embrionale,

· la fase fetale.

I. La fase della creazione

Si tratta di una fase oggigiorno troppo spesso misconosciuta o addirittura negata e, quindi, ignorata. Eppure è il momento cruciale in cui l'uomo e la donna che si amano prendono coscienza dei proprio potere di generare.

Sin da questo periodo, assolutamente invisibile, impalpabile e per questo inconcepibile agli occhi dei più, la qualità della vita si determina in funzione dell'amore di due persone complementari.

I biologi e i fisiologi dei periodo antenatale tendono a negare l'esistenza di una tale fase. Fortunatamente, gli psichiatri e gli psicanalisti accettano questa idea e insistono sull'importanza della "voglia di bambino" e sulla manifestazione molto precoce dell'interazione tra il figlio desiderato e l'amore dell'uomo per la donna. Il bambino è considerato la materializzazione di un amore totale tra due esseri complementari, che si esprime, schematicamente, a tre livelli [1]:

1. a livello comportamentale, cioè fisico, e si manifesta attraverso il corpo, la voce, gli scambi sensitivo-sensoriali, ma anche attraverso le parole e gli sguardi dei partner;

2. a livello affettivo, e si caratterizza per la valenza sentimentale di ogni scambio tra i partner ed è funzione della capacità di essere in sintonia, cioè di condividere le esperienze emotive e, appunto, affettive;

3. e soprattutto a livello fantasmatico - quello che più ci interessa in questa sede - che è al tempo stesso un livello immaginario (conscio e preconscio) e fantasmatico (inconscio), espressione dell'importanza della vita psichica dei partner e apertura verso la dimensione transgenerazionale, in cui i genitori trasmettono al bambino un certo numero di elementi nascosti della loro storia e della relazione con i rispettivi genitori. L'influenza dello stress in questa fase è estremamente variabile [2]. Molto schematicamente, potremmo distinguere due tipi di stress: quello prodotto dall'ambiente immediatamente circostante, spesso - ma non sempre - conscio, e quello prodotto da questa famosa dimensione transgenerazionale, dominata dall'inconscio. Le conseguenze di tale stress sono molteplici. La più evidente è quell'impossibilità di rimanere incinta che porta spesso a parlare di sterilità, quando invece si tratta di una ipofertilità transitoria che richiede un intervento psicoterapico o psicanalitico.

 

II. La fase dei concepimento

E l'inizio della gravidanza "fisica", caratterizzata dall'unione dell'ovulo e dello spermatozoo nella tuba uterina alcune ore, o alcuni giorni, dopo l'ovulazione.

Questa fase è per definizione a rischio, dal momento che, come ci insegnano gli embriologi e i genetisti, solo il 25, 30% dei concepimenti sono seguiti da una gravidanza.

Le cause di tali interruzioni precoci sono molte e spesso misconosciute: dall'anomalia genetica, che compromette la vitalità, all'aggressione di agenti infettivi o tossici, passando per tutti gli stress psicologici a livello sia conscio, sia inconscio.

Nel corso di una conferenza tenutasi nell'ambito della riunione dei gennaio 1999 della Neonatal Society,Victor HAN [3] ha rivelato che è ormai possibile individuare sulla superficie dell'ovulo i ricettori IGF1, e IGF2. C'è differenza tra la ripartizione di questi recettori prima dei concepimento, dopo il concepimento e all'annidamento nella mucosa uterina. HAN riconosce che uno stress materno al momento della fecondazione può modificare l'equilibrio di questi recettori. Partendo da quest'intuizione di HAN, sarà senz'altro possibile provare in futuro l'importanza dei "fattori ambientali" per la qualità della fecondazione e il proseguimento della gravidanza.

Il ruolo della tuba uterina nella qualità dei concepimento e nella preparazione all'annidamento è stato ben dimostrato da E GANDOLFI [4]. In ognuno dei cinque giorni che seguono l'ovulazione, la mucosa della tuba secerne delle proteine specifiche che svolgono una tripla azione:

1. sullo spermatozoo, aumentandone la mobilità;

2. sull'ovulo fecondato, facilitando la divisione mitotica e attivando il genoma;

3. sulla mucosa uterina, agevolando la preparazione all'annidamento con una complessa azione in cui intervengono numerosi fattori antinfiammatori.

 

III. La fase embrionale

Comincia con l'annidamento nella mucosa uterina e dura fino all'ottava settimana. E' il periodo dell'organizzazione di tutte le principali strutture, periodo di massima crescita, poiché in meno di due mesi, l'essere umano passa dallo stadio monocellulare all'embrione di trentun millimetri, con già otto miliardi di cellule.

Per quanto avvenga sotto l'influenza quasi esclusiva del processo genetico, questa fase di esplosione cellulare è comunque sensibile all'ambiente, grazie alla placenta che alcuni psichiatri, come Michei SOULE', considerano uno degli elementi della triade della gravidanza: madre-feto-piacenta.

Sempre nel corso della citata riunione della Neonatal Society, HAN ha ricordato il ruolo essenziale degli IGF2 deputati all'invasione trofobiastica e, quindi, all'organizzazione placentare. Uno stress psicologico della madre in questa fase iniziale della gravidanza può modificare l'organizzazione placentare e costituire l'origine di manifestazioni vascolari tardive come l'ipertensione arteriosa gravidica, la tossiemia, la pre-eclampsia e il ritardo nella crescita intrauterina (R.C.I.U.).

Alcuni autori avevano già insistito sull'importanza di un buon equilibrio psico-affettivo sin dalle prime settimane, per la prevenzione della prematurità e dei R.C.I.U. [5]. Analogamente, con un intervento psicoterapico e farmacologico tempestivo, è possibile prevenire la tossiemia, l'ipertensione gravidica e il R.C.I.U., evitando le anomalie della microcircolazione piacentare constatate con l'esame anatomopatologico della placenta dei feti interessati [6].

 

IV. La fase fetale

E' questa la fase per la quale disponiamo di un maggior numero di dati sia clinici, sia sperimentali.

A - Lo stress acuto

In questo capitolo, prendiamo soltanto in considerazione lo stress acuto emotivo o psico-sensoriale e affettivo, tralasciando gli stress puramente fisici dovuti ad aggressioni. Ancora una volta, disponiamo di dati che derivano da osservazioni su soggetti umani e da esperimenti con animali e che paiono complementari. Nella donna, uno stress psico-sensoriale e affettivo acuto è spesso seguito da un'angoscia o ansietà subacuta che è alla base di una forma di "abbandono" estremamente deleteria per il feto, soprattutto se tale stress interviene in uno dei momenti critici dello sviluppo cerebrale.

I dati sperimentali sono relativamente recenti. Nel 1972, Ronald MYERS ha iniziato ad interessarsi delle conseguenze dello stress emotivo acuto nelle femmine di scimmia. Tra i numerosi esperimenti sull'analisi della sofferenza fetale acuta (SFA) provocata da aggressione sul feto o sulla madre, è importante citare quello dei settembre 1973 a Glasgow, nel quale un unico stress psicologico subito dalla madre ha provocato una SFA [7].

Nel corso di questa serie di esperimenti, MYERS ha confermato che i segni biologici dell'asfissia fetale (abbassamento della PO2 e dei pH, aumento della PCO2) non si manifestano mai se la scimmia è anestetizzata al momento dell'inserimento chirurgico dei cateteri fetali e materni. Al contrario, i segni di SFA si manifestano sempre, e per ogni modello, quando la scimmia si sveglia per la cessazione degli effetti dell'anestesia, esattamente cinquanta secondi dopo il risveglio. MYERS ha dunque ritenuto che la SFA non fosse dovuta all'atto chirurgico in sé, né alla aggressioni meccaniche, ma piuttosto alla stimolazione del sistema simpatico della madre quando, al risveglio, si liberano catecolamine ed altri ormoni medullosurrenali per effetto dell'angoscia della madre - legata alla sedia operatoria e spaventata dall'ambiente inusuale - e quindi unicamente dell'aggressione psico-affettiva.

Tutti i segni biologici di SFA spariscono completamente non appena la scimmia viene rianestetizzata (aumento della PO2 e dei pH, diminuzione della PCO2). MYERS ha perfezionato ulteriormente questi esperimenti variando il tipo di aggressione psico-affettiva. In alcuni casi, uno stress definito "minore" dall'autore ha invece provocato alterazioni drammatiche, rendendo necessario anestetizzare nuovamente la madre per salvare il feto.

Nell'ambito della presentazione di questi dati, MYERS ha fatto una rapida panoramica sulla letteratura dell'epoca e ha ricordato che le osservazioni su soggetti umani in cui l'angoscia cronica ha causato ritardi nella crescita intrauterina (R.C.I.U.) e anomalie della morfologia e della vascolarizzazione placentari [8]. Già nel 1972, MYERS aveva gettato nuova luce sul ruolo dell'anomalia precoce dell'interazione madre-feto nella produzione di lesioni vascolari placentari che si manifestano solo più tardi, sotto forma di un semplice R.C.I.U. o di un'ipertensione gravidica o di una tossiemia.

Sempre nel corso di questa storica conferenza, MYERS ha citato gli studi di GRIMM [9] sull'importanza delle indagini psicologiche su madri che abbiano subito ripetuti aborti spontanei e sull'utilità di una psicoterapia preventiva, come ugualmente indicato da JAMES [IO].

Per quanto riguarda ancora il singolo stress acuto, non si può non restare colpiti dalle "anomalie dei dermatoglifi" provocate da uno stress materno occorso nel secondo terzo della gravidanza, sia nei macachi, sia negli esseri umani. A questo proposito, esistono due pubblicazioni molto interessanti. Quella di NEWELL-MORRIS et al. [11] attesta, nei macachi, che uno stress psico-sociale materno produce nei nascituri un'asimmetria dei dermatoglifi tra la mano destra e la mano sinistra molto più accentuata di quella riscontrata nel gruppo di controllo. Le stress materno non genera differenze significative dal punto di vista della durata della gravidanza, né del peso alla nascita, né della media di sopravvivenza. In compenso, un'asimmetria molto evidente dei dermatoglifi tra la mano destra e la mano sinistra (8 contro 13) è sempre associata ad una più elevata mortalità perinatale.

La pubblicazione di BRACHA et al. [12] conferma questa nozione per l'essere umano e permette inoltre di chiarire le interazioni epigenetiche dell'ambiente e della genetica nella determinazione della schizofrenia. Gli autori ricordano che il secondo trimestre della gravidanza nella specie umana è un periodo importante per la massiccia migrazione di neuroni verso la corteccia cerebrale. In questo stesso periodo, le cellule dermiche delle papille delle dita migrano per formare i dermatoglifi. Sulla base di dati come quelli forniti da NEWELL-MORRIS et al. [11], gli autori hanno cercato di determinare il diverso grado di tolleranza di uno stress psicologico materno in coppie di gemelli monozigoti discordanti per la schizofrenia, in 23 coppie su 30 (sette coppie erano normali). Il risultato è impressionante: in ogni coppia, il gemello discordante per la schizofrenia aveva una differenza significativa in più o in meno - dei numero di creste papiliari rispetto ai fratello. Vale a dire che in nessuna delle coppie con gemelli discordanti per la schizofrenia i fratelli avevano un numero di creste digitali che fosse simile, nonostante il loro carattere omozigotico. Gli autori ne hanno dedotto che gemelli anche omozigotici possono reagire in modo diverso ad uno stesso stress materno occorso nel secondo trimestre di gestazione, a tal punto che è possibile che uno solo dei due gemelli manifesti le conseguenze di tale stress, nella fattispecie la schizofrenia. Queste constatazioni rendono più comprensibile l'osservazione dei 1978 di HUTTUNEN e NISKANEN sulla persistenza, nell'essere umano, delle anomalie di comportamento molto tempo dopo la nascita. Questi autori [13] hanno dimostrato che, in adulti il cui padre è deceduto prima della nascita, la manifestazione di atti criminali e di patologie psichiatriche è superiore a quella registrata in adulti il cui padre è morto nel corso dei primo anno successivo alla nascita. Questa constatazione induce a pensare che lo stress materno possa non soltanto influire direttamente sul feto, ma anche provocare effetti permanenti. Certe patologie psichiatriche, tra le quali alcune particolarmente gravi e ben definite, possono verosimilmente essere originate da gravi anomalie della relazione madre-figlio dovute ad un'angoscia "acuta" subita dalla madre nel corso della gravidanza. HUTTUNEN insite sulla gravità di alcuni traumi subiti tra il terzo e il quinto mese di gestazione, periodo in cui si forma il talamo che, secondo TREVARTHEN [14], è il primo centro dell'emozione. Quanto al ruolo protettivo della madre, questo è ampiamente dimostrato dalle gravidanze svoltesi in condizioni particolarmente drammatiche nel corso dell'ultima guerra, nelle quali, malgrado l'angoscia subacuta di alcune coppie, la donna ha, al termine della gestazione, messo al mondo un bambino normale [I 5].

B - Lo stress cronico o subacuto

Fino a pochi anni fa, disponevamo praticamente solo di studi retrospettivi. I meno recenti riguardavano avvenimenti significativi come morti in utero o nascite molto premature con morte dei neonato - in popolazioni esposte ai drammi della guerra: migrazioni, paura, carestia [15]. Nel 1941, SONTAG [16] fu il primo a stabilire un nesso tra lo stress della madre durante la gravidanza e il ritardo nella crescita intrauterina. SHAW nel 1970 e NEWTON nel 1984 sostenevano l'esistenza di una relazione inversa tra l'ansietà della madre e il peso dei bambino [17]. In Francia, N. MAMELLE parlava anche di un aumento della frequenza dei parti prematuri [18]. Nel 1957, STOTT insisteva sul ritardo mentale dei bambino nato da madre stressata [19]. Nel 1965, SONTAG segnalava che il riflusso gastrointestinale era più frequente nei bambini nati da madre ansiosa [20]. Gli studi di CHOQUET pubblicati nel 1982 [21] e nel 1985 [22] evidenziavano la relazione tra lo stato globale dei bambino a tre anni e quello della madre e della famiglia durante la gravidanza. I bambini frutto di gravidanze "perturbate" soffrivano più spesso di turbe dei sonno e dei carattere, di difficoltà alimentari e digestive, di rinofaringiti, di otiti ricorrenti e persino di bronchiti, assumevano più sedativi e avevano più incidenti tra i 18 mesi e i 3 anni. Insomma, erano bambini difficili - spesso molto difficili - in proporzione superiore al gruppo campione. Nel 1973, STOTT aveva già completato questo tipo di studi e aveva dimostrato [23] che, nella sua serie, tali disturbi pediatrici erano da mettersi in relazione con stress emotivi vissuti dalla madre durante la gravidanza, mentre le patologie di carattere ostetrico non influivano sulla manifestazione di questo genere di disturbi.

Sempre per quanto riguarda lo stress cronico, un interessante contributo è stato fornito nel 1990 dallo studio prospettico di S. RICHARD [24].

RICHARD ha riunito nella clinica ostetrica universitaria di Tours 100 donne incinta estratte a sorte e sottoposte a valutazione psico-affettiva, tramite questionario, a sei mesi di gravidanza e di nuovo appena prima del parto. Ognuno dei neonati ha potuto essere esaminato almeno due volte: alla nascita, per indagare gli aspetti relativi ai problemi dell'adattamento alla vita aerea, e tra i sei e gli otto mesi, per studiare il carattere e lo stato di salute fisica. Sono stati individuati tre gruppi di madri in base all'equilibrio psichico: il gruppo A, con 47 gravidanze normali, senza anomalie psicologiche o psicoaffettive gravi; il gruppo B, con 29 gravidanze mediamente problematiche, caratterizzate da anomalie psicoaffettive "compensate"; il gruppo C, con 24 gravidanze caratterizzate da seri disordini psicoaffettivi manifestatisi sotto forma di gravi disagi psicologici quali rifiuto dei bambino, abbandono, decesso o ogni altro incidente in grado di perturbare molto l'equilibrio psicologico della madre e quindi la relazione madre-figlio. I risultati hanno dimostrato una significativa differenza tra i gruppi A e C per quanto riguarda i parti prematuri (4% per il gruppo A, 17% nei gruppi B e C), i parti problematici (12% nel gruppo A, 25% nel gruppo C), i problemi neonatali (4% nel gruppo A, 13% nel gruppo C) e i problemi alimentari nel corso della prima settimana di vita (9% nei gruppo A, 40% nel gruppo C). Nel corso dei primo anno, le differenze sono state ancora evidenti: disturbi dei sonno (2% nel gruppo A, 20% nel gruppo C), disturbi alimentari (13% nel gruppo A, 24% nel gruppo C), problemi ORL (13% e 29%), spasmo dei singhiozzo (10% e 33%), problemi vari (15% e 58%) e temperamento "difficile" (30% e 76%). Infine, nell'8% dei soggetti dei gruppo A e nel 43% del gruppo C si è riscontrata l'associazione di almeno due problemi di salute. L'interpretazione che RICHARD, e molti altri, hanno dato di questi dati è che tutte le influenze negative, come l'ansietà materna, rischiano di nuocere alla fragile interazione madre-figlio.Tra i vari fattori, i problemi emotivi vissuti dalla madre durante la gestazione possono contribuire ad alimentare l'ansietà materna dopo la nascita e provocare un conflitto affettivo.

Nella nostra esperienza di gravidanze patologiche, vi è certamente un denominatore comune: l'angoscia della madre, qualunque ne sia l'origine. Molto spesso, questa angoscia è difficile da evidenziare perché mascherata dalla disciplina che la madre si impone per educazione. Sfortunatamente, il fatto che l'angoscia non si manifesti non significa che sia stata compensata, equilibrata, e che quindi sia meno aggressiva, o addirittura formativa, per il feto in via di sviluppo. Alcuni studiosi sono già riusciti a provare sperimentalmente l'anormale secrezione di catecolamine nei casi di angoscia cronica e la relazione esistente tra l'entità di questa secrezione cronica e lo sviluppo fisico dei bambino e il comportamento di quest'ultimo nei confronti della madre.

Quindi, lo stress psicoemotivo subacuto o cronico può già fornire una spiegazione fisiopatogenica soddisfacente delle conseguenze di una patologia materna o parentale sullo sviluppo dei feto.

C - Lo "stress" ambientale

L'interrogativo insito nel titolo di questo intervento, riguardo in particolare ai riflessi sullo sviluppo POSTNATALE, impone di soffermarsi anche su quali particolari avvenimenti nel corso della gravidanza possano modificare lo sviluppo dei feto e dei bambino. Non è questa la sede per affrontare, nemmeno rapidamente, questioni come le conseguenze delle intossicazioni o di alcune malattie che, giustamente, possono essere assimilate ad uno stress subacuto o cronico.

Tuttavia, nell'ambito di questa analisi, è forse più opportuno parlare di "impronta", piuttosto che di stress.

Nel corso delle Giornate nazionali di neonatologia di Parigi dei 1996, Jacques BATTIN ha affrontato l'importanza dell'impronta genomica e ambientale precoce per il futuro dell'individuo [25].

Le impronte che influiscono sull'evoluzione dell'individuo sono numerose e provengono non soltanto dal contesto socio-educativo, dal vissuto emotivo, dai messaggi parentali di permesso o di divieto che condizionano il comportamento, ma anche dall'impronta genomica e dagli effetti precoci dell'ambiente che avranno conseguenze sullo sviluppo e sulla salute dell'adulto.

Influenza dell'ambiente durante la gravidanza

Nel corso dello sviluppo fetale, ci sono sempre periodi critici corrispondenti a certe fasi di crescita, prima, e di differenziazione funzionale, poi, durante le quali si formano strutture e funzioni. Ecco perché ogni possibile influenza, soprattutto di carattere nutrizionale, può alterare lo sviluppo di alcuni tessuti o sistemi, con ripercussioni che diventano evidenti soltanto più tardi, nella vita adulta.

David BARKER e la sua équipe di epidemiologia ambientale di Southampton si dedicano ormai da più di dieci anni allo studio degli effetti dell'ambiente intrauterino. Questi rigorosi studi epidemiologici paiono dimostrare che l'ipertensione arteriosa, le disfunzioni lipidiche, il diabete mellito non insulinodipendente e l'iper-fibrinogenemia, cioè i "fantastici quattro" della malattie coronariche, sono programmati durante la vita fetale e sono la conseguenza ritardata di precoci condizioni ambientali sfavorevoli, il che si traduce nel ritardo di crescita intrauterina e nello scarso peso dei neonato e dei bambino di un anno [26].

Non possiamo qui illustrare compiutamente le altre ricerche condotte in questo settore.

Tuttavia, è interessante constatare che l'équipe di BARKER ha evidenziato in tutti gli adulti malati prese in considerazione delle anomalie dei dermatoglifi [27] che sembrano veri e propri testimoni di "anomalie", se non addirittura di "stress", verificatesi durante la vita intrauterina, come constatato da NEWELL-MORRIS negli studi già citati [11].

Conclusioni

Lo studio dell'importanza della relazione madre-figlio prima della nascita permette di considerare tutti gli elementi che possono modificare, alterare o interrompere, per lassi di tempo più o meno lunghi, la qualità dello scambio bio-affettivo tra la madre, la coppia e il bambino che si sta formando.

Questa esposizione, un po' lapidaria, delle basi della biologia dello sviluppo fetale non rende assolutamente conto dei ruolo della madre, la quale non solo è in grado di proteggere efficacemente il suo bambino dall'influenza della maggioranza dei fattori ambientali, ma contribuisce anche in modo fondamentale alle capacità di guarigione" che, grazie al potere plastico, conducono ad una restitutio ad integrum di quasi tutti gli organi che caratterizzano questa fase di sviluppo.

Com'è risaputo, in particolare nei settore della neurobiologia dello sviluppo, questa capacità di recupero è enormemente e influenzata dalla qualità del legame madre-figlio. I fattori ambientali possono effettivamente sembrare veri e propri fattori di stress durante lo sviluppo fetale, ma - anche dimostrato che l'emozione, la gioia e il dolore della madre esercitano un'influenza fondamentale, alla stregua dell'apporto nutritivo ed energetico e della qualità dello scambio placento-fetale. Ed è così che l'Amore, di cui non possiamo ancora misurare l'impatto, rappresenta sicuramente il miglior stimolo periferico e ambientali per la crescita e l'equilibrio di un essere umano di qualità [28].

 

1 . RELIER JP: Le néonatologue face à l'empreinte. In: JP Relier, ed. Progrès en Néonatologie, n' I 6. Karger, Paris, 1996, pp233-240.

2. RELIER JP: Influence of maternal stress on fetal behavior and brain developme,t. Biol. Neonate, 2001 ; 79:168-71.

3. HAN V: Fetal nutrition and the paracrine regulation of fetal growth. Keynote lecture.The neonatal Society. Joint meeting with the Paediatric Section of the Royal Society of Medicine London 20, January 1999.

4. GANDOLFI F: Function of proteins secreted by oviduct epithelial celis. Microscopy Research and Technique, 1995 ; 32:1-12.

5. MAMELLE N: Composantes psychologiques dans l'étiologie ce la prématurité. Gynécologie et Psychosomatique, 1990;3:5-10.

6. BEAUFILS M, UZAN S: Prévention ce la pré-éclampsie et du RCIU. In: JP Relier, ed. Progrès en Néonatologie, n' 9. Karger, Paris, 1989, pp. 125-33.

7. MYERS RE: Production of fetal asphyxia by maternal psychological stress. III- International Symposium EPH-Gestosis, Giasgow, 26-29 September 1973. In: Organisation Gestosis Press 1975. Edit.: ET Rippmann. CH-Basel, H Stamm, CH-Baden, HP Mc Ewan GB-Giasgow, P Howie GB-Giasgow.

8. MYERS RE:The pathology of the rhesus monkey piacenta. Acta Endocrin Suppi 1972; 166:221-257.

9. GRIMM ER: Psychological investigations of habitual abortion. Psychosom Med 1962; 24:369-378.

1O. JAMESWH:The problem of spontaneous abortion X.The efficacy of psychotherapy.Am J Obstet Gynec 1963; 85:38-40.

11. NEWELL-MORRIS LL, FAHRENBRUCH CE, SACKETT GS: Prenatal psychological stress, dermatogiyphic asymetry and pregnancy outcome in the pigtailed macaque. Bioi Neonate 1989; 56:61-75.

12. BRACHA HS,TORREY EF, GOTTESMAN II, BIGELOW LB, CUNNIF C: Second trimester markers of fetal size in schizophrenia : a study of monozygotic twins. Am J Psychiatry 1992; 149:1 355-136 I.

13. HUTTUNEN RO, NISKANEN P: Prenatal loss of father and psychiatric disorders. Arch Gen Psychiatry 1978; 35:429-43 I.

14. TREVARTHEN C: Le développement du cerveau et la psychologie fetale in III° Journées européennes "naissance et avenir". Montpellier 15-16 décembre 1994.

15. ANTONOV AN: Children born during the siege of Leningrad in 1942.J Ped 1947; 30:250-259.

16. SONTAG LW:The significance of fetal environmental differences.Am j Obstet Gynecoi 1941;42:996-1003.

17. NEWTON RW, HUNT LP: Psychosocial stress in pregnancy and its relation to low birth weight. Br Med J 1984; 288:1 191-1194.

18. MAMELLE N, LAUMON B, LAZAR P: Prematurity and occupational activity during pregnancy.Am J Epidemiol 1984; 1 I 9:309-322.

19. STOTT DH, CAMB MA, LOND Ph: Physical and mental handicaps following a disturbed pregnancy. Lancet 1957, 18: 1006-1012.

20. SONTAG LW: Implications of fetal behavior and environment for adult personalities.Ann NY Acad Sci 1965; 134:782-786.

21. CHOQUET M, FACY F, LAURENT F, DAVIDSON F: Les enfants à risque en áge préscolaire. Mise en évidence par analyse typologique.Arch F Pédiatr 1982; 39: 185-192.

22. CHOQUET M, LEDOUX S: La valeur pronostique des indicateurs ce risques précoces. Etude longitudinale des enfánts à risque à 3 ans.Arch F Pédiatr 1985; 42:541-546.

23. STOTT DH: Follow-up study from birth of the effects of prenatal stresses. Develop Med Child Neuroi 1973; 15:770-787.

24. RICHARD S: lnfluence du vécu émotionnel ce la femme enceinte sur le tempérament et la santé physique du nourrisson. In: JP Relier, Ed, Progrès en néonatologie, n°10, Paris, Karger, 1990, pp.202-223.

25. BATTIN J: Empreinte génomique et environnementale precoce dans l'avenir de l'individu. In: JP Relier, Ed, Progrès en néonatologie, n° 16, Paris, Karger, 1996, pp.241-255.

26. BARKER DJP:The intrauterine origines of cardiovascular diseases.Acta Paed Suppl 1993;391:93-99.

27. GODFREY KM, BARKER DJP, CLOKE j, OSMOND L: Relation of fingerprints and shape of the palm to fectal growth and adult blood pressure. Brit Med J 1993; 307: 6901,405-409.

28. RELIER JP, LAUGIER j, SALLE B:Avant-propos. In: Médecine périnatale (foetus et nouveau-né). Fiammarion Médecine-Sciences, Paris, 1989, XXII.

Consigliamo inoltre:

JP, RELIER: Amarlo prima che nasca. Ed. Le lettere, Firenze.

FRANCA MAFFEI: Primo cibo, primo amore, Ed. Franco Angeli, Le Comete, Milano, 2000.

RICCARDO DAVANZO: Manuale dell'allattamento al seno, Ed. Il pensiero scientifico, Roma, 1995.