L'acqua in Algeria
Una scarsità che sfida il tempo
di Aicha Bouabaci

Il problema dell’acqua in Algeria è cruciale. L’Algeria deve fare i conti con questo problema da sempre, essendo il nostro paese privo di corsi d’acqua abbastanza importanti - ad eccezione del "Chelif", che può forse essere considerato un fiume di media importanza – visto che le precipitazioni irregolari, insufficienti e parziali comunque coprono soltanto il "Tell" (il nord del territorio). Tuttavia, durante il periodo coloniale questo problema si poneva con minor acutezza; le autorità coloniali privilegiavano la distribuzione e l’approvvigionamento dell’acqua nei centri urbani, a favore delle popolazioni europee che costituivano la maggioranza. All’interno del paese, gli immensi domini coloniali disponevano spesso di propri sistemi di irrigazione costituiti da grandi bacini e sbarramenti, da dove si distribuivano numerosi canali. Si trattava di un sistema semplice senza nessuna particolare pretesa ma caratterizzato da una grande efficacia rafforzato anche dalla buona capacità pratica dei fittavoli. Lo stesso ordine la stessa regolarità, la stessa efficienza può essere constatata oggi, in alcune regione del Sud dell’Algeria, dove l’equità presiede attraverso questo sistema a dente di pettine differentemente orientato mediante –l’acqua dei canali, secondo le rotazioni dei coltivatori, per l’irrigazione dei loro giardini (a Timimoun, Ouargla, Adrar per esempio). L’Algeria contava nove milioni di abitanti nel 1962, la popolazione è attualmente cresciuta arrivando a trenta milioni, il tasso di urbanizzazione è vicino al 70%. Vale a dire che le cifre e le opportunità di ieri crollano davanti ad una realtà allarmante. Le città vacillano sotto il peso della sovrappopolazione. Algeri è costruita per ricevere 800.000 abitanti, ne ha accolti più di quattro milioni. Oran la seconda città dell’Algeria conta 1.500.000 per abitanti, anticamente era stata costruita per circa 200.000 abitanti.

L’acqua deve dunque subire una ripartizione più seria, una distribuzione più articolata considerando anche che le riserve sono rimaste immutate. Pochi sbarramenti sono stati rinnovati. La difficoltà si è accresciuta con la scelta dei governatori dell’epoca di privilegiare le grandi realizzazioni industriali, il cui funzionamento necessitava un rifornimento d’acqua rilevante – alla popolazione non restava quindi che subire e condividere la penuria aggravata dai condotti dell’acqua diventati troppo vecchi. Era stato creato un Ministero che si è occupato per un lungo periodo della distribuzione dell'acqua, ma bisogna constatare che nessuna politica realistica dell’acqua è stata mai ideata e praticata. Le condizioni di vita imposte agli algerini, dovute alla rapida rarefazione dell’acqua, si sono presto degradate. La mancanza d’acqua ha portato ad un immediato e sfrenato aumento del costo al metro cubo nelle città, dove il razionamento dell’acqua è frequente, si pensi che l’alimentazione dei canali si effettua qualche ora al giorno ogni tre giorni. A Oran, la crisi ha raggiunto l’apice. In questa grande città portuale, l’acqua dolce è praticamente sparita dalla rete di distribuzione da alcuni anni, ed è l’acqua di mare che scorre nei rubinetti secondo i "capricci" dell’impiegato incaricato dell’apertura delle paratoie, il che capita una volta alla settimana, una volta ogni quindici giorni. Quest’acqua salata distribuita così parsimoniosamente modifica anche le abitudini della comunità. Come prepare il caffè, il tè, se il gusto non è più lo stesso? Per ritrovare il sapore originario del tè alla menta o del caffè, c’è bisogno di acqua potabile dolce e questa bisogna comprarla. Le cisterne dell’acqua si fermano di tanto in tanto davanti le case e agli immobili, e gli abitanti fanno il pieno di alcuni bidoni. Queste le prime spese non ufficiali per l'approvvigionamento dell’acqua, seguirà la fattura dell’impresa nazionale incaricata della distribuzioni dell’idrica. Anche l’acqua salata si paga più o meno lo stesso dell’acqua minerale, che si compra ("Saida") ad un prezzo certo non modico magari per arrestare la sete di un malato senza il rischio di accrescere la febbre attraverso l’introduzione di qualche microbo. Questa penuria ha cambiato le abitudini, il modo di vita delle popolazioni per l’intero territorio. Le stanze da bagno si sono trasformate in depositi d’acqua, ripiene di bidoni, secchi e bacinelle di plastica di tutti i colori, e di tutti i formati. La vasca da bagno, riempita d’acqua non aspetta i corpi per un piacevole momento distensivo, ma cumuli di vestiti, da lavare, sciacquare, asciugare. L’Hamman (i bagni pubblici), una volta luogo di socialità riservati alle donne, dove avevano luogo incontri conviviali, dove si concludevano matrimoni (non è in questi luoghi che si scopre la bellezza nuda delle giovani ragazze?), dove le donne potevano, infine, rilassarsi e occuparsi del proprio corpo, attualmente viene utilizzato per l’igiene quotidiana visto che la stanza da bagno non serve più a quest’uso…senza acqua, senza lo spazio necessario. Le famiglie si recano più volte agli "Hamman", anche per settimane quando i soldi glielo permettono; il prezzo d’ingresso ai bagni è chiaramente aumentata, e quando una donna deve fare il bagno a molti bambini, questa sortita igienica si rivela costosa. La permanenza agli "Hamman si alternano: la mattina e la sera le sedute sono riservate agli uomini, durante il giorno sono riservate alle donne. L’aspetto delle case e dei palazzi si è trasformato: i tetti e i balconi vecchi o nuovi si vedono adorni di sgraziate cisterne in zinco che hanno la funzione di conservare e di dispensare l’acqua diventata oramai preziosa. Questo mutamento dei costumi favorisce, certamente la creazione di nuovi impieghi quali: il venditore d’acqua potabile – figura totalmente differente da quelli che davano da bere alla gente nei vecchi mercati in Marocco, in Egitto con i tipici "guerrab" di rame luccicante – sostituiti da cisterne e da utensili in plastica di uso comune. È vero che il nostro paese è produttore di petrolio, una sorta di manna che ci assicura un reddito in valuta, le trivellazioni e le scoperte si moltiplicano nel Sud dell’Algeria, ma questo avviene senza che nessun miglioramento sia apportato nella vita quotidiana di tutti gli algerini. Il "Fellah" (il contadino) si indebita, fortemente, per forare il suolo alla ricerca d’acqua e di conseguenza si vede costretto a scaricare il carico delle spese sostenute sul prezzo dei prodotti agricoli che venderà. Il costo della vita generale resta sorprendente alta in Algeria per tutti i prodotti locali e di consumo quotidiano. La vita è diventa molto cara anche rispetto agli altri paesi del Maghreb e in Egitto dove i più poveri si possono almeno sfamare. Bisogna, pertanto, arrendersi all’evidenza, l’Algeria è povera d’acqua e tutti i governi che si sono succeduti hanno fallito la loro missione. Liberare le sorgenti, dar da bere alla popolazione assetata a tutti i livelli, è questo un obiettivo primario. Ho parlato dell’angoscia vissuta dalle famiglie, dalle donne e dai bambini in particolare, a causa della penuria dell’acqua, delle lunghe notti insonni passate dalle donne per tentare di recuperare un minimo di riserva d'acqua indispensabile. I bambini vengono sottratti all’obbligo scolastico, soprattutto nelle campagne, per andare a cercare l’acqua lontano dall’abitazione. Un tempo si sottraevano alla scuola, senza rimpianti, oggi le ragazze e i ragazzi si preoccupano della loro condizione. I genitori si rendono ben conto che l’acqua da una parte, e l’istruzione dall’altra, sono necessarie per costruire il proprio avvenire. L’acqua, sorgente di vita, l’istruzione sorgente di sviluppo. Per sopravvivere, gli algerini si dissetano con l’umorismo: caricature e canzoncine alla moda vengono composte per dimenticare la mancanza d’acqua, aspettando giorni migliori.

E giorni migliori sono stati promessi dai vari programmi elettorali dei differenti governi che nel tempo si sono succeduti: avevano proposto programmi di sviluppo che annunciavano la costruzione di dighe di sbarramento "fra le più grandi del mondo", questo avveniva nel momento in cui il prezzo del barile era al suo top: circa 40$ U.S.

Che dire, oggi, che le quotazioni del prezzo del petrolio sono 'malauguratamente' ribassate? Le dighe realizzate sono pochissime e quelle preesistenti hanno conosciuto un terribile invasamento dovuto alla mancanza di sostentamento e di drenaggio, e alla forte erosione del suolo causata dalle coltivazione delle terre. La loro reale capacità, dunque, rimane fortemente compromessa. Sembra chiaro, oggi, che una politica di pianificazione dell’acqua più adeguata si dovrebbe orientare, preferibilmente, verso la costruzione di dighe di modeste dimensioni, sia per numero e per costi di mantenimento, invece di realizzare imprese gigantesche, aiutate dalla cooperazione tecnica internazionale e spesso non portate a termine e. Alcuni politici hanno avuto l'ardire di proporre la realizzazione di un mare nel Sahara; proposito quest'ultimo accolto dalla gente con grande ironia. Tuttavia il personaggio politico che l'ha proposto era serio, e nel rendiconto del 1960/70, sul rapporto delle Nazioni Unite (PNUD), si faceva riferimento all’esistenza nel Sud-Est dell’Algeria di un vero mare nel deserto. Dopo qualche anno, d’altronde, è stata consigliata la realizzazione di strutture per il dissalamento dell’acqua del mare, per colmare il deficit nelle città e nelle zone industriali, sulle rive del Mediterraneo, e ad Oran, principalmente.

Sono queste le soluzioni migliori? È davvero facile deviare l’acqua del Sahara verso il Nord, quando quest’ultima potrebbe essere rinvenuta?

L’Algeria, attualmente, si trova schiacciata dal debito internazionale e dalle rimesse. Senza contare le crisi politiche che ha subito dopo tre lunghi anni; e poi devono essere presi in considerazione solo i costi monetari? Non sarebbe meglio cercare di recuperare dopo così tanto tempo i fondi necessari per riportare l’acqua nel paese, l’acqua che è fonte di vita quando, invece, dopo tanti anni, si affrontano ancora spese per mantenere in piedi una guerra impietose che uccideranno la vita? Voglio terminare il mio intervento con questa storia che si tramanda dalla regione del Tlemcen, ad Ovest dell’Algeria.

La sorgente di "Sidi Kanoun" è una delle più venerate dalle Marabouts. Era un luogo di pellegrinaggio per le donne della regione. Le donne che avevano problemi nel generare bambini si bagnavano nelle acque nude, lanciando delle grida di gioia e di forza: "You-You" La leggenda racconta che al suono dei "You-You" l’acqua scorreva più forte. Era il segno che la divinità aveva ascoltato le voci e le preghiere delle donne. Questa sorgente oggi è misteriosamente scomparsa, e con essa il suo rito ancestrale. La portata della sorgente "Sidi Kanoun" e sicuramente stata captata in seguito a trivellazioni intensive. Altri corsi d’acqua si sono seccati. Di alcuni corsi d’acqua non resta che il nome. Da tempo non si verificano più piene. La natura da un lato, l’opera dell’uomo dall’altro, hanno contribuito a disseccare ogni sorgente di speranza per il popolo algerino. Bisognerà sperare in un’altra fonte miracolosa come quella di "Sidi Kanoun" simbolo di fecondità e speranza?