Kim
Lefevre: figlia di due mondi il difficile percorso verso l'identita' di una donna, figlia illegittima e meticcia |
di Antonia Benedetto
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<< Sono nata a Ha Noi, in un giorno di primavera, prima della Seconda Guerra mondiale, dall' effimera unione fra una giovane annamita ed un francese. Non ho prove tangibili né ho cercato di saperne di più. Vivevamo in una società in cui la nozione del tempo quantificato non esisteva. Sapevamo che la nostra vita si divideva in grandi periodi : l'infanzia, la pubertà e, per le ragazze, il periodo mestruale che segnava l'età della capacità riproduttiva , dunque l'avvicinarsi del matrimonio; vi erano poi il tempo della maternità vero e proprio , quello in cui si diventava "suocera" - quando finalmente, se la sorte vi aveva permesso di generare un figlio maschio - veniva acquisito il diritto di regnare su di una nuora timorosa . >>. Così inizia Metisse blanche, romanzo in parte autobiografico di Kim Lefèvre, scrittrice e giornalista franco- vietnamita, con una grande passione per il teatro. <<Penso che sul Viet Nam, - dice - nessuno abbia scritto qualcosa di simile, quanto meno non in Francia. Nessuno mi pare, sia riuscito fino ad ora, a rappresentare il Viet Nam con un'immagine interiore come quella che ho cercato di delineare, descrivendo un paese che amo attraverso i suoi colori , i suoi odori, le sue tradizioni>>. Ed è certamente un romanzo intimista, Metisse blanche che racconta la difficile ricerca della propria identità di una giovane, vittima di una triplice "diversità" : il meticciato, la condizione di figlia illegittima e l'essere donna in una società endogamica fortemente segnata dai valori dell'etica confuciana. E', in realtà la storia non di una ma di due donne, figlia e madre, il cui destino assomiglia a quello di tante altre madri e di tante altre figlie che hanno condiviso il colonialismo francese o il neo-colonialismo americano in Viet Nam. Kim Lefèvre, nel raccontare il suo disagio e la sua solitudine dà voce a tutti quei volti . L’autrice tenta di coniugare il più vasto problema del meticciato con la specificità di genere, considerati nell'ambito di una società in cui - dice Kim - << una meticcia, specialmente se attraente, è vista quasi esclusivamente come un oggetto di piacere esotico. La donna meticcia è l'oggetto sessuale per eccellenza, si pensi alla società brasiliana, dove questo fatto è evidentissimo . E questo modo di considerare le meticce non è certo apprezzabile>>. In Métisse blanche, Kim racconta il percorso interiore di una adolescente alla ricerca della propria identità :<<Ho voluto raccontare la storia di una ragazzina che è diversa e che si trova di fronte numerose difficoltà nella vita di tutti i giorni; la protagonista considera il Viet Nam come il suo paese : lì è nata e cresciuta, il vietnamita è la sua lingua e si comporta, mangia e vive quotidianamente alla vietnamita; vietnamita è sua madre e vietnamiti sono tutti coloro che la circondano. E tale lei si ritiene. Questa è la percezione che ha di sè. Agli occhi degli altri, tuttavia, é un'estranea perchè il suo viso non assomiglia ai loro. Ci vorrà del tempo prima che divenga consapevole della sua diversità , poichè in generale i vietnamiti non si guardano allo specchio : solo attraverso ad una sua fotografia aprirà gli occhi. Si riconoscerà allora all'improvviso come estranea, estranea anche a se stessa. In secondo luogo ho voluto parlare della madre , del suo coraggio di fronte all'accusa di 'stare dall'altra parte della barricata' per il fatto di avere avuto una figlia da un colonialista. L'umiliazione che prova ed il disprezzo da cui è circondata finiscono inevitabilmente per riflettersi su sua figlia - cioè su di me - . Infatti io da piccola mi detestavo proprio nello stesso modo in cui i vietnamiti detestavano ciò che rappresentavo. La terza dimensione è il Viet Nam, cioè un paese meraviglioso con gente meravigliosa che io amo. Tuttavia si tratta di un paese la cui società è segnata da una forte endogamia : si tende a rifiutare ciò che è esterno alla comunità, ciò che è portatore di differenza. Ed è in questa società che si inseriscono le esperienze personali della protagonista, da quando è ragazzina fino all'età adulta, quando cioè lascerà il Viet Nam>>. Scrive Kim, <<L'aereo decollò. Avevo la gola secca. Fra le mie palpebre socchiuse, oltre lo schermo umido dei miei occhi, c'erano i canneti di bambù, lo stagno della mia infanzia, i volti amati ed il dorso vellutato della vecchia balia che mi portava per le vie silenziose di Ha Noi in una notte di pioggia>>. Sentendo convivere in sé un parte vietnamita , conosciuta ma con la quale non è possibile identificarsi totalemente ed una parte francese , del tutto sconosciuta, la Métisse blanche rifiutata dal Viet Nam sceglie … la Francia. Le sembra del tutto naturale rifugiarsi nel paese di quel padre che non ha mai incontrato e del resto la fuga è per lei la soluzione più istintiva: <<bisogna pur andare da qualche parte, bisogna pur fare qualcosa.>>. Dopo l'affermazione ottenuta con Métisse blanche e le numerose testimonianze di simpatia ottenute dai suoi compatrioti, Kim Lefèvre, si è sentita <<come travolta da un passato che credeva oramai sepolto.>> Il paese che aveva più o meno volontariamente cancellato dalla memoria - il Viet Nam della sua infanzia e della sua problematica adolescenza. ha fatto irruzione nella sua vita, dopo quasi trent'anni di oblìo, <<travolgendola – dice - come un fiume in piena>>. Passo dopo passo, tramite altri vietnamiti che, leggendo la sua storia, l'hanno riconosciuta e contattata, è riuscita a ritrovare le tracce della sua famiglia perduta, delle sue sorelle e … di sua madre. E' tornata in Viet Nam,per assumere il suo passato di meticcia-rifiutata, il suo essere per metà vietnamita, le tracce che aveva coscienziosamente occultato dal suo cuore. Rétour a la saison des pluies è il racconto di questo viaggio nella memoria, un viaggio dapprima immaginato poi agito. <<Se Metisse Blanche è un libro autobiografico - dice Kim - anche se la storia che racconto - che è la mia storia - è separata da me dalla fitta coltre di nebbia del passato... Rétour à la saison des pluies – il suo secondo romanzo - è un diario sobrio e violento al tempo stesso in cui narro la storia di una famiglia - la mia - ritrovata e scoperta ai limiti della sussistenza in un paese esangue e straordinario…>>. |