Donne
e scrittura Un approccio al caso del Viet Nam |
di Sandra Scagliotti
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Scriveva qualche anno fa Pham Xuan Khai, scrittrice e poetessa appartenente a quella che è stata definita la <<generazione senza compromessi>>, per l’ audacia e la fermezza cui, nel 1986, sull’onda del Doi Moi, la perestroijka vietnamita - prese a far fronte alla diffidenza ed alla censura di palazzo : <<Con gli occhi aperti rischiate di essere cieco, con le orecchie tese all'ascolto, rischiate di essere sordo vi compiacete, ricorrendo a parole tuonanti, reprimete quelli che lottano e dimenticate quelli che soffrono (...) Arroccato al potere, non prestate attenzione ai giovani che vi marciano innanzi… Finirete con dimenticare anche le parole dei nostri avi, secondo i quali " mostrandosi migliori dei padri, i figli apportano fortuna all'intera progenie">>. Queste accorate parole erano rivolte niente meno che al celebre Le Duc Tho, noto sin dai tempi della lotta di liberazione nazionale e <<uomo forte>> dell'Ufficio politico del Partito comunista vietnamita. Non è un caso che fra gli esponenti di maggior spicco della <<generazione senza compromessi >> v i siano numerose donne. Non piacciono ai leaders di partito né agli uomini di lettere che le accusano di scrivere in modo sterile e distruttivo. Sono scontrose, dure, determinate sino all’ossessione. Non ostentano "una letteratura di genere", né vogliono essere assimilate al gruppo degli scrittori contemporanei. Non lottano per affermare i diritti delle donne ma <<intendono difendere la propria solitudine di <<scrittrici, donne, cittadine >> e, in qualche caso, << comuniste>>. Così è almeno , secondo Duong Thu Huong che è diventata un personaggio se stante nel panorama della letteratura vietnamita contemporanea, innanzitutto per via della sua esperienza di combattente ( nel pieno del conflitto anti-americano scelse deliberatamente di partecipare alla lotta nella zona del 17° parallelo, teatro delle più cruente operazioni di guerra e di massicci bombardamenti). Agli occhi dei burocrati, Duong Thu Huong è un personaggio scomodo poiché denuncia sena mezzi termini il degrado morale all’interno della classe dirigente del paese, fatto intollerabile per un luogo tipicamente confuciano com’è il Viet Nam, dove l’assenza di rigore morale viene considerata intollerabile oltre che politicamente illegittima. Il condizionamento culturale della società, connesso da un lato al valore normativo delle ideologie tradizionali e dall'altro ai fenomeni di assimilazione tipici del colonialismo e del neo-colonialismo, è da sempre punto di riferimento costante nell'analisi della crescita e della progressiva evoluzione dei rapporti di genere in Viet Nam, così come è elemento imprescindibile in relazione alla scrittura delle donne. <<La scrittura – dice Duong Thu Huong – è strumento efficace e meraviglioso e non avvalersene equivale al privarsi di una risorsa insostituibile necessaria per lo sviluppo globale della società>>. Ma, eterna questione, si chiede ancora Huong << in quale misura l’uomo ha bisogno di letteratura? >>. E’convinta che sia pretenzioso ed illusorio pensare che "nel mondo anarchico e volgare d’oggi la letteratura così come la poesia possano divenire esigenze urgenti" : <<Nessuno ha realmente bisogno di parole. La massima necessità per qualcuno oggi, è l’acqua potabile ed il cibo e, a fronte della tubercolosi, delle epidemie, vi è bisogno di antibiotici e di vaccini… Gli uomini "in situazioni di emergenza" non hanno bisogno di letteratura. Ma per resistere alle tenebre della barbarie, per conoscere se stessi e per imparare a diffidare dei sogni utopistici , pericolosi e catastrofici, la letteratura ha una precisa responsabilità e gli scrittori possono assumersela. E’ nella comprensione profonda dell’impossibile che essi possono creare opere meravigliose. >>. Arrestata, secondo il Capo commissione ideologica del P.c.v. <<provvisoriamente, per avere commesso atti illegali e tesi a minare la sicurezza nazionale>>(avrebbe trasmesso documenti segreti all'estero) Duong Thu Huong venne assolta dopo una lunga carcerazione. In Ben kia bo ao vong, <<Al di là della menzogna>>, uno dei suoi primi romanzi, si racconta di un adulterio, argomento scandaloso agli occhi dei censori; il romanzo è in realtà un'attenta analisi dell’alienazione degli scrittori e degli artisti che giungono a compromessi con un potere dal duplice volto: quello affascinante ed ostentato del patriottismo e quello celato del dispotismo. La protagonista, un'istitutrice idealista, sedotta da un musicista <<di regime>> riesce infine a liberarsi da questo rapporto senza autenticità : <<Per Dio! – esclama la protagonista che pur dolorosamente riesce a sottrarsi al ricatto sentimentale di un uomo mediocre e senza ideali - … Quanto è doloroso ritornare in se stessi!>>. <<Guardo al futuro del Viet Nam con profonda inquietudine. Con un'inquietudine che , normalmente non dovrebbe essere una tipica preoccupazione femminile - dice Huong . Se lo Stato ed il Partito non decideranno di attuare un modello di società progressista in accordo con le esigenze storiche del paese, è certo che scorrerà ancora del sangue. E di sangue il nostro popolo ne ha già versato a sufficienza :il nostro paese non è che un immenso cimitero. Inoltre, se si produrranno sconvolgimenti sociali senza controllo, rischieremo di sprofondare nell'anarchia, in una situazione in cui sarà la "feudalità" a disputarsi il potere, in cui saranno le organizzazioni straniere reazionarie pagate dall'Occidente, ad intervenire per prime. I vietnamiti hanno volontariamente sacrificato le loro vite, i loro beni, la vita ed i beni dei loro figli,per costruire un Viet Nam libero e indipendente, non certo per affermare le teorie di Marx e di Kant. Ma la libertà, la democrazia restano ancora un obiettivo da raggiungere. Più di dieci milioni di persone sono morte. Lo stesso Ho Chi Minh diceva, "l'indipendenza senza la felicità è un bene inutile". >> In un altro dei suoi romanzi, Les paradis des aveugles, ( <<I paradisi ciechi>>) pubblicato in Francia dalle Editions des Femmes, la protagonista è una donna che dice no al passato ed ai suoi ordini inspiegabili, no alle tradizioni ed alle loro catene, non ad un mondo in cui nascere vietnamiti significa nascere senza avvenire. Nel suo ultimo romanzo : Roman sans titre – in corso di stampa anche in Italia con il titolo Romanzo senza titolo ( Edizioni Feltrinelli), Duong Thu Huong infrange un altro tabu’, quello della guerra, analizzata non nella prospettiva ideologica ma attraverso la lente soggettiva del dolore e del desiderio di sottrarsi ad una logica umanamente incomprensibile. Avendo troppo a lungo vissuto a fianco della morte è difficile perfino immaginare la vita. Questo è il destino di Quan, giovane patriota in marcia verso la gloria, una marcia costellata di cadaveri, di sangue, di orrore. Una marcia che tuttavia sapra' impedire ad un uomo di tramutarsi in marionetta, che sapra' far si' che egli non permetta al suo futuro di ripiombare nel passato. <<Il primo romanzo vietnamita sulla guerra che sia ottimista senza essere idiota>> - scrivono i critici vietnamiti .<<Un ripensare la guerra, immaginando la vita.>>. Romanzo senza titolo è la storia di sogni di gloria che si infrangono, è un cammino verso il futuro attraverso il ritorno al passato, un passato di ricordi, di immagini, come quella degli <<stormi di cicogne scheletriche in cerca di una magra pietanza nella melma delle eterne risaie del Viet Nam >>. In fondo al cammino del soldato non v'è che un vago viso di donna che non e' <<quello di una madre, né quello di un'amante>> ma il miraggio di uomini a cui non è mai stato concesso il tempo per amare… Nella maggior parte dei romanzi vietnamiti contemporanei, la volontà di uscire dalla profonda crisi di valori del dopoguerra è affermata dai personaggi femminili. La denuncia delle privazioni e dei fallimenti, delle vite futili e senza senso di questi nuovi "dannati della terra" - alle prese dapprima con una difficilissima ricostruzione post-bellica e poi con il miraggio del "socialismo di mercato " - coincide con la lotta affannosa e pervicace contro il soffocamento, la rassegnazione, la sottomissione in vista di una vita in cui l'odio ed il disprezzo siano banditi, in cui si possa anche amare e sognare, una vita in cui le donne non debbano più essere <<guardiane segrete della deriva>>, vigilatrici volontarie di un mondo allo sbando, attente a contenere quanto più possono i drammi quotidiani, divenuti consuetudine. Su questi temi si dipana Il Messaggero celeste, opera struggente, uno dei casi letterari che ha fatto discutere il Viet Nam ; nella consapevolezza di un passato drammatico non così lontano ed un futuro al momento indefinito, Pham Thi Hoai, con il suo humour corrosivo, denuncia alcune verità intollerabili : la prevaricazione, la corruzione, l'umiliazione, la nevrosi, l'incomunicabilità e il generale malessere del vivere quotidiano a Ha Noi, dove la violenza regna sovrana ed il dolore si cela dietro a vite miserabili e futili. Un insegnante cinico, un padre rigidamente conformista, una madre sprovveduta, un fratello delinquente e violento ed un altro debole ed incline al servilismo, una sorella ribelle ma sottomessa, un cognato carrierista, un amante pieno di complessi, un poeta impotente, una folla di maschi concupiscenti. Tuttavia … il cinico non è che un intellettuale condannato a vivere in un mondo senza senso, il conformista è un uomo onesto in un mondo senza onestà, la madre è una donna che cerca come può di affermare i suo diritto all'esistenza, il delinquente sogna una serena vita familiare, il debole non riesce a dimenticare la sua ribellione, la sorella sottomessa si offre a centinaia di amanti senza mai donarsi pienamente… E l'amante complessato, quell'uomo per cui <<volere è potere>> è poi capace di offrire venti rose rosse mentre l'impotente non è che un poeta in un mondo senza poesia. Spietata e senza appello la sentenza finale : finiranno tutti annientati "da un passato che non ha volto" ma saranno riscattati dall’aver tutti in qualche modo cercato di opporsi a questa ineluttabilità. Il Messaggero celeste è un'opera complessa anche agli occhi di un lettore vietnamita che non può che restare sconcertato da contenuto, stile e linguaggio così palesemente in contrasto sia con la letteratura tradizionale, sia con la letteratura - sostanzialmente uniforme, ad impronta nazionalistica e retorica che ha caratterizzato la produzione letteraria vietnamita fino al 1975; accusata in Viet Nam di <<occidentalismo sfrenato>>, Pham Thi Hoai è lapidaria: <<Sarei orgogliosa di poter affermare che la letteratura nel mio paese è straordinaria. Ma direi il falso. Essa è povera, retrograda e malata quanto l’atmosfera che la circonda – dice. E dolorosamente, con un cinismo che non riesce a celare il suo amore sconfinato per la cultura del suo paese, aggiunge : << E’ vero l’eredità letteraria di una paese come il Viet Nam è di vasta portata. Ma questa eredità è dispersa, è un tesoro cui non possiamo avere accesso. A che serve il sacro scrigno se ne abbiamo gettato via la chiave? >> .
Si possono leggere in italiano, PHAM THI HOAI, Il messaggero celeste, Marietti, Genova 1991 DUONG THU HUONG, Romanzo senza titolo, Feltrinelli, Milano, in corso di stampa L’ultimo romanzo di Duong Thu Huong, edito in lingua francese è Fleurs de pamplemoussier nella eccellente traduzione francese di Phan Huy Duong. Recentemente inoltre, sono stati pubblicati tre volumi di saggistica sul Viet Nam ad opera di autori italiani ; si tratta di SARA REZOAGLI, Il Viet Nam verso il futuro. Economia e società dal 1975 al 2000.Franco Angeli, Milano 2001 FRANCESCO MONTESSORO,Viet Nam, un secolo di storia, Franco Angeli, Milano 2001 SANDRA SCAGLIOTTI ( a cura di ), Saggi sul Viet Nam, Editrice Celid universitaria, Torino 2001 La distribuzione dei romanzi vietnamiti tradotti in Italia è carente e frammentaria. Conviene richiederli all’esclusivista EMPORIO d’INDOCINA BOOKS AND REVIEWS, Via Principe Tommaso 22G, 10125 Torino, telefono 011 650.34.43 / E mail Emporio indocina@hotmail.com
Emma Rondeau, La parola scritta contro il puritanesimo confuciano : Ho Xuan Huong, la ragazza terribile delle Lettere vietnamite Non ci si può riferire alla scrittura delle donne del Viet Nam senza citare Ho Xuan Huong, letterata del XVIII secolo che scagliandosi contro l'ortodossia confuciana ed il pregiudizio della società tradizionale, denuncia i vizi di un ceto dirigente corrotto, composto da notabili fatui, letterati arroganti, mandarini disonesti, bonzi ignoranti. Dal profondo della notte medioevale del Viet Nam - attraverso lo strumento della scrittura – strumento, com’è noto, di dominio essenzialmente maschile - osa interrogarsi sui diritti, sulla liberazione, compresa quella sessuale - delle donne, compone odi alle "ragazze madri" e canta l'amor carnale descrivendo i segreti del corpo femminile… Se non è l'unica donna della sua epoca a cimentarsi nella creazione letteraria , Huong è tuttavia la sola, grazie al suo temperamento e all'originalità della sua forma espressiva, a trovare riconoscimento ufficiale. L'alchimista della parola, irrompe difatti nella letteratura vietnamita dotta, dando voce a tutte le donne e permettendo la divulgazione di frammenti delle loro parole e dei loro pensieri. L’alchimia è resa possibile dalla forma dei suoi scritti: Ho Xuan Huong è la "Regina della lingua autoctona": scrive cioè in Nom, nella scrittura demotica espressa in caratteri formati sulla base di ideogrammi Han (lingua cinese classica) che trascrive tuttavia la lingua nazionale. Scrive in Nom in un'epoca in cui questa forma di espressione ha la peculiarità di veicolare la lingua popolare, fonte di numerosi racconti orali, proverbi e motti e soprattutto di ca dao tramandati oralmente e frequentemente opera di donne. Così, sebbene la fattura dei suoi versi sia classica (una poesia "colta", di estrema concisione che tende ad esprimere pensieri generali, comuni a tutti piuttosto che sentimenti ed emozioni personali) e la struttura dei versi sia "dotta", il linguaggio poetico di Ho Xuan Huong è nitido e semplice, così semplice da poter esser compreso anche da persone illetterate. E' un linguaggio solido, spoglio dalla retorica e ricco di realismo. E' tuttavia un linguaggio in cui si possono riscontrare una certa verve maliziosa, tipica di uno spirito ribelle e coraggioso ed una certa violenza, la violenza espressiva di tanti grandi poeti, dinnanzi alle assurdità ed alle ipocrisie, dinnanzi ad una società regolata dall'immutabile etica confuciana. Il dramma, o se si vuole, il pregio di Ho Xuan Huong è stato quello di esser stata la prima a rivendicare i diritti "del cuore e della carne" in un momento storico in cui la ragione era l'etichetta che legittimava ogni crimine, in cui il confucianesimo aveva drenato ogni slancio vitale della società ripiegata su se stessa. <<La sua risata cristallina - è stato scritto - atttraversa il finire del XVIII secolo come una spada affilata.>> Ho Xuan Huong è la passione stessa, il coraggio di vivere, cosa assai difficile nell'Asia "feudale" dove la donna veniva "educata" sin dall'infanzia, alla paura della vita, una vita che doveva fuggire per restare fedele al concetto di virtù femminile. Bandito dal Confucianesimo, il nudo è assente dall'arte vietnamita classica ad eccezione di talune sculture lignee di origine popolare rintracciabili nelle case comunali dei villaggi. Se il "territorio femminile" era stato negato dall'arte e dalla letteratura confuciana ecco che, una poesia vigorosa e diretta, opera di una donna ribelle, viene a rivendicare in tono scanzonato il riconoscimento del corpo femminile come carne ed ossa e non etereo elemento, come la tradizione letteraria intendeva indicare. Scrive Ho Xuan Huong: "Nel fremito della brezza d'estate la giovane si distende e subito s'assopisce Il fermaglio scivola dai lunghi capelli I lacci del corsetto si sciolgono Ma non si ferma la rugiada sulle due colline del Paese delle fate" Come spiegare il "fenomeno" Ho Xuan Huong, come spiegare che una donna del XVIII secolo abbia potuto affrontare argomenti-tabù nella poesia classica dell'Estremo Oriente? I critici moderni vietnamiti vedono in lei una sorta di "inibizione sessuale demoniaca e impetuosa": c'è chi la battezza "Genio della Lussuria"; lo stesso e pur accreditato studioso Maurice Durand è inizialmente tentato di interpretare come devianza, la parola nuova e ribelle di Ho Xuan Huong: "Era ossessionata - scrive - dal desiderio sessuale, ossessione che viveva come una vera e propria malattia". Tuttavia in scritti successivi, attenuerà le sue affermazioni : "In nessuna parte della sua opera si notano le tracce caratteristiche della malattia che è l'ossessione. Al contrario, la sua poesia mostra serenità (…), equilibrio dei sensi e di giudizio. Tutte attitudini molto lontane dalle reazioni che ci si potrebbe attendere da un malato". C'è ancora chi, per dare sostegno alle ipotesi di una devianza sessuale, allude alla "non bella presenza" di Ho Xuan Huong ed ai suoi insuccessi amorosi, nonostante, secondo le più recenti ricostruzioni storiche, la poetessa abbia avuto due mariti e successivamente, in seguito alla vedovanza, numerosi e celebri amanti. … Di Ho Xuan Huong si possono trovare, in lingua vietnamita, due biografie, una delle quali - edita da Phu Nu Viet Nam (Casa Editrice delle Donne). Si tratta di BUI BOI TINH, Tinh Su, Ho Xuan Huong, Nha Xuat Ban Phu Nu, Ha Noi, 1991. Esistono poi opere in lingua francese ma nulla , al momento, purtroppo, nella nostra lingua . |