Per la sinistra    

CONTRIBUTO CRÌTICO AGLI STATI GENERALI DELLA SINISTRA
Roma - 8 e 9 dicembre 2007

Una unità progressiva e crescente della sinistra italiana è necessaria perché essa esca dalla condizione di sinistra più debole d'Europa, debolezza che si è accentuata con la nascita del PD.
Una sinistra forte, unita e rinnovata è essenziale per superare l'attuale frammentazione, che è nel contempo causa ed effetto della sua debolezza.
I processi di globalizzazione dell'economia, della finanza e della comunicazione richiedono un'analisi adeguata ed una risposta politica allo stesso livello dei problemi da affrontare e risolvere.
Nei paesi più industrializzati la parte di ricchezza destinata ai redditi di lavoro, dipendente ed autonomo, è in costante diminuzione come potere d'acquisto e spesso anche in termini assoluti; crescono, invece, i profitti e le rendite finanziarie, che godono altresì di un più favorevole trattamento fiscale. Questo fenomeno è riscontrabile nella maggior parte dei paesi europei, ma è particolarmente accentuato in Italia, aggravato anche dall'aumento del costo della vita.
Le privatizzazioni e le liberalizzazioni hanno beneficiato solo per una trascurabile parte i consumatori, ma hanno creato monopoli ed oligopoli privati, preoccupati più di massimizzare i profitti da rendite di posizione che non di investire in ricerca ed innovazione tecnologica.
Nei Paesi con più alto tasso di sviluppo, come la Cina e la stessa Federazione Russa, lo sviluppo economico non ha affatto ridotto le disuguaglianze, semmai le ha accentuate a favore di oligarchie politiche ed economiche, che detengono il potere grazie ad un ferreo controllo burocratico e poliziesco, che limita !e libertà democratiche dei cittadini e dei mezzi di informazione. Persino nei paesi formalmente più democratici, come l'India, lo sviluppo economico impetuoso non ha eliminato e nemmeno ridotto le discriminazioni di casta, né ha rafforzato le libertà civili e sindacali.
In generale lo sviluppo economico, senza regole diverse dalla massimizzazione del profitto, ha creato e continua a creare minacce all'ambiente, saccheggia le risorse energetiche non rinnovabili, contribuisce a determinare esodi biblici di popolazioni che sfuggono alle guerre, alle carestie, alle discriminazioni etniche o religiose, alla povertà, alla mancanza di libertà.
Le tensioni sono destinate a crescere, in assenza di un impegno coordinato e corale per risolvere i problemi dell'umanità, in particolare di quella più sfavorita, alla quale non è garantita nemmeno l'acqua potabile, un'istruzione elementare e le cure sanitarie di base: tutti problemi risolvibili con una frazione minima delle risorse attualmente destinate alle armi ed alle guerre.
La globalizzazione accelera lo sviluppo capitalistico, ma anche le sue contraddizioni, potrebbe quindi far maturare più rapidamente le condizioni favorevoli alla sua riforma e, in prospettiva, al suo superamento, per costruire un ordine sociale nuovo.
I problemi che gravano sull'umanità e sui destini del mondo non possono essere risolti da nuove guerre preventive, o con l'erezione di muri invalicabili per difendere i paesi ricchi dai poveri del mondo.
Una nuova sinistra non può che essere pacifista, internazionalista, cosmopolita ed europeista, per quanto ci concerne più direttamente come italiani.
Una società multietnica e multiculturale non può che fondarsi su un laicismo rigoroso delle istituzioni pubbliche e sulla estensione della libertà e della democrazia.
Una sinistra unita deve promuovere il progressivo avvicinamento, a livello europeo, delle forze progressiste e di sinistra sui temi economici, sociali ed ambientali e sui diritti civili e di libertà. La sinistra unita italiana si deve spendere in un impegno europeista, cioè per la creazione di una comunità politica soprannazionale, retta da istituzioni democratiche, rispettosa delle conquiste economiche e sociali dei lavoratori, strumento di pace e di cooperazione internazionale.
L'obiettivo di una sinistra italiana unita, larga e plurale in un contesto europeo non può essere perseguito se si ripropongono le divisioni e le discriminazioni del passato. La frattura politica ed ideologica tra socialisti e comunisti, propria del XX secolo, deve essere superata nella comune visione di un socialismo per il XX! secolo: un socialismo che, a differenza dei profeti del nuovismo rinunciatario, riteniamo sempre possibile ed attuale.
Le divisioni tra riformisti e rivoluzionari, tra socialdemocratici e massimalisti non hanno più senso: sono state divisioni tragiche, che hanno indebolito la sinistra di fronte all'instaurarsi del nazismo in Germania e del fascismo in Italia. Siamo, pertanto, in totale disaccordo con quanti ancora intendono perpetuare la teoria e la prassi delle due sinistre, una "riformista" e l'altra "alternativa" o "antagonista".
La teoria e la pratica delle due sinistre comporta di dare la patente di sinistra "riformista" al PD, che invece è una formazione neocentrista. E comporta anche il fatto che la sinistra cosiddetta "radicale" si auto-confinerebbe nel ruolo di eterno comprimario, di alleato un po' riottoso ma subalterno al PD se sta al governo, oppure di sterile testimonianza e di protesta se sta all'opposizione. Una sinistra che non sappia sfidare il PD in termini di capacità di governo ed innovazione è funzionale al progetto neo-centrista delle alleanze libere ed intercambiabili.
In ogni caso, non siamo interessati ad una sinistra unita che programmaticamente si trovi
meglio all'opposizione a coltivare suoi angusti orticelli piuttosto che al governo per risolvere,
componendole, le contraddizioni tra realismo ed utopia.
La sinistra unita, alla cui costruzione intendiamo contribuire, dovrà essere espressione
del suo vasto popolo e non la sommatoria burocratica ed elettoralistica di gruppi dirigenti
autoreferenziali, preoccupati più di carriere e destini personali che non della creazione,
anche in Italia (finalmente!) di una sinistra forte, innovativa e moderna perché unita, plurale,
autonoma e laica.
Nell'immediato, una sinistra che aspiri ad essere larga, unita e plurale, dovrà impegnarsi a
recuperare un dialogo ed un confronto con quelle realtà che all'Assemblea di Roma non
saranno presenti o non avranno la possibilità di far sentire la propria voce: ci riferiamo qui
particolarmente ai movimenti di cittadini autonomamente organizzati, al diffuso e ricchissimo
mondo dell'associazionismo, alla stessa Costituente Socialista, con la quale dobbiamo
stabilire precise e stringenti azioni comuni nelle istituzioni e nella società. Diritti civili; laicità;
libertà di ricerca; tutela dell'ambiente; difesa del potere d'acquisto di salari, stipendi e redditi
da lavoro autonomo e professionale; rinnovamento, consolidamento ed estensione dello
stato sociale sono terreni sui quali è possibile e necessario costruire le più larghe alleanze
sia sul terreno sociale sia su quello politico.


"per la sinistra" Associazione Nazionale


e.mail: per.lasìnìstra(a)libero.it