L’arcobaleno della nuova sinistra

E’ emozione pura quella respirata a Roma all’assemblea generale della sinistra e degli ecologisti.
Certo, sabato pomeriggio non è stato facile far partire il workshop "Libertà, diritti civili, laicità". Il workshop, trasformato in assemblea su proposta delle femministe autoconvocate, faticava a partire ed a trovare tempi e modi per mettere in circolo le idee.
Sembrava che le femministe autoconvocate si fossero assunte la responsabilità di trasformare il workshop in assemblea, proponendo nuove forme non rituali di comunicazione, ma poi non avessero voluto assumersi appieno la responsabilità dello svolgimento dell’incontro. E’ accaduto, quindi, che l’assenza di una corretta informazione ed un pò di equivoci abbiano agitato la prima parte dell’affollata ed intrigante assemblea, dove sono intervenute per una strana alchimia anche persone che non si erano iscritte a parlare.
Il rischio che questa occasione così importante d’incontro tra donne e uomini, diversi per scelte sessuali e di vita, diventasse un non luogo è stato fortissimo; ma lo sforzo da parte di molte-i è stato quello di agire il conflitto tentando di dare, comunque, il loro contributo in un contesto in cui il rischio di andare fuori tema, fuori luogo e fuori tempo era tangibile.
Sperimentare nuove modalità di comunicazione è importante, creare un laboratorio politico di idee e di esperienze permanente è necessario; ma le metodologie, seppure aperte, vanno esplicitate e proposte con chiarezza; altrimenti, il rischio di costruire alfabeti sconosciuti ai più è enorme, così come è forte la preoccupazione che nell’indeterminatezza alcuni messaggi non passino chiaramente o, semplicemente, non passino.
I tempi necessitano di chiarezza e di tempestività, non è più il momento delle occasioni perdute. Il senso di responsabilità che ci attraversa ci fa scorrere le immagini di un mondo che va a rotoli, così pure l’Italia; mentre, da troppo tempo non si riescono a mettere in campo le energie e le risorse di cui siamo portatrici.
Ma, nonostante questa partenza incerta, domenica mattina nella sala 10 della nuova fiera di Roma eravamo in tante-i, 6000, 7000 (forse), tanti erano i volti emozionati, un po’ congestionati dalla tensione del momento che abbiamo tutte-i avvertito come storico.
"Piange ciò che ha fine e ricomincia (…) piange ciò che muta, … per farsi migliore. La luce del futuro non cessa un solo istante di ferirci (…) il rosso straccio di speranza".
Vendola nel suo intervento cita a memoria alcuni versi di Pasolini e lo straccio rosso prende il volo, sorretto da applausi scroscianti che lo tingono dei colori dell’arcobaleno.
La consapevolezza di quel ‘qui ed ora’ in cui si sta delineando un nuovo percorso di una nuova sinistra variopinta, arcobaleno, fatta di donne e di uomini con percorsi diversi ma con la voglia di costruire un mondo migliore per sé e per i propri figli, un mondo accogliente dove contino le relazioni tra le persone, gli scambi di esperienze tra diversi, il dialogo tra civiltà differenti per costruire una nuova conoscenza, un altro mondo possibile.
La dichiarazione d’intenti letta magistralmente da una donna, a conclusione delle due giornate, contiene linee guida preziose, progetti radicali di trasformazione.
La sinistra arcobaleno è per il lavoro, per l’ambiente e per la pace.
E la pace è entrata in corteo nell’assemblea, con i cartelli, gli striscioni delle donne e degli uomini di NO Dal Molin. In 500 determinati e pacifici hanno conquistato il palco interrompendo i lavori ed hanno letto una lettera aperta per dire no alla base USA di Vicenza che devasta l’ambiente e distrugge il bene comune.
"La globalizzazione liberista si è retta su una doppia svalorizzazione: del lavoro umano e delle risorse naturali. La riduzione a merce ha provocato la doppia rottura degli equilibri sociali e degli equilibri ambientali".
Lo stato laico è un bene non negoziabile e deve riconoscere le forme di vita e le scelte sessuali di tutte e di tutti.
La dichiarazione d’intenti "(…) assume dal femminismo la critica delle strutture patriarcali e il principio della democrazia di genere. Crea le condizioni sociali ed istituzionali per rendere effettivi i diritti e le scelte libere di tutte e di tutti".
Questa prima assunzione, che mi auguro porterà a breve all’assunzione dell’esistenza di diversi femminismi, che arricchiscono il panorama culturale e le prospettive dello sguardo sul mondo, mi appare un importante passo in avanti, simbolicamente rilevante.
Il declino in Italia è determinato dal corporativismo, dal dilagare del privilegio e dell’ineguaglianza, dalla scarsa innovazione, dall’illegalità diffusa.
Allora, è necessario garantire giustizia e non giustizialismo, costruire una società non consumista, un’economia che non sprechi le risorse che sia ecologica con tecnologie più evolute.
Una società dove la pratica delle relazioni e l’amore verso gli altri costruisca convivenza civile, nuovi saperi.
Un nuovo inventario di beni comuni dell’umanità è stato delineato: acqua, cibo, salute, conoscenza.
Auguri a tutti e a tutte noi.

Nadia Gambilongo