12
    Capitolo III
 
 
 
Pasquinella scese di corsa di corsa i sette gradini della scaletta di legno.
La zia e il padre erano lì davanti assieme ad altre donne vicine di casa che erano accorse per dare aiuto alla partoriente. La campana suonava l'Ave Maria, un'anziana avvolta in uno scialle nero incominciava a recitare il rosario e Vincenzo ordinò ai figli:
"questa sera il rosario lo diremo in ginocchio perché la mamma si dovrà liberare presto".
Dopo un po' si aprì la botola e si udì un vagito, una donna si affacciò e gridò:
"è femmina! È femmina!"
"Padre - domandò Beppe - come la chiamate?"
"La chiameremo Stella e voi altri dovrete prendervi cura di lei perché se volete avere un pezzo di pane la mamma dovrà venire con me in montagna a piantare il mais… sperando sempre che dopo piova altrimenti sarà lavoro sprecato".
In quella settimana a San Giorgio c'era un gran fermento, la Santa Pasqua era passata da poco e il parroco aveva annunciato ufficialmente che a distanza di 15 giorni nella Chiesa Madre sarebbe giunto il vescovo per imprimere il sacramento della cresima,
inoltre invitava le famiglie a pregare per la comunità perché una malattia contagiosa, che non si poteva curare, era presente nel paese. Raccomandava di rimanere chiusi in casa e di non uscire se non in caso di necessità estrema. Pasquinella, uscita dalla chiesa, si mise a correre per riferire alla mamma tutto quello che il parroco aveva raccomandato, ma con un solo pensiero in testa: lei si voleva cresimare. Giunta a casa salì velocemente la scaletta…