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    Capitolo III
 
 
 
"Mamma vi dovete alzare! Dovete venire in sacrestia a ritirare il certificato perché io mi voglio cresimare… che fanno Domenico ed Elisabetta nel vostro letto…?
"Loro hanno la febbre e nemmeno io mi sento bene, oggi non mi è scesa nemmeno una goccia di latte, Stella è da ieri sera che piange, mi sa che morirà per la fame".
"… Ma che vi costa? Non potete venire adesso? Se poi vi sentirete peggio io non potrò fare la cresima… uffa! Io non vi ho mai chiesto niente… non mi potete accontentare?"
"… non posso sentire questa lagna! Prendimi quello scialle e accompagnami piano piano…"
La sacrestia era piena di gente e si sono messe in un angolo ad aspettare. Il sacrestano informava di questa malattia che si stava sviluppando, morivano quattro o cinque persone al giorno…
"È una specie di peste" - diceva - "che si chiama spagnola e sta facendo più vittime della guerra stessa in Italia e all'estero… è una vera epidemia."
Concetta chiama Pasquinella e le dice:
"vieni, andiamo via, non riesco più a stare in piedi, volevo accontentarti ma mi sento tanto male, perdonami…!"
A casa Beppe e Pasquinella assistevano la mamma, il piccolo Domenico ed Elisabetta, una ragazzina dolce, con le guance rosa e grandi occhi verdi. La notte rimanevano in piedi per scaldare le tegole sul fuoco che poi mettevano dietro le spalle degli ammalati, non vi era altra cura; il padre era rimasto una settimana seduto accanto al fuoco senza parlare. Dopo sei giorni di sofferenze i due fratellini erano morti, il giorno dopo li raggiunse la mamma, all'età di 29 anni.