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La piccola Stella morì
anche lei, dopo venti giorni, presso la casa di una donna che le
dava il latte.
Quell'anno fu molto triste: era stato anno di carestia, di violenza.
In ogni famiglia ci furono lutti, la morte bussò a tutte
le porte lasciando dietro di sé una scia di lacrime e di
rassegnazione.
Poi arrivò la bella stagione, le famiglie erano impegnate
nei campi a mietere il grano, a spogliare le pannocchie di mais
o a dissotterrare le patate, si cercava di accumulare provviste
per tutto l'inverno. Quelli che lavoravano le ceste si spostavano
verso i paesi confinanti e, chi poteva, anche oltre, per barattare
con grano, fagioli, olio che potevano così conservare per
l'inverno. Era luglio, Beppe e Pasquinella, affacciati alla finestra
videro il padre rientrare a casa, cosa insolita perché a
quell'ora doveva essere in montagna. Dietro di lui la zia paterna.
"Beppe sei in casa? Dove sono i figli piccoli?"
"Eccoci, siamo qua tutti e quattro. Perché siete tornato
prima? E che ci fa qui la zia?
"Non è successo niente. La zia è qui perché
vi deve parlare, anzi io vi devo parlare
ma dai è meglio
che incominci tu!"
"Volevo dirvi che voi non potete rimanere più da soli
perché si devono lavare i panni
, si deve fare il pane
e io non posso più aiutarvi, anch'io ho famiglia e poi, abito
troppo distante. Pasquinella è troppo piccola per portare
la casa avanti. Vostro padre ha bisogno di una moglie che si prenda
cura di lui. È ancora giovane e merita una donna al suo fianco.
Io è più di un mese che ho dato parola in giro, se
si trova qualcuna disposta a sposare un uomo con quattro figli e,
fino adesso, le risposte sono state tutte negative".
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