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    Capitolo III
 
 
 
A casa di Don Antonio la vita procedeva regolarmente, era nata una bambina che lui amava moltissimo. Era la luce dei suoi occhi.
"Mena - disse un giorno alla moglie - voglio che nostra figlia si distingua dalle altre! Tra me e lei non ci deve essere il solito rapporto di padre e figlia, non voglio che si senta sottomessa, ma alla pari! D'ora in poi non voglio che si rivolga a me dandomi del voi, ma che ci sia più confidenza. Voglio essere chiamato per nome e ogni volta che torno a casa il suo saluto deve essere: ciao 'Ntoni, com'è andata la giornata? Sei stanco? Raccontami! Voglio che sia bene educata e con un carattere deciso. Deve imparare a tessere e a ricamare e deve conoscere l'opera, da Donizetti a Bellini, da Verdi a Puccini. Dovrà diventare una ragazza perfetta".
"'Ntoni, tu devi stare tranquillo, per quanto riguarda nostra figlia io farò sempre come tu dici! Adesso siediti perché ho anche io qualcosa da dirti… riguarda la donna di servizio… si, la ragazza che hai portato… e che adesso fai vivere nella nostra casa. È diventata la tua consigliera e, come se non bastasse, ti lasci anche contraddire da lei! Non ci capisco più niente.
A volte mi sembra di essere io la serva e lei la padrona. Per noi ci voleva una donna più ubbidiente, più mite e che stesse sempre con me".
"Mena, cerca di essere più chiara! Mi stai forse chiedendo di mandare via Rosa? Una ragazza che è stata abbandonata alla nascita e con una famiglia… quella che l'ha presa in affido… così povera da non avere nemmeno occhi per piangere? Ho capito sei gelosa! Perché è in grado di fare tutto… oppure non la vuoi tra i piedi perché è giovane e bella? E io?
Per accontentare te dovrei prendere a servizio una vecchia lumaca, con la tosse catarrale che non riesce nemmeno ad andare al fiume a fare il bucato?"