27
    Capitolo IV
 
 
 
"Non gridate per favore che vi spiego tutto. A casa del compare c'era il padrone che mi ha mandato da Rosa a prendere questo tè, glielo dobbiamo dare a Beppe che gli farà tanto bene. Il padrone ha detto che ha il male di santeria e che è una cosa grave, di andare subito dallo speziale così gli prepara la medicina".
"La medicina…? E con quali soldi?"
"Ha detto che è un suo amico e che dopo passa lui".
"Passa lui…? Io mi vergogno senza soldi…"
"Sapete che vi dico… a voi dei figli non importa niente! Per voi meno siamo e meglio stiamo! Se non volete andare, ci vado io per mio fratello!"
"Come ti sei permessa ad insultarmi e a rispondermi in questo modo? Ma io l'ho sempre pensato sai? Zitta, zitta tu…… sei una mina vagante! E adesso inginocchiati davanti a me"!
Il padre incominciò a picchiarla con forza e lei ferma e immobile. Non una lacrima. La matrigna si prese di paura e disse:
"Mio Dio smettila! Ma la vuoi ammazzare? Uno sta morendo e questa te la vuoi togliere davanti? E tu chiedigli perdono, digli che hai sbagliato e che non ti permetterai più di rispondergli in questo modo!"
Dopo un po' due lacrime solcarono il viso della ragazzina che a denti stretti si rivolse al padre dicendo:
"Ho sbagliato e vi chiedo perdono".
"Grida! Non ti sento! Cosa hai detto?"
"Perdonatemi per questa volta se potete! Non lo faccio più".
Il padre la smise, Pasquinella prese in braccio Carmela, la sorellina dai capelli rossi, e la strinse forte forte a sé, la bimba ricambiò ricoprendola di baci.