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    Capitolo V
 
 
 
Trascorse un po' di tempo e in quell'ultima settimana di agosto 'Ntoni si era messo d'accordo coi nuovi coloni sotto tutti i punti di vista,
soprattutto per quanto riguardava Pasquinella e i suoi servigi. Il padrone già da subito aveva rinunciato alla raccolta della frutta. Sugli alberi c'erano quintali di fichi e una volta raccolti si potevano essiccare per l'inverno. Poi piano piano stavano maturando le mele e le castagne e così via. Era una vera provvidenza e a Vincenzo il buonumore gli aveva fatto recuperare le forze. La mattina di domenica Pasquinella si alzò all'alba per andare alla messa del convento, voleva ringraziare il signore per la provvidenza che le aveva mandato, dopo tante sofferenze forse anche la sua famiglia poteva vivere con serenità. Finita la messa tornò di filata a casa dove c'era la matrigna che l'aspettava per trasportare nella nuova casa le poche cose che erano rimaste e trasferirsi così il giorno dopo. Arrivata nell'aia domandò ai due fratelli
"Dov'è la mamma? Mi cambio d'abito in un attimo e poi ci mettiamo all'opera, voi mi aiuterete vero?"
I ragazzi non risposero:
"Ma che succede? - domandò Pasquinella - non c'è niente di pronto! Fino adesso che avete fatto, vi siete girati i pollici? Aspettate sempre me per fare le cose. Su sbrigatevi chiamate la mamma che si è fatto tardi, altrimenti non ce la facciamo entro stasera".
"La mamma è coricata sul letto e sta piangendo - le rispose Carmela - poco fa è venuto Beppe e hanno litigato, anche con il padre. Beppe era fuori di testa gridava come un pazzo, ha rotto un sacco di cose. Poi il padre gli ha dato uno schiaffo e lo ha mandato via. Lui dietro la siepe si è giurato che li avrebbe uccisi tutti e due se fosse capitato qualcosa alle sue sorelle".