47
    Capitolo VI
 
 
 
A Pasquinella cadde il mondo addosso, come si sarebbe giustificata con la sua famiglia, il padrone li avrebbe mandati via e sarebbero finiti in mezzo ad una strada e la colpa sarebbe stata solo sua. Si sedette in un angolo, si coprì il viso con le mani e scoppiò in un pianto disperato. Rosa, che fino a quel momento si era divertita, provò compassione, le tolse le mani dal viso e l'abbracciò forte forte.
"Pasquinella come sei ingenua! Non vedi che stanno scherzando? Adesso basta, smettetela voi! Si è vero il padrone ti ha aspettato a lungo, ma non perché ti voleva sgridare. Tutt'altro, ti aveva portato un regalo e te lo voleva consegnare di persona".
"Un regalo per me?"
"Si, per te! Tieni aprilo, mi ha detto che ti voleva comprare le scarpe ma poi non era convinto del numero e quindi ti ha preso questo taglio di stoffa, devi portarlo dalla sarta farti confezionare un abito, a tuo piacimento, dopo passerà lui a pagare tutto".
Pasquinella rimase in silenzio accarezzando la stoffa che teneva sulle ginocchia. Non aveva mai visto niente di simile, un tessuto morbido e caldo, con disegno scozzese a quadri rossi e neri.
"Non sei contenta? - le domandò Rosa - È lana pregiata, il padrone i regali li ha comprati a Messina ma questa stoffa è la più bella in assoluto, si vede che stai entrando nelle sue grazie!"
Pasquinella, ignara di cosa volesse dire, tirò un sospiro di sollievo, era sì felice per la stoffa, ma lo era molto di più perché il padrone non era arrabbiato con lei.
Si fece tardi quando finirono i preparativi, Rosa prese un boccale e lo riempì di vino direttamente dalla botte.