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"E adesso brindiamo
alla salute nostra e a quella del padrone. Alla salute!" Esclamò.
Pasquinella si caricò un enorme cesto sulla testa con dentro
tutto quello che avevano preparato e lo portò al paese. La
moglie del padrone la stava aspettando in cucina al piano terra.
"Pasquinella figlia mia! - le disse - tu sola sei venuta? E
adesso come farai a ritornare indietro che si è fatto buio?"
"Signora non vi prendete di dispiacere per me, io ci sono abituata".
"Aspetta! Bevi un bicchiere di vino che ti darà forza
e così non sentirai nemmeno il freddo".
"Vi ringrazio signora, io non bevo mi farebbe girare la testa".
Pasquinella mentì, assieme a Rosa vino ne aveva bevuto e
forse anche troppo.
"Signora, io vado! C'è qualcosa che devo riportare indietro?"
"Si, di sopra nel corridoio c'è un cesto vuoto, fai
il giro da fuori ed entra dall'altro portone, così farai
prima, lo troverai socchiuso".
"Buonanotte signora e Buon Natale".
"Buon Natale anche a te Pasquinella".
La ragazza uscì fuori e salì al primo piano, diede
una spinta al portone e appena dentro si trovò davanti Don
Antonio. A Pasquinella gelò il sangue, cercò di prendere
il cesto e scappare via il prima possibile, ma lui la trattenne
per un braccio.
"Aspetta, perché scappi sempre? Ti è piaciuto
il regalo? Vieni qua! Fatti vedere, lo sai che sei diventata una
bella donnina? E alza la testa
! Non capisco se sei timida
o sei arrabbiata".
Pasquinella alzò la testa e cercò di liberarsi.
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