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    Capitolo VI
 
 
 
Pasquinella continuava sempre a lavorare, era molto dimagrita, ai lati del collo aveva come nocciole. 'Ntoni la fece visitare da un suo amico medico che esercitava a Polistena, conosceva bene Pasquinella perché da bambina gli portava la legna. La visita fu molto accurata e dopo aver finito trattenne 'Ntoni dentro lo studio facendogli capire che doveva parlare con lui da solo. 'Ntoni in preda al panico:
"Filippo, cosa c'è che non va? Che cosa hai riscontrato con la visita? Pasquinella non ha niente di grave, vero?"
"E invece, la mia esperienza mi porta a dire che la ragazza potrebbe essere stata seriamente contagiata. Da come si presenta il quadro clinico a me viene da pensare alla cosa più grave… e tu sai di cosa sto parlando…"
" Sifilide! Ma no!"
"O mal francese, chiamala come ti pare".
"Non è possibile! Da quella malattia io sono guarito perfettamente, ho preso gli arsenobenzoli, il bismuto, lo iodio e il mercurio. Ma tutto questo, comunque, risale a quindici anni fa. Mi sono sposato, ho una figlia! Tu mi conosci bene, non faccio la vita di un monaco, ma nessuna donna si è mai lamentata".
"'Ntoni non siamo sicuri di niente, anche perché il microrganismo rimane latente per un lungo periodo di tempo".
"Ma che stai dicendo, rimarrebbe latente per più di quindici anni? E poi ti dico che è impossibile perché i chemioterapici li ho fatti pure in vena, tanto che mi sono intossicato. Il professore di Napoli che mi ha impostato la terapia mi ha assicurato che si è trattato di una cosa circoscritta e che non avrei più avuto preoccupazioni. … Tu con le tue insinuazioni mi porteresti al suicidio!"