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    Capitolo VII
 
 
 
"Volevo informarti che tuo fratello Beppe non sta bene, se vuoi andare a trovarlo nel pomeriggio sappi che hai il mio permesso. Il mio dovere è dirtelo poi decidi tu!"
"Mio fratello di nuovo ammalato? Sempre lui, è proprio sfortunato!"
"Pasquinella questa volta non è sfortuna, tuo fratello è una testa calda e si mette sempre in certe situazioni. Ieri sera è stato aggredito davanti alla fornace, dopo la chiusura, da quattro uomini. L'hanno pestato a sangue, con un manganello, lasciandolo a terra svenuto e facendogli capire… chi è che comanda!"
<<Nonna, perché quelle persone pestarono Beppe? E chi erano? Beppe di sicuro li avrà riconosciuti, li hanno arrestati? >>
<<Si, lui sapeva chi erano, ma non poté fare niente. Adesso ti spiego come funzionava la giustizia in quel periodo…>>
Nel 1924 in Italia ci furono le elezioni e si svolsero sotto la pressione delle violenze fasciste, provocando da parte degli oppositori denunce e contestazioni che furono esposte alla Camera da un deputato socialista di nome Matteotti. Costui fu ucciso poco tempo dopo; a quel punto l'ondata di sdegno degli italiani parve travolgere il governo fascista, interessando anche i piccoli comuni come San Giorgio, dove Beppe, appunto, militava in un gruppo antifascista. Nel 1925 Benito Mussolini, capo del governo, sospese la libertà costituzionale dando origine al regime dittatoriale. Durante la dittatura fascista in ogni comune del regno d'Italia, in sostituzione del sindaco veniva nominato, direttamente dal governo, il podestà che comandava tutto e tutti, naturalmente con l'aiuto delle camicie nere… proprio quelle che presero a manganellate Beppe.