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    Capitolo VII
 
 
 
Se mi rivolterò contro il padrone la mia situazione di sicuro non cambierà, invece dimostrandomi più disponibile con lui, mi sono guadagnata a pieno la sua fiducia.
Di tanto in tanto riesco anche a vendere qualche cosa e così ho messo un bel gruzzolo da parte. Assieme a due casse piene di corredo mi sono fatta tessere due coperte con la lana delle sue pecore e la terza me la devono ancora finire perché non sono riuscita a sottrargli altra lana. Ho una cassettina piena degli oggetti d'oro che lui mi ha regalato. Piano piano sto cercando di crearmi una piccola ricchezza".
Camminando lentamente arrivarono davanti al piccolo mulino che stava ai piedi del paese, Pasquinella fece cenno a Rosa di fermarsi a darle il cambio, il cesto che portava sulla testa era piuttosto pesante, Rosa allora rispose:
"mio Dio Pasquinella! Ma che hai stasera? Perché non mi parli? Non mi hai detto nemmeno che il cesto è pesante e che ti sei stancata!"
La ragazza si sedette sul muretto, fece una smorfia e poi con un filo di voce bassissima le rispose:
"Che cosa vuoi che ti dica, tu mi dai sempre torto, mi dici che sono musona, che piango sempre, ma non capisci la mia sventura? Se mia madre non fosse morta, io sarei stata una ragazza come le altre e tutto questo non mi sarebbe successo. E poi come posso accettare i tuoi consigli? Se mi devo mettere a rubare, a fare mille intrallazzi e magari alla fine andare a dormire col padrone buttando la moglie fuori dal suo letto!"
"Pasquinella, ti devo dire che comprendo il padrone quando dice che gli hai fatto venire mal di fegato! Stasera, lo hai fatto venire anche a me.