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Ogni sera, prima di
ritirarsi in paese, incontrava la sorella Carmela presso la fontana,
dove si recava a prendere l'acqua e sedute su una grossa pietra,
si fermavano a chiacchierare. Le due non erano figlie della stessa
madre, ma l'affetto che nutrivano l'un l'altra era più forte
che con gli altri fratelli. Carmela si era fatta una ragazza bellissima,
esile e delicata, con occhi verdi e una folta chioma rossa che ben
la distingueva da tutte le altre ragazze. Pasquinella la chiamava:
"principessa mia".
"Un giorno, quando ti sposerai, ti farò confezionare
un abito uguale a quello della madonna del rosario. Dovrai essere
la più bella di tutte" le diceva sempre.
Era la fine di giugno quando, purtroppo, Carmela incominciò
a stare male. Aveva la febbre e non riusciva a stare in piedi. Il
medico le aveva dato delle medicine, senza risultato. Dopo un lungo
periodo Vincenzo aveva deciso di farla vedere da uno specialista
che veniva da fuori, questi, dopo un'attenta visita e dopo averle
prescritto delle analisi, si era espresso per "una grave forma
di anemia". Carmela era alla fine, non c'era più niente
da fare. Ogni giorno Pasquinella, quando il padre non c'era, andava
a trovarla. Era moribonda, con la febbre altissima e appena avvertiva
la sua presenza nella stanza, apriva a stento gli occhi e lottando
con tutte le forze per sollevarsi dal letto diceva:
"Sorella mia, sei venuta? Stringimi forte forte, le tue braccia
mi fanno stare meglio".
A dicembre, dopo sei mesi di estenuante malattia che la avevano
resa irriconoscibile, Carmela di appena quindici anni, morì.
La sua mamma, come ricordo, tenne con sé la treccia dei rossi
capelli, tagliati durante la malattia.
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