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    Capitolo VIII
 
 
 
"'Ntoni, veramente è da un po' che Pasquinella manifesta l'intenzione di lasciarci. All'inizio non le ho dato tanto peso e non te l'ho detto per la pace in casa".
'Ntoni si alzò di scatto, prese la tazzina del caffè e la scaraventò per terra:
"Tu lo sapevi, dunque? L'avrai anche aiutata…! E preparato la cesta per mandarla via".
"Ma che ti passa in testa! Voglio bene a Pasquinella, come ad una figlia, e mi dispiacerebbe tanto perderla. Piuttosto, fai tu un esame di coscienza. Domandati come mai le ragazze giovani che vengono da noi, non vedono l'ora di scappare via. Ci sarà un motivo!"
"Si certo, mia adorata, c'è una spiegazione a tutto! Si chiama INVIDIA. È quella che tutte le donne hanno nei tuoi confronti. Tu hai a servizio chi lava, stira, cucina e pensa a tutto. Ah, dimenticavo… sappi che invidiano molto anche i davanzali delle nostre finestre, che tu e tua figlia ogni giorno lucidate con i gomiti, standovene per ore ed ore affacciate a guardare chi passa".
Mena non rispose, con fare garbato gli diede le spalle e scese in cucina. Conosceva 'Ntoni, non gli piaceva essere attaccato e, piuttosto che ammettere le proprie colpe, si difendeva con una tale rabbia, a volte anche ironica, da scatenare quasi sempre liti furibonde.
Quel giorno 'Ntoni decise di non andare in campagna, rimase in paese a scambiare due chiacchiere con suo nipote il Maresciallo dell'esercito, che era appena rientrato da Messina, dove prestava servizio, per salutare i familiari. A differenza del fratello, 'Ntoni voleva molto bene ai suoi nipoti "sono ragazzi in gamba" diceva agli amici. In particolare di Carlo si fidava, accettava spesso e volentieri i suoi consigli.