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"'Ntoni, veramente
è da un po' che Pasquinella manifesta l'intenzione di lasciarci.
All'inizio non le ho dato tanto peso e non te l'ho detto per la
pace in casa".
'Ntoni si alzò di scatto, prese la tazzina del caffè
e la scaraventò per terra:
"Tu lo sapevi, dunque? L'avrai anche aiutata
! E preparato
la cesta per mandarla via".
"Ma che ti passa in testa! Voglio bene a Pasquinella, come
ad una figlia, e mi dispiacerebbe tanto perderla. Piuttosto, fai
tu un esame di coscienza. Domandati come mai le ragazze giovani
che vengono da noi, non vedono l'ora di scappare via. Ci sarà
un motivo!"
"Si certo, mia adorata, c'è una spiegazione a tutto!
Si chiama INVIDIA. È quella che tutte le donne hanno nei
tuoi confronti. Tu hai a servizio chi lava, stira, cucina e pensa
a tutto. Ah, dimenticavo
sappi che invidiano molto anche i
davanzali delle nostre finestre, che tu e tua figlia ogni giorno
lucidate con i gomiti, standovene per ore ed ore affacciate a guardare
chi passa".
Mena non rispose, con fare garbato gli diede le spalle e scese in
cucina. Conosceva 'Ntoni, non gli piaceva essere attaccato e, piuttosto
che ammettere le proprie colpe, si difendeva con una tale rabbia,
a volte anche ironica, da scatenare quasi sempre liti furibonde.
Quel giorno 'Ntoni decise di non andare in campagna, rimase in paese
a scambiare due chiacchiere con suo nipote il Maresciallo dell'esercito,
che era appena rientrato da Messina, dove prestava servizio, per
salutare i familiari. A differenza del fratello, 'Ntoni voleva molto
bene ai suoi nipoti "sono ragazzi in gamba" diceva agli
amici. In particolare di Carlo si fidava, accettava spesso e volentieri
i suoi consigli.
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