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Cerca di avere pazienza,
un giorno troverai un uomo che potrai sposare, con la mia benedizione".
"Come potrà accadere se continuerò ad abitare
in questa casa! Ci conoscono tutti, la gente chiacchiera e si sa
quello che mi avete fatto. Ho da poco ricevuto una proposta.
Me ne andrò a Polistena presso la sorella del duca che è
molto malata, in cambio della mia assistenza, mi farà padrona
di tutti i suoi averi, dopo la sua morte, si capisce".
"Pasquinella, ma ti vuoi svegliare! Adesso, però, e
non quando sarà troppo tardi. Ti ritroverai con un pugno
di mosche. Quella, il testamento, lo ha già fatto lascerà
tutto ai nipoti. Terrà solo il piano terra della casa dove
vive. E poi tu saresti disposta a servire una vecchia per la promessa
di quattro camere che forse un giorno ti lascerebbe, chissà
quando. Si, perché è vero che è invalida ma
non soffre certo di una malattia mortale, potrebbe vivere cento
anni!"
Pasquinella non rispose, rimase ferma e impassibile con mille pensieri
nella mente. In cuor suo sapeva che il padrone le stava dicendo
la verità, in fondo era l'unica persona al mondo che le voleva
veramente bene. In silenzio si spostò, prese la legna, riempì
la fornace ed accese il fuoco, doveva preparare la cena. Dal piano
di sopra scese il maresciallo.
"Che fate zio, perché ve ne state al buio? Non è
ora di aprire la luce? E poi aprite quella finestra, è pieno
di fumo non si respira!"
"Chiedilo a Pasquinella, stasera ha la testa da un'altra parte.
Per friggere le patate ha acceso la fornace, senza aprire la canna
fumaria. Prima di andare via, vuole appiccare fuoco a tutta la casa.
Carlo, vieni, andiamo di sopra che ti devo parlare".
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