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    Capitolo VIII
 
 
 
Cerca di avere pazienza, un giorno troverai un uomo che potrai sposare, con la mia benedizione".
"Come potrà accadere se continuerò ad abitare in questa casa! Ci conoscono tutti, la gente chiacchiera e si sa quello che mi avete fatto. Ho da poco ricevuto una proposta.
Me ne andrò a Polistena presso la sorella del duca che è molto malata, in cambio della mia assistenza, mi farà padrona di tutti i suoi averi, dopo la sua morte, si capisce".
"Pasquinella, ma ti vuoi svegliare! Adesso, però, e non quando sarà troppo tardi. Ti ritroverai con un pugno di mosche. Quella, il testamento, lo ha già fatto lascerà tutto ai nipoti. Terrà solo il piano terra della casa dove vive. E poi tu saresti disposta a servire una vecchia per la promessa di quattro camere che forse un giorno ti lascerebbe, chissà quando. Si, perché è vero che è invalida ma non soffre certo di una malattia mortale, potrebbe vivere cento anni!"
Pasquinella non rispose, rimase ferma e impassibile con mille pensieri nella mente. In cuor suo sapeva che il padrone le stava dicendo la verità, in fondo era l'unica persona al mondo che le voleva veramente bene. In silenzio si spostò, prese la legna, riempì la fornace ed accese il fuoco, doveva preparare la cena. Dal piano di sopra scese il maresciallo.
"Che fate zio, perché ve ne state al buio? Non è ora di aprire la luce? E poi aprite quella finestra, è pieno di fumo non si respira!"
"Chiedilo a Pasquinella, stasera ha la testa da un'altra parte. Per friggere le patate ha acceso la fornace, senza aprire la canna fumaria. Prima di andare via, vuole appiccare fuoco a tutta la casa. Carlo, vieni, andiamo di sopra che ti devo parlare".