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    Capitolo IX
 
 
 
Era la prima settimana di agosto e la città di Messina era in fermento. Le strade principali erano addobbate con luci, coccarde e gagliardetti.
Il cuore dei cittadini batteva a ritmo unico, la domenica seguente un grande evento sarebbe rimasto nella storia di Messina. Il Duce in persona, avrebbe fatto visita alla città e avrebbe parlato ai cittadini messinesi. Nella zona del porto, luogo dell'incontro, fu allestito un palco molto grande, pieno di altoparlanti per fare in modo che la sua voce potesse raggiungere ogni casa, e che ogni cittadino, dal primo all'ultimo, recepisse il suo messaggio.
La moglie e i figli del Generale assieme a Pasquinella avevano i posti riservati in terza fila. Quando il Duce salì sul palco i cannoni cominciarono a sparare e la gente, quasi fosse impazzita, lo applaudiva e lo acclamava sventolando i fazzoletti. I plotoni sfilavano e presentavano le armi, Pasquinella vedendo così osannare non un Dio ma un uomo scoppiò a piangere. Subito venne zittita dalla Signora, incominciava il discorso e bisognava ascoltare. Pasquinella tentò di captare quelle parole, senza però capire niente, per molto tempo il timbro della voce del Duce le rimase in testa:
"Camicie nere della rivoluzione…, uomini e donne, Italiani sparsi oltre i monti e oltre il mare ascoltate, … uomini e donne di Sicilia…, il Duce è con voi!"
Mai si vide uno spettacolo così gigantesco, migliaia di persone e un cuore solo.