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    Capitolo X
 
 
 
Passarono un po' di anni e per Pasquinella non era cambiato nulla, si era ormai rassegnata all'idea che sarebbe rimasta per sempre in Sicilia. Aveva messo un po' di soldi da parte e pensava:
"quando diventerò anziana e non potrò più lavorare comprerò una casetta in qualche posto e così sarò al sicuro".
Guadagnava quaranta lire al mese e fino a quel momento non aveva speso quasi nulla. Qualche volta sentiva l'esigenza di farsi fare un abito nuovo come tutte le ragazze della sua età, ma poi ci ripensava e con amarezza diceva tra sé e sé:
"… E che lo faccio a fare? Tanto per spendere soldi? Da sola non posso uscire nemmeno per andare a messa, quando esco con i signori mi devo vestire da cameriera…!"
<<Nonna, ma perché Pasquinella non si poteva vestire come le altre quando usciva di casa?>>
<<Poteva indossare quello che voleva e che più le faceva comodo, ma sopra l'abito doveva mettere sempre grembiule e cuffietta che lei indossava con sofferenza.
"Assomiglio ad una lumaca" diceva sempre guardandosi allo specchio prima di uscire. Quelle erano le regole e non poteva farci niente, era una serva e si doveva distinguere dalla signora quando usciva assieme a lei.
Nel 1938 l'estate fu caldissima, a luglio la città di Messina era invasa da mosche, zanzare e da ogni tipo di insetto, per la mancanza di igiene.
L'acqua era scarsa e ogni famiglia ne aveva a disposizione per non più di tre ore a settimana, veniva per questo usata solo per le cose essenziali.