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    Capitolo X
 
 
 
Un giorno il generale chiamò Pasquinella e le disse di preparare i bagagli perché l'indomani si sarebbero trasferiti a Lipari per trascorrere le vacanze. Due militari li avrebbero accompagnati per mettere a posto le cose. A Pasquinella venne il panico.
"Signore - gli disse - e adesso me lo dite? All'ultimo minuto io come faccio? Devo avvertire Don Antonio, dov'è Renatino? Mi può scrivere una lettera?"
"Pasquinella non devi agitarti, Don Antonio è già stato informato. Dopo tutto non ti sto mica mandando sulla Luna! Lipari è vicina, una volta alla settimana farò venire un militare a consegnare la posta e le provviste. Non cambierà niente vedrai. Con questa calura non si può più andare avanti! Lì è diverso i ragazzi saranno più liberi e, se tutto procederà per il verso giusto, io vi raggiungerò subito dopo ferragosto".
Giunta a Lipari a Pasquinella sembrava di sognare, non c'erano più regole. La mattina la signora e i ragazzi scendevano in spiaggia e lei rimaneva da sola a sbrigare le faccende; finite quelle usciva a parlare con i vicini e, quando serviva, andava a tirare l'acqua dal pozzo. Quando stava per finire, gli isolani pregavano il loro protettore San Bartolomeo che mandasse la pioggia. Qualche volta il miracolo avveniva e qualche altra tardava, in ogni caso l'acqua veniva trasportata con una nave e poi razionata. Pasquinella era veramente felice, le sembrava di essere tornata a San Giorgio nella casa di campagna. Finalmente poteva camminare di nuovo scalza. Ogni pomeriggio, mentre la signora riposava, la veniva a trovare Venera, una ragazza che come lei era a servizio