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Un giorno il generale
chiamò Pasquinella e le disse di preparare i bagagli perché
l'indomani si sarebbero trasferiti a Lipari per trascorrere le vacanze.
Due militari li avrebbero accompagnati per mettere a posto le cose.
A Pasquinella venne il panico.
"Signore - gli disse - e adesso me lo dite? All'ultimo minuto
io come faccio? Devo avvertire Don Antonio, dov'è Renatino?
Mi può scrivere una lettera?"
"Pasquinella non devi agitarti, Don Antonio è già
stato informato. Dopo tutto non ti sto mica mandando sulla Luna!
Lipari è vicina, una volta alla settimana farò venire
un militare a consegnare la posta e le provviste. Non cambierà
niente vedrai. Con questa calura non si può più andare
avanti! Lì è diverso i ragazzi saranno più
liberi e, se tutto procederà per il verso giusto, io vi raggiungerò
subito dopo ferragosto".
Giunta a Lipari a Pasquinella sembrava di sognare, non c'erano più
regole. La mattina la signora e i ragazzi scendevano in spiaggia
e lei rimaneva da sola a sbrigare le faccende; finite quelle usciva
a parlare con i vicini e, quando serviva, andava a tirare l'acqua
dal pozzo. Quando stava per finire, gli isolani pregavano il loro
protettore San Bartolomeo che mandasse la pioggia. Qualche volta
il miracolo avveniva e qualche altra tardava, in ogni caso l'acqua
veniva trasportata con una nave e poi razionata. Pasquinella era
veramente felice, le sembrava di essere tornata a San Giorgio nella
casa di campagna. Finalmente poteva camminare di nuovo scalza. Ogni
pomeriggio, mentre la signora riposava, la veniva a trovare Venera,
una ragazza che come lei era a servizio
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