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    Capitolo X
 
 
 
"Sono le dieci, mia moglie e mia figlia mi stanno aspettando! Chiudo la porta e porto via la chiave tanto a te non manca niente. Sei pure in buona compagnia!".
'Ntoni uscì e chiuse la porta a chiave, subito dopo Pasquinella si dovette alzare a cercare una coperta, aveva tanto freddo era tremante e forse aveva la febbre. Tentò di stendere la coperta sul letto, ma con una manovra maldestra spense il lumicino a petrolio che si trovava sul comodino. Non c'erano fiammiferi o forse non riuscì a trovarli, si rimise a letto al buio recitando il rosario e invocando la Vergine Maria di proteggergli il bimbo. Il giorno dopo 'Ntoni arrivò di buon'ora, davanti alla porta c'erano Vittoria e Caterina, mogli dei coloni, che aspettavano lui per entrare.
"Buongiorno!" disse loro.
"Buongiorno alla vostra signoria" risposero.
"Come stanno?"
"Non lo possiamo sapere - rispose Vittoria - visto che avete chiuso la porta a chiave e ve la siete portata via; speriamo che siano ancora vivi! O forse… per voi è meglio se sono morti? Caterina, magari potremmo ucciderli noi così il padrone ci darà la ricompensa…"
"Vittoria adesso basta! Smettila di fare ironia su tutto quello che dico e faccio! Ieri sera ero molto stanco e preoccupato, ci ho pensato tutta la notte e adesso mi sono pentito".
'Ntoni aprì la porta ed entrò in casa, dietro di lui le due donne. Pasquinella stava seduta sul letto con il bimbo in braccio, aveva la febbre e stava male. 'Ntoni tirò un sospiro di sollievo a vederli vivi.
"Sia lodato Iddio! State… bene per fortuna. Pasquinella, gli ho trovato il nome: si chiamerà Damiano. È un bel nome che dici?"