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    Capitolo XI
 
 
 
La morte di 'Ntoni lasciò il paese in silenzio.
Tutto sembrava fermo e stranamente sbiadito. Tutti continuarono a portargli rispetto e a coltivare i terreni come era stato loro ordinato, senza chiedersi perché e senza prendere in considerazione la possibilità di non avere più padroni.
Pasquinella continuò a vivere nella casa di campagna; nonostante le difficoltà, non pensò neanche per un attimo alla possibilità di affidare ad altri la cura dei suoi figli; le sue braccia, i suoi occhi e il suo cuore bastarono per tutti.
Damiano intraprese la carriera militare, come il padre avrebbe voluto, ma si congedò dopo pochi mesi; per qualche tempo lavorò in Svizzera come cuoco e poi tornò a San Giorgio Morgeto.
Ascoltava spesso la sua radio che notte e giorno lo informava di tutto. Sentiva la sua musica, Nabucco, Turandot che gli faceva venire i brividi, e quando alcuni pensieri lo rendevano inquieto correva in chiesa e lì trovava, finalmente, sollievo. Diceva spesso: "sono felice, sono un uomo fortunato, i miei tre nipoti pensano a tutto".
La sorella di Damiano, l'ultima figlia di 'Ntoni, sono io.
Ero così piccola quando mio padre morì che ho avuto bisogno di altri per ricostruire la storia della mia famiglia, che è quella che ti ho raccontato Luigi.
<<Vedi Luigi, Pasquinella aveva avuto la fortuna di continuare a vivere con sua figlia ed era molto soddisfatta di aver visto crescere i suoi tre nipoti, di aver potuto cucinare per il sangue del suo sangue.
"Dai venite! - diceva loro - È pronto! Mettetevi a tavola".
"Nonna Pasqua prenditi la tua razione!"
"Mangiate voi prima, di me non preoccupatevi, mi basta poco… E adesso fatemi passare, alzati tu! Devo guardare la televisione, a quest'ora inizia Bruki".