CivitasMed
Mostra-Convegno
della solidarietà e dell'economia civile
16-19 novembre 2006
Workshop: La guerra dentro
Laboratorio di teorie e pratiche politiche di mediazione
dei conflitti
venerdì 17 novembre 2006 ore 16,00
Cosenza - Cupole geodetiche
Sala convegni
Identità e relazione con l'altro
di Giuseppe Yusuf Pisano
Il futuro dell'Europa sarà
determinato dal grado di consapevolezza che i cittadini europei sapranno
realizzare come depositari di un patrimonio di esperienze religiose, politiche
e culturali che i popoli di questo continente hanno costruito da secoli.
Unità nella diversità, senza confusioni né confini
alla dinamica dell'incontro, del dialogo, del confronto e dello scambio.
Dovrebbe essere questo principio a caratterizzare le relazioni tra gli
uomini e le donne d'Europa. Senza discriminazioni di razza, etnia, genere,
cultura o religione.
Questo è il criterio fondante dell'Unione Europea, che si basa
sul rispetto del pluralismo e sulla libertà d'espressione delle
varie identità presenti sul territorio.
Il sacro dono della vita come esperienza conoscitiva di ogni creatura
divina è alla base del concetto di valore della persona umana.
Ogni uomo e ogni donna hanno, in realtà, un valore innato incommensurabile,
frutto dell'incontro tra il miracolo della creazione e il dono della vita.
Proprio questo incontro straordinario tra la creatura e il soffio divino
della vita permette alle persone di essere l'espressione di una creazione
che si rinnova ad ogni istante. Le persone sono così in grado di
trarre beneficio dal progressivo e costante sviluppo della tradizione
spirituale e culturale e, allo stesso tempo, contribuiscono, con le proprie
specificità, alla scoperta di nuovi orizzonti conoscitivi che arricchiscono
il patrimonio sapienziale dell'umanità..
Il valore della persona umana da un punto di vista religioso è
quindi rappresentato proprio dalla coscienza di questa dinamicità
spirituale che permette ad ogni persona religiosa di riconoscere in se
stessa e nell'altro una nuova e costante occasione di conoscenza, di arricchimento
e di approfondimento intellettuale perché Dio è in noi come
è in ogni interlocutore. Si tratta di conseguenza, di riconoscere
il nostro comune Creatore isolando le tentazioni di coloro che vorrebbero
assolutizzare la propria interpretazione culturale, etnica o persino religiosa
per formare ghetti esclusivi, confusioni dottrinali e conflitti militari.
La vera trasformazione dei rapporti con l'altro sarà più
efficace nelle misura in cui ognuno di noi saprà trovare la chiarezza
comunicativa e la coerenza dottrinale per dialogare sia all'interno della
propria comunità che con le altre comunità, esercitando
quella disciplina di confronto interiore ed esteriore, intrareligioso
e interreligioso, intraculturale e interculturale, senza scendere nel
banale relativismo.
Solo allora ogni credente potrà essere più consapevole del
valore di una coesistenza naturale e pacifica, dove il dialogo si trasforma
in una comunicazione e in una partecipazione vissuta caratterizzata da
una sintonia e da un rispetto reciproco nel riconoscimento della vera
identità dell'essere umano.
In tempi dove le genti sembrano confuse tra le opposte tendenze di esclusivismo
integralista e di sentimento demagogico sarà necessario che i religiosi
autentici, ebrei, cristiani, e musulmani e, in particolar modo, i rabbini,
i sacerdoti e gli imam sappiano ritrasmettere con cura le chiavi di lettura
per la conoscenza della vera natura e funzione di ogni uomo.
La civiltà di un essere umano in una prospettiva religiosa si misura
in merito al suo livello di apertura e di onestà intellettuale
nel sapersi relazionare con i vari interlocutori con intelligenza e rispetto,
consapevole del proprio patrimonio spirituale e culturale senza per questo
motivo voler prevaricare la natura dell'altro, assolutizzando la propria
esperienza personale, nazionale o confessionale. Si tratta in altre parole
di rendersi disponibili a un confronto sincero e ad un arricchimento che
si può ricevere dalla conoscenza degli itinerari particolari che
la vita di ogni persona esprime con la propria storia e specificità,
senza scadere in un relativismo antropologico o in un qualunquismo sociologico.
Bisogna aprire se stessi alla virtù dell'intelligenza, la sola
qualità che sappia trovare i modi e i contenuti per una comunicazione
efficace nei confronti del prossimo, allora le qualità particolari
di ogni interlocutore verranno valorizzate dalla scoperta di una nuova
visione della realtà, che è ben diversa dall'idea e dall'immagine
che uno si era fatto dell'altro per ignoranza culturale o convenienza
psicologica.
Allora chi è l'altro? A questa domanda un rabbino ebreo giustamente
rispondeva: l'altro non esiste. Se un credente cerca Dio, egli non potrà
vedere nell'altro che la manifestazione in forma diversa di quella stessa
divinità che ha dato origine a tutta l'umanità. Fermarsi
a contemplare la forma dell'altro corrisponde in qualche misura a distrarsi
dalla visione di Dio. Allo stesso modo il Sacro Corano ci ricorda di "saper
riconoscere i segni di Dio in noi e fuori di noi", vale a dire anche
nell'altro. L'altro in questo senso rappresenta sempre uno strumento di
conoscenza e di richiamo ad un ordine di realtà spirituale in quanto
partecipa come ognuno di noi dello stesso miracolo della creazione; egli
è un'altra creatura dello stesso Dio che può aiutarci a,
come ancora ci ricorda il Sacro Corano, "conoscere meglio noi stessi
e il nostro Signore".
Per un musulmano la ricerca dell'unità, la conoscenza della propria
identità e la realizzazione dell'integrità dipendono direttamente
dalla capacità di comunicare con gli altri. La mancanza di comunicazione
non è meno grave di una cattiva comunicazione dove i due interlocutori,
pur non avendo inizialmente l'intenzione di disputare tra loro, fanno
prevalere un modo di comunicare che si rivela non solo inefficace ma anche
controproducente. Spesso si crea una irreversibile contrapposizione formale,
dove in nome della lingua, del comportamento o di una infinita casistica
di coinvolgimenti esteriori, psicologici o sottili, nessun interlocutore
è più in grado di superare le barriere di un confronto individuale
impostato su basi competitive, dove la comunicazione del contenuto è
subordinata al riconoscimento della propria superiorità personale
e all'inevitabile inferiorità dell'altro.
Sarebbe opportuno piuttosto ricoprire il metodo più naturale del
vero dialogo tra persone "civili", senza esasperare schemi o
sensazioni ed evitando soprattutto di fermarsi alla prima impressione
superficiale dell'altro, ai pregiudizi storici e preconcetti culturali
che troppo spesso sono il risultato di un reciproco atteggiamento sbagliato.
Conoscere e comunicare con l'altro, vuol dire aprirsi ad un processo di
verifica non comparativa ma caratteriale, dove le qualità di entrambi
sono messe a confronto per imparare insieme a crescere e migliorare la
propria relazione con il mondo.
Con questa priorità, le forme esteriori, verranno apprezzate come
colorazioni particolari legate alla storia di una persona o all'itinerario
di un popolo, ma non sostituiranno né dovranno mai velare o oscurare
la comunicazione di una sintonia essenziale o meglio spirituale tra gli
esseri umani.
Favorire la possibilità di questa sintonia profonda che lega in
principio e in pratica ogni persona all'altro, senza scadere in un melting
pot da fratellanza sincretistica o da villaggio globale, corrisponde a
fortificare e arricchire il proprio carattere, senza perdere la consapevolezza
delle differenze provvidenziali che caratterizzano ogni forma nel piano
della manifestazione divina.
Al contrario le specificità religiose e culturali hanno sempre
tratto un indiscutibile beneficio dal dialogo spirituale tra creature
e nel confronto intellettuale tra credenti, esprimendo ciclicamente, in
diversi momenti storici, un'autentica civiltà e una coesistenza
pacifica.
Si tratta ancora una volta di riconoscere l'identità, l'unità
e l'essenza del Creatore nelle molteplici differenze e nell'infinita varietà
delle forme e delle apparenze delle cose esistenti nell'universo.
Occorre in fine valorizzare il patrimonio intellettuale dei maestri e
la memoria storica del passato per riattualizzare questa sapienza nel
presente, interpretando il ruolo di testimoni di un deposito sacro e di
un progresso sociale che sappia trarre benefici dalle conquiste e dagli
errori dell'umanità e imparare a praticare insieme il valore della
collaborazione fraterna, dell'empatia, dello sviluppo di un'etica che
sia il fondamento di una cittadinanza democratica basata sul rispetto
dell'identità dell'uomo e della donna che, nella nuova Europa,
decidono di vivere seguendo con dignità e trasparenza una prospettiva
religiosa, intrareligiosa e interreligiosa nelle loro attività
pubbliche e private.
Giuseppe Yusuf Pisano
Direttore Affari Sociali
CO.RE.IS. (Comunità Religiosa Islamica) Italiana
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