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CivitasMed Cosenza - Cupole geodetiche di Nava Elyashar, Bat Shalom, Gerusalemme Gerusalemme, 01/11/2006Il valore del discorso come principale strumento a beneficio dell'umanità è conosciuto sin dalla nascita dell'umanità. La tradizione ebraica include numerose espressioni che enfatizzano nel conflitto la superiorità della parola : "vita e morte attraverso la lingua", "la parola nella roccia", "parole di mollezza sgretoleranno la roccia", "(la) saggezza è l'intelligenza del silenzio". Siamo consapevoli dell'incredibile potenzialità del dialogo sull'azione, tuttavia non siamo riusciti ad integrare questo valore nella quotidianità della nostra vita, sia individuale sia collettiva. Le radici del conflitto arabo-israeliano nascono più di cento anni fa: entrambe le parti si sono arenate nel proprio pantano e non hanno provato ad intraprendere un percorso che le (ri)congiungesse una all'altra, per esperire la differenza, per creare un dialogo tra culture, religioni, nazionalità. I pacifisti israeliani hanno attraversato alti e bassi dall'occupazione del '67 dei territori palestinesi: nel corso del tempo abbiamo cambiato strategie, obiettivi, modi di agire. Abbiamo creduto nell'umanità -ma non trovavamo la chiave per accedervi e convertire il male in bene. Abbiamo avuto momenti gloriosi di veglie e speranze; pensavamo che la Pace fosse lì dietro l'angolo ad aspettarci; eravamo orgogliosi delle nostre attività e credevamo che bastasse un'altra grande manifestazione o un buon articolo sul giornale per cambiare i nostri destini. Sognavamo la comprensione e l'accoglienza (lett: accettazione) fra le persone, tutte le persone, avevamo sogni di vita comune nell' uguaglianza e nella prosperità. Con il passare del tempo abbiamo compreso che un'altra manifestazione pacifica non ci avrebbe consegnato più di quanto avevamo già avuto. La strada verso il dialogo non era così semplice come credevamo. Abbiamo visto crescere le pretese dei coloni e la loro arroganza di fronte alle continue conquiste ottenute. Quasi nessuno più, in Israele, era disponibile ad uscir fuori ed esprimersi contro di loro. Ogni nuovo insediamento costruito su una terra che non apparteneva loro era appoggiato dal governo e dalla maggior parte della popolazione israeliana. Le nostre tasse venivano utilizzate per sostenere la macchina da guerra piuttosto che essere redistribuite alla popolazione israeliana che ne aveva bisogno. Nonostante ciò, proprio coloro che erano privati dei loro diritti e dunque costituivano le prime vittime della macchina da guerra erano anche i più accesi sostenitori della politica di occupazione. Negli ultimi sei anni, dall'inizio della seconda Intifada, abbiamo completamente rivisto le nostre strategie di azione: veglie, annunci sui giornali, azioni passive, non avrebbero posto fine all'occupazione ed ai suoi danni; abbiamo cercato strade migliori - sapendo che non stavamo lavorando direttamente per il nostro obiettivo ultimo: peace now/pace subito. Le nostre azioni erano dirette adesso verso
un nuovo traguardo: alleggerire le sofferenze degli individui. Abbiamo
fondato numerose organizzazioni che potessero aiutare i palestinesi, come
individui ma anche come gruppi organizzati, nelle difficoltà quotidiane.
Questi gruppi si occupano dei problemi derivanti dalla demolizione di
case e dalla distruzione delle piante di ulivo, di diritti umani, di problemi
riguardanti la salute, del trasporti verso gli ospedali, del rilascio
dei permessi per i lavoratori. Negli ultimi anni il mio principale percorso
è stato con un gruppo di donne israeliane: Machsom Watch- Osservatorio
Checkpoint. Noi andiamo presso i checkpoint che i palestinesi attraversano
quotidianamente, dove subiscono dinieghi ed umiliazioni, e, in qualche
caso, possiamo anche dare un supporto. Usiamo i nostri contatti con i
soldati, i comandanti e chiunque possa essere d'aiuto. Proviamo a dare
un sostegno, qualche volta la situazione è così drammatica
che ai nostri amici palestinesi non possiamo offrire altro che la nostra
simpatia, un sorriso, la nostra pazienza ascoltando le loro tristi storie
e annuire invano. Talvolta guardiamo negli occhi di un giovane od una
giovane palestinese e speriamo che quando i loro amici li incoraggeranno
a scegliere la via della guerra, essi terranno a mente quelle donne israeliane
che alcuni anni prima erano state gentili ed amichevoli. traduzione a cura di Carmen Caruso |
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